Arrivo come sempre nell’ampio viale che circonda la casa, ma stranamente questa mattina, Carlo non c’è! Di solito è sempre giù ad aspettarmi sul pianerottolo, con suo fratello che lo accompagna appena fuori dall’ascensore che apre nel portichetto di quella casa. E’ immersa nel verde della campagna che circonda quel piccolo paesino quella casa, grande, con frutteti, fiori nei viali, e il grande garage: la casa della legna, tantissima legna. Strano che non ci sia nessuno, stavo per suonare quando il papà di Carlo, anziano, ma vitale, si affaccia dalla finestra chiamandomi: “Francesco, Francesco, venga su che fa freddo“. Faccio la scaletta dai grandi gradini esterna, e il papà di Carlo nell’ampia veranda, mi invita ad entrare. La grande cucina, ospita la grossa stufa rivestita in ceramica rossa, si sente davvero il suo caldo tepore, e lui, Carlo, è li che se la ride, il fratello lo imbocca, e lui se la ride: “Carlo ho chiesto: che c’è ? che succede?”. Adesso ride anche il fratello e lui che chiede ancora da bere, lui non parla, ma con gli occhi dice tutto, un occhio a me e un occhio al cucchiaio. “Allora Carlo che facciamo, andiamo?” ma Carlo scuote la testa e chiede il cucchiaio, è grande il Carlo, quando non vuole uscire di casa, chiede da bere, così perde tempo. No perché oggi ha la visita in ospedale, prima di andare alla sua scuola dove altri si prendono cura di lui. Non gli piace l’ospedale, non gli piacciono i dottori, e perde tempo e continua a bere a guardarmi, e a ridere. Il papà mi offre delle chiacchiere, le frittelle ,(non come quelle di Carlo per perdere tempo),delle vere chiacchiere di Carnevale croccanti e piene di zucchero a velo, appena sfornate. Poi finalmente la bevanda nel bicchiere finisce, E Carlo ne chiede ancora ma non arriva, e capisce. Su Carlo andiamo e finalmente spingo la carrozzina nell’ascensore, in mezzo alle chiacchiere di Carlo.