Le “Cento domeniche” di Albanese, il piccolo risparmiatore e le banche. Riflessioni in sala cinematografica di Carmelo Sciascia

“Cento domeniche” è un modo di dire popolare, anzi lo era. Era in voga un tempo, in varie parti d’Italia. Si affermava, con un certo orgoglio, che si era realizzato un sogno: costruirsi la propria casa con le domeniche libere dal lavoro quotidiano. Non avere scialacquato il tempo libero dal lavoro, non averlo usato per il giusto e meritato riposo, ma per realizzare un proprio bisogno primario: lavorare per costruirsi la propria abitazione.   Vuol dire anche, in senso estensivo, avere risparmiato una vita per realizzare i propri sogni.

Oggi troviamo questa locuzione essere il titolo di un film. Il film vede regista e protagonista Antonio Albanese. Albanese è un attore poliedrico, ce l’ha dimostrato durante tutta la sua carriera e continua a dimostrarcelo con una serie di personaggi. I personaggi spaziano dal famigerato Cetto La Qualunque, prototipo di certa politica nostrana (sappiamo come la realtà abbia superato spesso l’immaginazione), ad Antonio Riva, l’onesto ed umile operaio di quest’ultima fatica cinematografica: “Cento domeniche”.

Il cinema è coinvolgente quando affronta temi che ci riguardano direttamente, questo è un esempio eclatante di cinema politico e sociale, comunque lo si voglia definire parliamo sempre di cinema impegnato. Drammatico soprattutto. Riguarda il rapporto di un qualsiasi cittadino con un istituto di credito, con una banca. La storia del film non riguarda una banca in particolare, anche se si parla di una banca legata al territorio, ma rappresenta la generalità degli istituti finanziari. Il rapporto tra il correntista e la propria banca, che si basava su un rapporto fiduciario, talvolta amicale, si è trasformato in un rapporto aleatorio. Le istituzioni, cambiando spesso il personale di riferimento sono diventate delle entità astratte, impersonali, perciò privi di responsabilità.

Il numero degli operatori, delle succursali e dei punti prelievo (ATM-Bancomat) è stato notevolmente diminuito a scapito della clientela.

Il linguaggio poi che viene usato contribuisce a fare del cliente un vero e proprio deficiente. Non bastano lauree per capire tutto ciò che si sottoscrive. Nella Pubblica Amministrazione si scrivevano lettere con termini come “all’uopo” così oggi nelle banche si sottoscrivono documenti, dove ci sarà anche elencato tutto, ma in una maniera talmente ostica da rimanere incomprensibili, pertanto non rimane che fidarsi dell’operatore di turno, che essendo un dipendente pagato dalla banca non può far altro che seguire le direttive che gli vengono di volta in volta veicolate.

Ed è così che ci si trova con prodotti che non si pensava minimamente di sottoscrivere, obbligazioni che diventano nel tempo azioni, investimenti prospettati come capitale garantito che, a conti fatti, risulteranno investimenti che seguendo i mercati finanziari erodono il capitale investito. Succede allora che quando si va nella propria filiale ci si sente dire: non si preoccupi, non ritiri nessuna somma, è una volatilità momentanea, vedrà che alla fine ci guadagnerà, anzi se ha altro capitale venga da noi che abbiamo prodotti che le renderanno ancora di più! Intanto quando si va a vedere come è andata, dopo mesi, ci si accorge di un segno rosso che non accenna a cambiare colore, ma intanto l’operatore è cambiato, probabilmente anche il direttore di filiale, cosicché non rimane che ascoltare la solita tiritera: l’assicurazione che tutto va bene, che tutto andrà bene, il mercato dà segni di inversione e soprattutto che il nostro investimento azionario darà frutti notevoli, anche se noi eravamo consapevoli di non aver sottoscritto nessuna azione.

Arriveranno comunicazioni cartacee o nelle relative applicazioni che continueranno ad essere incomprensibili e così dovremo continuare a fidarci di persone verso cui abbiamo perso fiducia non per loro malevolenza ma perché facenti parte di un sistema che diversamente non potrebbe essere.

Ho parlato del film o di altro? Sì, ho parlato del film. Ma in questo caso le considerazioni del signor Antonio Riva, il personaggio principale della storia, sono le considerazioni di ogni spettatore. La finzione scenica non è più tale perché gli spettatori diventano i protagonisti del film, il personaggio di Antonio Riva coincide perfettamente con ogni singolo spettatore. Diventiamo in qualche modo tutti personaggi cinematografici in cerca di autore, personaggi che si trovano sulla scena a recitare la loro storia personale loro malgrado. Pirandello sarebbe soddisfatto, oggi la prima rappresentazione dei suoi personaggi in cerca d’autore sarebbe accolta, non dal grido “manicomio, manicomio” ma da applausi e da lacrime.

Se è vero che la realtà ha superato l’immaginazione con Cetto La Qualunque, è ancora più vero come la realtà supera spesso la storia dell’onesto operaio di Olginate. Il finale è drammatico, speriamo non avvenga mai nella realtà, la violenza verso il prossimo o rivolta contro se stessi aggrava ancora di più qualsiasi problema, non lo risolve di certo.  Un semplice dipendente della banca si suicida, sembra strano ma non è pura fantasia, ad alti livelli noi sappiamo come diversi personaggi della finanza  “sono stati suicidati”. Sappiamo quanto danno reca la ludopatia: lo Stato spinge al gioco, la società ne paga le spese. Così mentre da una parte si invoglia il cittadino al risparmio, dall’altra lo si lascia in balia della speculazione.

Sarebbe auspicabile a questo punto un intervento legislativo a tutela del piccolo risparmiatore, così come c’è in qualche modo stato nella Pubblica Amministrazione, iniziando per esempio dall’uso di un linguaggio semplice e facilmente comprensibile da tutti per arrivare a controlli ispettivi rigidi sull’operato delle istituzioni finanziarie e sul loro modo di far cassa nel rastrellare risparmi offrendo specchietti per le allodole.

Il film della Cortellesi “C’è ancora domani” metteva il dito sulla odierna piaga della scarsa partecipazione al voto di contro alle aspettative del dopoguerra. Questo film “Cento domeniche” mostra la piaga del nuovo sistema bancario, mi verrebbe da esclamare con la sora Lella: Aaah annamo bene… proprio bene!!!

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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