La mia poesia e i colori di Sciascia sullo stesso treno, il Diretto VentiDodici d’altri tempi

Piacenza, 22 novembre 2014, Associazione Amici dell'Arte in via San Siro. Carmelo Sciascia presenta le sue "Note" dal 2010 al 2012 (così si chiamano gli articoli pubblicati sui quotidiani). Lo introducono Gaetano Rizzuto, direttore del quotidiano di Piacenza Libertà, Stefano Pareti, ricercatore di storia locale ed io, Claudio Arzani, in veste di poeta e narratore. A seguire, il mio intervento
Piacenza, 22 novembre 2014, Associazione Amici dell’Arte in via San Siro. Carmelo Sciascia (nella foto, a sinistra) presenta le sue “Note” dal 2010 al 2012 (così si chiamano gli articoli pubblicati sui quotidiani). Lo introducono Gaetano Rizzuto, direttore del quotidiano di Piacenza Libertà, Stefano Pareti, ricercatore di storia locale ed io, Claudio Arzani, in veste di poeta e narratore. A seguire, il mio intervento. Nella serata Tiziana Mezzadri in veste di ‘lettora’, Nelio Pavesi, Maestro al piano, Enza Iozzia bookchef.

Sabato 22 novembre ho partecipato presso gli Amici dell’Arte alla presentazione dei libri di Carmelo Sciascia con gli articoli pubblicati sul ‘nostro’ quotidiano. Festa doppia considerato che peraltro l’indomani per il nostro ‘piacentino di Sicilia’ era giorno di compleanno. Anche per questo l’invito ricevuto a ‘parlar di lui e delle sue Note’ è risultato stimolante. Come partecipazione ad una serata che corona un cammino per alcuni aspetti comune, Carmelo pittore e fine commentatore dei fatti della quotidianità ed io con le mie poesie.

La mia poesia è viaggio

La poesia, la mia poesia, il mio racconto poetico è viaggio. Viaggio nell’anima, viaggio tra la gente e le storie della gente, viaggio nei luoghi, i nostri luoghi come Pianello Val Tidone e la visione di un baobab piantato davanti al Bar Grande all’ombra del quale sorseggiare un buon caffè, viaggio in Val Trebbia a fare autostop e quel tipo che abbassando il finestrino mi grida “ma vai a lavorare”, viaggio in una casa di mezza collina in Val Chero a giocare il cavallo di spade tra Gutturnio pane di forno e buon salame, viaggio in Garfagnana e nell’oscura valle del Serchio tra le alpi apuane con una vecchia littorina, il Diretto Ventidodici.

La mia prima raccolta in versi risale al 2005: “E’ severamente proibito servirsi della toilette durante la fermata in stazione”. Liriche di viaggio, con le quali come un treno al fischio del capostazione, è partito un lungo viaggio nelle nostre contrade: Piacenza, Castell’Arquato, Pontenure, Castel San Giovanni, Carpaneto, Milano, Pavia, ancora Piacenza. Tanta gente salita con le sue emozioni sui sedili di legno delle mie carrozze di terza classe.

L’incontro con Carmelo a Mortizza

Piacenza, Gropparello, Fiorenzuola, Milano. Ad una fermata, a Mortizza, correva l’anno 2007, sotto il tendone della cooperativa, alla Festa dell’illusione d’una sinistra unita, alla fine della recita e della musica mi ha avvicinato questo signore in completo di jeans come usava negli anni settanta.

Mi ha raccontato di essere stato ferroviere, di aver viaggiato con Fabio, mio padre che era capotreno, di aver viaggiato, grazie ai racconti di mio padre, nelle mie vicissitudini dei tempi dello studio all’Università per poi, avendo cambiato mestiere, perdere di vista il Fabio e naturalmente le mie storie di vita. Viaggi diversi e separati che a Mortizza trovavano un occasionale punto d’intreccio tra linee ferroviarie diverse.

Quello è stato il primo incontro con Carmelo.

Rap-presentazione a Castel San Giovanni e nascita di ArtInsieme

Un paio d’anni dopo i binari dei nostri treni si sono di nuovo incrociati. Al mio convoglio si aggiungeva un nuovo vagone, “Vietato attraversare i binari servirsi del sottopassaggio” ed ecco di nuovo il fischio del capostazione, la partenza per un altro viaggio. In quel pomeriggio tardo che ricordo, portavo le mie storie in versi nella suggestiva e coreografica Villa Braghieri a Castel San Giovanni. Quel giorno ci siamo trovati davvero in pochi ma non solo. Francesco Bonomini, che m’accompagnava con le sue ballate nord europee aveva dato forfait e Tiziana, fino ad allora “lettora” dei miei versi scriveva la parola fine ai nostri viaggi.

Ma, come recita una mia lirica, “perso un orso, se ne trova un altro e chissà, finito un viaggio forse un altro comincerà”. Quel giorno, tra i 5 personaggi dello scarso pubblico, c’era Carmelo che mi annunciò la voglia, da quel momento, di viaggiare paralleli, di viaggiare insieme.

Così sono nati i viaggi di ArtInsieme. Le ballate di Francesco Bonomini, le mie poesie con a leggere talvolta Emanuela Schiaffonati talaltra Dalila talaltra io medesimo, i commenti critici di Fausto Chiesa e, a chiosa dell’insieme, i quadri di Carmelo. Teatro Verdi a Fiorenzuola, Società Operaia a Gropparello, Vicolo del Pavone, DopoLavoro Ferroviario, Famiglia Piasinteina e Circolo Ufficiali a Piacenza alcune delle ‘fermate’ che hanno visto l’insieme di poesia, musica, recitazione e gli intensi, mediterranei colori usciti dai pennelli di Carmelo.

I colori di Sicilia e i sogni di Fabio

Parlare di Sciascia pittore significa entrare nei colori di Sicilia e torniamo a Fabio, mio padre. Aveva due desideri, nella vita. Vedere l’alba del nuovo secolo, del 2000, e prima di morire avere l’opportunità di vedere i colori della Sicilia. Del primo desiderio s’occupò con favore l’addetto preposto al libro dei destini della nostra vita. Per quanto al secondo desiderio, aveva 81 anni, quando gli ho fatto questo regalo. Un viaggio insieme io, lui e mammà Maria.

Non voglio raccontarvi dell’emozione provata entrando nei colori del mare navigato a Siracusa letteralmente su un guscio di noce con la mano ad accarezzare quell’acque azzurre, nei colori del tramonto a Taormina arrampicata sul pendio della collina, nei colori della sabbia mossa dal vento sulla spiaggia a Vulcano, le varianti del grigio delle rocce mentre con i piedi immersi nelle fresche gelide acque entravo nelle Gole di Alcantara, e ancora il luccichio delle armature degli scudi delle armi dei pupi recitanti le gesta di Carlo Magno e dei suoi paladini raccolti in museo a Randazzo, per finire con le nere rocce laviche sui crinali dell’Etna con dipinta l’immagine del Pantani che lì passava in maglia rosa.

I colori dei quadri di Carmelo

Non su quelle emozioni voglio però soffermarmi ma sulla successiva sorpresa di vivere le stesse emozioni davanti ai colori dei quadri di Carmelo (che sono i colori della Sicilia) visti a far da copertina alle immagini della nostra Bassa padana, del nostro Grande Placido Fiume e delle sue zone di golena, le zanzare, le anitre, le galline, i conigli, i siluri coi baffi, i campanili delle piccole chiese rivisitate dagli occhi, dal sentire, dal cuore che vede attraverso l’essere di Carmelo, ‘piacentino di Sicilia’.

Sciascia poeta e senso della poesia

In questi giorni ho spesso letto di Sciascia poeta e qui voglio fermarmi sul concetto di poesia. Contrariamente a quanto ci insegnano a scuola, io non credo che la poesia possa essere chiusa nel recinto della forma. Non è poesia solo quella che semplicemente si distingue dalla prosa, la poesia non è poesia solo perché la riga scritta finisce prima del limite destro del margine del consueto scrivere in prosa.

Poesia è capacità di Visione, capacità di mAraviglia di fronte al mondo che vediamo, capacità di ammirare il bello ma anche di vedere ed entrare nel mondo del reale con i suoi problemi. Poesia è capacità di vedere e di andare oltre, di disegnare il mondo giusto che vogliamo.

E questo è Carmelo. Per questo, ritengo, abbiamo fatto insieme un lungo tratto dei nostri viaggi.

Le riflessioni in Libertà e Arzyncampo sono Visione ergo Poesia

Con la visione del mondo che Carmelo offre nelle sue riflessioni scritte pubblicate sul nostro quotidiano, Libertà, e in parte, me lo si permetta ricordare, nel mio blog, Arzyncampo che della Poesia e della Visione fa il suo motivo d’essere primario e principale.

E le riflessioni dell’amico Sciascia sono poesia perché capaci di Visione, di andare oltre l’apparenza, di proporre verità, di indignarsi, di denunciare, di non tacere, di analizzare criticamente sempre ma senza mai urlare, riflettere, di disallinearsi dal potere imperante, di commentare, di proporre e in qualche caso di sognare.

In Arzyncampo, blog di cultura e poesia, la foto fatta a Caorso

In Arzyncampo ho riportato l’articolo pubblicato quello stesso sabato 22 sulle pagine di Libertà e scritto da Bruna Milani. La fotografia d’accompagno però, diversa da quella pubblicata sul nostro quotidiano, l’ho scelta invece come ricordo dei tanti viaggi fatti insieme.

Era il 23 aprile 2011 e a Caorso si erano dati appuntamento i ragazzi dei movimenti ambientalisti e dei centri sociali uniti “Contro il nucleare una volta per tutte”. Temendo disordini tutti i partiti ‘istituzionali’ diciamoli in giacca e cravatta, dal PD in poi, non avevano aderito organizzando anzi un’altra manifestazione che si sarebbe tenuta qualche settimana dopo.

Io in quel piovoso 23 aprile, io c’ero. C’erano i miei amici Michele Rizzitiello e Giuseppe d’Orazio. C’era Sara Alberici che di lì a poco si sarebbe laureata e che nella vita lavorativa si sarebbe impegnata nel sociale, c’era il poeta Paolo Mario Buttiglieri di Fiorenzuola e c’era Carmelo.

Lo ricordo emozionato come un bambino quando ha visto quelle due ragazze con le bandiere rosse e nere della FAI, federazione anarchici italiani. Le ha avvicinate timidamente chiedendo loro il favore di una fotografia che poi mi ha chiesto di scattare.

Questo è stato stupendo. L’emozione di quel momento, Carmelo che si rivelava bambino, capace di innocenza bambina, poeta con nell’anima un sogno, un sogno di libertà, di giustizia, di pace. Mi ha ricordato un altro celebre utopista e sognatore con le sue indimenticabili poesie: Fabrizio De Andrè.

La bandiera nera e rossa della FAI

Libertà, giustizia, pace. Dalla ‘Guerra di Piero’ alla ‘Canzone del Maggio’. Anarchia, utopia, ovvero il sogno di un esistere ‘alto’ dell’uomo che, in quanto animale sociale, vive e convive in base al diritto naturale e non ha quindi bisogno di sovrastrutture organizzative che comunque ne limitano la libertà. A questo proposito invito a leggere a pagina 76 di ‘2011-1’ l’intervento pubblicato su Libertà del 23 marzo 2010 titolo “la Rap-presentazione ispirata al libro di Arzani” dove si parla della poesia che racconta del viaggio metafora della vita ma soprattutto dove si racconta della bandiera nera che accompagna le mie rappresentazioni poetiche, “bandiera nera con al centro il rosso logo del fate l’amore non la guerra e la scritta we shall dream for peace”.

Che appunto è il sogno che ci accomuna, che spiega i nostri viaggi insieme e il nostro comune essere amanti della visione poetica del mondo nel quale viviamo, una visione per la quale, attraverso le pur diverse forme dell’Arte, continueremo ad impegnarci e nei modi possibili a combattere.

Caorso, 23 aprile 2011: contro il nucleare una volta per tutte

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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