“LA GUERRA È TRUCCATA”, lettera di Boris Vian indirizzata a sa Magnificence le Baron Jean Mollet  Vice-Curateur du Collège de ‘Pataphysique sur les truqueurs de la guerre

31 OTTOBRE 1917, olio su tela di Giulio Aristide Sartorio Sacile
È venuto il momento di dirlo chiaramente: la guerra è truccata.
La verità è tremenda: ad ogni guerra, migliaia di combattenti tornano sani e salvi.
Orbene l’individuo che torna dalla guerra, ha obbligatoriamente, più o meno l’idea che essa non era pericolosa. Tale idea concorre al fallimento della successiva, e non fa prendere sul serio le guerre in generale.

Ma questo è ancora il meno. Il combattente che non si è fatto uccidere serba in sé una mentalità di fallito; si farà quindi un dovere di rimediare a tale manchevolezza e contribuirà a preparare la successiva; ora come volete voi che la prepari bene dal momento che si è salvato dalla precedente e che di conseguenza, dal punto di vista della guerra, non è qualificato?

Ad ogni guerra lo stesso sconfortante fenomeno si ripete: si mobilita in massa e dei dilettanti… dilettanti. Certo è inammissibile che un mobilitato ordinario ritorni intatto dal fronte; ma il più tragico è che dei militari di carriera ritornino dalla guerra! Noi non abbiamo delle guerre per le quali paghiamo? Io non sono contento.

Il giorno in cui più nessuno farà ritorno dalla guerra vorrà dire che finalmente l’avranno fatta bene. Quel giorno ci si accorgerà che tutti quei tentativi finora abortiti erano l’opera di cialtroni. Quel giorno, ci si accorgerà che basta una guerra fatta bene per cancellare i preconcetti che tuttora esistono circa questo modo di distruzione. 
Quel giorno, sarà per sempre, inutile ricominciare.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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