“Le cronache del medioevo: Piacenza spesso bruciava, ma si poteva anche morire congelati nel letto”, articolo di Umberto Battini pubblicato dal quotidiano on line ILPiacenza

Inverno medievale

Bisogna mettere il naso dentro a quei libri storici  “per addetti ai lavori” e quindi con pochissima diffusione pubblica, per ritrovare notizie di cronaca nuda e cruda. Un caso simile è il “Chronica Civitatis Placentiae”, volume stampato a Parma nel 1862 dalla Fiaccadori a cura del Bonora, ovviamente in latino e senza nessuna traduzione minima.

La “Chronica” è del medievale medico piacentino Johannis Agazzari che trasmette le cose di quei tempi, anche alcune un po’ più antiche. Abbiamo quindi fatto una scelta tra le centinaia di notizie che ci ha lasciato, traducendo quelle che parevano particolari e curiose, sicuramente pochissimo conosciute. Ogni notizia quindi inizia con il classico “Anno domini” e poi con la data, spiegando il fatto notevole che successe a Piacenza o nel circondario, schiettamente e senza fronzoli.

Nell’anno del Signore 931 gli “Ungari pagani” arrivarono in Lombardia (si intendeva con quel termine praticamente tutto il nord Italia) e tra le altre male cose incendiarono il monastero di Angilberga e tutta la città: “Incendierunt quoddam Monasterium…” di San Sisto e purtroppo anche “totam dictam civitate Placentiae”.

Nell’anno 1003 “Luna visa est versa in colorem Sanguinis”, cioè la luna divenne del colore rosso sangue, probabilmente un fatto astronomico ma che destava stupore nel popolo, non trovando spiegazioni logiche.

Sicuramente restò impresso questo evento nel 1081, quando “Civitas Placentia quasi tota arsit in Sabato sancto”, cioè la città bruciò quasi tutta nella notte prima della Pasqua. Certo non era una grandissima città a quel secolo e le case, a parte quelle di nobili e prelati, di regola erano per buona parte fatte in legno e gli incendi, se indomati, erano fatali.

Ed ecco nel 1087 a Piacenza e nel territorio accadere una “magna siccitas” (grande siccità) dove seccarono fiumi e pozzi, ricorda l’evento del Po di un anno fa. Allora i nobili e il clero con molto popolo portarono in processione il corpo di “Sanctae Justine in circhuitu Civitatis” e per grazia di Dio arrivò un tempo di “magna ubertas”, cioè grande abbondanza.

Nell’anno 1140 bruciò tutto il borgo di Santa Brigida “de mense Augusti Burgum Sancte  Brigide arsit”, a quel punto ancora una volta dalla cripta della cattedrale “extractum fuit” il corpo di S. Giustina e portato “ad predictum igne” per ottenere un altro miracolo sullo spegnimento del fuoco.

Un altro grande fatto ecclatante nel 1162 “tres lune vise sunt in celo et in medio earum signum sancte Crucis” in cielo tre lune con in mezzo un gigantesco segno di croce, e non basta videro anche pochi giorni dopo “tres Soles”.

Nel 1164 l’arcivescovo Arnaldo Barbarava che reggeva Piacenza per nome del Barbarossa, tornò “in Alemaniam” (Germania) ma, così come fece ad esempio Napoleone nell’800, anche “derubavit totum Thexaurum” della chiesa di Sant’Antonino e pure molte importanti carte del “Comunis Placentie”.

Nel 1196 i Consoli di Piacenza edificarono “in Valle Tidoni in loco ubi dicitur Caxanerium” il paese di “Burgunovum” (Borgonovo) ed il notaio Alberto di Vigolo ne fece l’atto solenne.

Ma è solo dal 1228 che il Vescovo di Piacenza concesse alla gente di Borgonovo di avere un  loro proprio “presbiterum pro celebrando missam et baptizando” con anche cura delle anime (parroco), insomma tutto un mondo particolare.

Nel Piacentino per l’anno 1181 ci fu “magna Carestia illo anno de omni cibo”, grande carestia di tutto, però nel 1195 invece leggiamo che nel territorio vi fu “magna habundantia vini” ed anche di frumento e spelta al punto che i prezzi erano molto bassi e si comprava bene.

Ed in “Anno domini MCCXXX de mense Junii” (1230 in giugno) il Podestà di Piacenza “Raymundus Zochula… comburi fecit multos hereticos”, fece bruciare al rogo in piazza tantissimi uomini accusati di eresia contro la Chiesa, potere civile e potere religioso andavano a braccetto.

Ecco ancora citato il clima, nell’anno 1233 “fuit frigus et gelum quod flumen Padi de mense Januarii taliter est glatiatus” cioè il Po a gennaio ghiacciò in parte. Addirittura le botti del vino “super partes Padi” portate sul Po dai mercanti, gelavano “congellabatur”, ma non solo, per questo ci fu carestia e addirittura “homines in lectis congellabantur” cioè gli uomini morivano congelati nei loro letti la notte. Cielo e natura colpivano molto l’uomo medievale, e queste riportate sono solo una piccola e breve sintesi delle notizie contenute nella “Chronica” di questo piacentino, uno tra i tanti uomini di cultura dei quali è giusto fare memoria.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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