“Incidere un bubbone – Piacenza appestata”, pubblicazione a cura Archivio di Stato di Piacenza e Liceo Artistico Bruno Cassinari, 2018

Un’interessante iniziativa promossa dall’Archivio di Stato di Piacenza: per l’attività di Alternanza Scuola Lavoro gli studenti del Liceo Artistico Bruno Cassinari partendo dall’analisi dei documenti relativi ai drammatici effetti della peste del 1630 a Piacenza hanno prodotto una sperimentazione grafica e narrativa sviluppando immagini realizzate mediante incisione a puntasecca e contemporaneamente proponendo la narrazione dell’esperienza di un pellegrino di passaggio nella città, Alessandro Cognosso. Fonti del lavoro sono state le grida, i lasciapassare e altri documenti della Congregazione di Sanità di Piacenza. Ecco dunque che, nell’aprile del 1630, dopo aver attraversato il Po, il pellegrino Alessandro giunge da Milano a Piacenza passando da Porta Borghetto dove consegna la propria fede di sanità, il lasciapassare che permette a tutti i viandanti di entrare in città. Da questo momento lo seguiamo leggendo e contemporaneamente ammirando le illustrazioni a stampa realizzate degli studenti.

Alessandro nota il carro che trasporta le carcasse di animali infetti da scaricare in Po, passa in San Sisto dove si sta svolgendo il censimento degli abitanti per verificare il numero dei decessi. Davanti alla chiesa del Carmine vede il rogo dei vestiti dei morti e degli ammalati quindi prosegue il cammino fino alla piazza Grande, alla chiesa di San Francesco e alla chiesa di Sant’Antonino dove vengono distribuiti i viveri necessari per la quarantena generale. Ma mentre il cammino del nostro pellegrino prosegue permettendoci di alzare il velo dell’ignoto su tanti aspetti dei terribili giorni di quell’epoca poco conosciuti una piccola curiosità in evidenza: la scoperta della presenza nella chiesa di Sant’Anna, all’angolo tra le attuali via Caccialupo e via Scalabrini, di una raffigurazione di San Rocco, santo protettore degli appestati, nell’atto di alzarsi la veste e mostrare la coscia deturpata da un bubbone inciso da cui fuoriesce sangue. La chiesa di Sant’Anna è stata ed è tuttora la mia parrocchia, a poche decine di metri dalla mia residenza ed è la chiesa dove sono stati celebrati i riti funebri di mio padre e mia madre. Non ho però mai notato la “presenza” di San Rocco del quale del resto poco e nulla sapevo. Il volumetto realizzato dai ragazzi dell’Artistico è dunque stato stimolo per approfondire una delle tante notizie in evidenza ma personalmente ignorate della mia città perché, come diceva la mia insegnante di geografia alle superiori, la prof. Bartolini, spesso viaggiamo con un sacchetto per la spesa infilato in testa che ci impedisce di vedere le meraviglie che stanno a pochi passi da noi. Dunque se possiamo sottolineare un limite del lavoro degli studenti, è la mancanza di ulteriori approfondimenti su quelle vicende storiche e sulle testimonianze che ci sono state tramandate arrivando al nostro presente. Così per l’appunto notizie sulla presenza di San Rocco, il santo pellegrino. In realtà in questo caso dobbiamo approfondire le vicende della peste che colpì la città per la prima volta nel 1300. Il contagio si era diffuso in Crimea e in Medio-Oriente e fu portato in Europa attraverso le navi della Repubblica di Genova estendendosi nel Piacentino in seguito alla fuga di un cittadino genovese che cercò rifugio e asilo proprio nella nostra città presso un amico. La furia del Morbo fu devastante: i morti erano così tanti, e in così rapida successione, che le tombe non bastavano mai e i cittadini erano costretti a scavare nuove fosse nelle piazze, nelle strade e addirittura sotto i porticati, allora molto numerosi. 

Uomo con la cesta dei panni degli ammalati diretto al luogo del rogo – Incisione di Camilla Villani

In questa situazione drammatica arriva in città, di ritorno da un pellegrinaggio a Roma, Rocco, che si ferma per assistere gli ammalati così venendo a sua volta contagiato. Per non mettere a rischio altre persone si trascina fino a una grotta lungo il fiume Trebbia alla periferia di Sarmato. Fame e sete lo portano ad un passo dalla fine ma un cane provvede quotidianamente a portargli un pezzo di pane sottratto alla mensa del suo padrone e signore del borgo, forse il nobile Gottardo Pallastrelli il quale, seguendo il cane, trova Rocco prestandogli soccorso e curandolo. Così il Santo torna in città, va alla ricerca degli appestati per aiutarli, assisterli e guarirli possibilmente attraverso la preghiera, ripartendo infine per la sua Montpellier una volta debellato il morbo. Si ritiene che sia stato Gottardo il primo biografo di Rocco e l’autore dell’unico suo ritratto, conservato appunto a Piacenza nella chiesa di S. Anna. Dunque, un grazie all’Archivio di Stato, al Liceo Artistico, agli studenti per il prezioso lavoro che consente la conoscenza di un triste e terribile periodo della storia cittadina e soprattutto invita ad una sollecita visita nella parrocchia di Sant’Anna per la conoscenza in via diretta della raffigurazione e della statua del Santo. Naturalmente dopo aver concluso la lettura dell’interessante volumetto prodotto dalle ricerche degli studenti della IV Arti Figurative a.s. 2017/2018.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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