“Barbablù”, romanzo di Amélie Nothomb, collana Amazzoni, Voland editore

Immaginiamo un ricchissimo spagnolo di nobili origini emigrato a Parigi con i genitori. Rimane solo nell’appartamento decisamente immenso e ben pensa di affittare una stanza. Immancabilmente ad una giovane donna della quale possa innamorarsi ed alla quale tutto concede. Con un solo limite: il divieto di mettere il naso, di entrare in quella stanza buia adibita a laboratorio di sviluppo delle fotografie scattate da lui, don Elemirio Nibal y Milcar, quarantaquattro anni splendidamente portati. Saturnina, studentessa di poche disponibilità economiche, da parte sua, quando si presenta in coda rispondendo all’annuncio sul quotidiano per essere scelta come affittuaria resta stupitissima per essere appunto la prescelta. Chiarisce subito: non si innamorerà mai di Elemirio, non si lascerà lusingare dalle sue ricchezze, accetterà qualche invito a cena giusto per cortesia e solo se le andrà e se lui saprà attirarla con le giuste portate. Quanto alla stanza buia, la stanza del divieto? A lei interessa l’avere a disposizione, peraltro ad un prezzo impensabile altrove, lo spazio che le viene destinato. Sembra facile. Ma Elemirio non è certo un uomo come tutti gli altri. Saturnina del resto non è da meno. Insomma, una sfida avvincente, un romanzo da divorare nel più breve tempo possibile, un susseguirsi di colpi di scena compresa la necessità di scoprire che fino hanno fatto le donne che hanno preceduto Saturnina e che alla tentazione di sbirciare in quella stanza non hanno resistito. Un percorso ricco di sorprese e colpi di scena lungo il quale Amélie sa prenderci per mano e portarci lontano, fino all’ultima pagina ovviamente con  tanto di sorpresa finale. Imperdibile.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.