“L’albero del cuore”, racconto di Francesco Saverio Bascio, narratore e poeta in Carpaneto (Pc)

Un giorno il sole, chiese alla luna: “Luna, tu che sei dall’altra parte, quando io vado via, cosa fanno gli alberi?.” La luna un pò assopita, e stanca per via della notte passata sveglia, disse: “Io cerco di dar frescura alle foglie, ai rami e alle radici degli alberi, dando loro il giusto riposo notturno; l’acqua per esempio di notte scorre fluida, rinfrescando tutte le radici del mondo, e non evapora come quando c’è il sole…e loro spesso, come fanno anche i fiori, a volte chiudono i loro delicati petali, per riaprirli il mattino dopo a te Sole, spiegando le loro fragili ali al tuo tepore, come fanno le farfalle.” “Ma tu, Sole perché me lo chiedi?” Il sole allora rispose: “senti Luna, ho sentito tempo fa, i lamenti d’amore di un giovane albero, che non riusciva a scegliere il giusto regalo da offrire, alla giovane Felce di cui si era Innamorato.” “Come mai?“, chiese la Luna. “Il giovane e forte albero…(disse il Sole), aveva offerto alla sua adorata Felce, delle Mimose appena fiorite, e che lei aveva accettato molto volentieri, ma ne rimase un pò delusa, quando quei delicatissimi petali, cominciarono ad appassire uno dopo l’altro inesorabilmente.” “Io, essendo il Sole… ho paura” disse!…”perché penso che se quei fiori così delicati, piccoli, e bellissimi delle mimose, appassicono e cadono giù, sia soltanto per causa mia e del mio calore.” “Avrò sbagliato qualcosa?“L’albero, allora, un pò rassegnato, disse loro: “Non è colpa tua o Sole, e nemmeno tua o Luna, voi siete la vita, io dopo ho capito il perchè“, disse l’albero.”Si, perché dopo, ho offerto dell’altro alla mia amata Felce…e lei accettava sempre, e di buon grado… e già, aveva cominciato anche ad amarmi, anche se i miei regali a volte non duravano nel tempo e cadevano giù. La bella felce mi diceva“: “sono un albero antico, comprensivo e buono, ho delle buone radici, e i miei avi sono eterni, quindi, non ti preoccupare così tanto per i tuoi regali…o per i fiori e le gemme che mi offri… lo so che poi appassiscono, ma non è colpa tua; tanto rinascono ancora.“Ma l’albero testardo, non ascoltava…costruiva progetti che nascevano, morivano, e rinascevano per cadere ancora giù come le foglie, e lui le offriva alla sua Felce, ma ahimè dopo un po’, cadevano a terra come sempre. L’albero allora ebbe una splendida idea, e con mille sacrifici aveva imparato ha a produrre insieme alle foglie, dei frutti bellissimi, rossi, e che avevano una forma stranissima, la forma di un cuore, erano infatti i frutti del suo cuore, il cuore di un albero! Ma alla fine della buona stagione, durante l’umido di quell’autunno, quei cuori appesi, rossi come il sangue, cominciarono ad oscillare al freddo vento autunnale che li sferzava, e come le foglie e le mimose, cominciarono a cambiare colore, ad appassire… e a cadere giù anche loro. Esasperato l’albero, con tutte le forze che gli erano rimaste, voleva difendere ad ogni costo quel regalo diventato così prezioso, così raro, così!… tanto da tenere sempre vivo quel tenero frutto, che con tanta fatica, amore e passione, aveva inventato per la sua bellissima Felce. Lei… lusingata e bellissima disse all’albero: “non importa, mi sta bene così, i tuoi rami adesso, anche se spogli, sono pieni di amore perché so che la tua radice pur se giovane, è ferma, è forte, e non si lascerà trascinare lontana da me, nemmeno dagli uragani, e a me sta bene così!” La Felce, si era finalmente innamorata dell’albero dai cuori rosso sangue, e lui però… piangeva ancora, con sconforto, avvilito, e quasi sconfitto. La Luna a quel punto guardando il Sole che annuiva con i suoi raggi splendenti carichi di vita, chiese all’albero dei cuori: “scusami albero; adesso hai il tuo bel frutto, i tuoi bellissimi cuori rossi, perchè allora, sei ancora così tanto triste? ma tu alla fine che cosa vuoi? quale sarebbe secondo te il regalo più bello, più adatto per il tuo amore? Per la tua bellissima Felce innamorata?” L’albero del cuore, strappò allora tantissimi fili di tenera erba cresciuta tra le sue radici, e la intrecciò con maestria… e con quel laccio fatto di amore, legò stretto ai rami l’ultimo cuore, l’ultimo cuore rosso che era rimasto appeso e rispose finalmente alla bianca luna: “Io voglio per lei, per la mia amata felce,(disse)… un cuore… uno soltanto… ma che non cada mai.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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