“La Germania di Weimar – Utopia e tragedia”, di Eric Weitz, Einaudi editore, edizione 2009

Il 24 marzo 1944 335 civili e militari italiani, prigionieri politici, ebrei o detenuti comuni, furono trucidati a Roma dalle truppe di occupazione naziste come rappresaglia per l’attentato partigiano di via Rasella (che causò la morte di 33 militari dell’11ª Compagnia del III Battaglione del Polizeiregiment Bozen). Luogo di esecuzione e di occultamento dei cadaveri furono le cave situate nei pressi della via Ardeatina, quelle che oggi ricordiamo come le Fosse Ardeatine. La tragica ricorrenza mi ha spinto ad approfondire di come Adolf Hitler ed il nazismo abbiano potuto conquistare il potere in Germania negli anni ’30. Per la precisione nel 1933 Hitler, ottenuto il 32% circa dei voti alle elezioni, viene nominato cancelliere del Reich nell’ambito di una coalizione di centrodestra (e sono solo due i nazisti presenti nella compagine governativa). Dunque, prima osservazione, i nazionalsocialisti non hanno mai avuto il consenso maggioritario della popolazione per via elettorale. Dopo la fine della Grande Guerra che aveva visto la sconfitta tedesca, era nata la Repubblica di Weimar, un sistema di democrazia rappresentativa capace nei primi anni di determinare grandi trasformazioni politiche, sociali e di costume. Inizialmente a guida socialdemocratica, dalla parte in particolare degli operai con grandi conquiste come l’istituzione del sussidio di disoccupazione, la riduzione dell’orario di lavoro, l’affermazione del diritto delle donne al voto ma anche al lavoro al pari degli uomini, fu anche un momento di grande fervore culturale nella direzione dell’innovazione progressista. Weitz esamina i progressi nei campi dell’arte, dalla pittura alla fotografia, dal teatro (ricordiamo l’Opera da tre soldi di Bertold Brecht) al cinema, dall’architettura alla letteratura alla filosofia fino a nuove logiche di libertà individuali e sessuali (si teorizzava della ‘donna nuova‘ libera emancipata in posizione paritaria al maschio, si parlava di maternità consapevole, si ammetteva l’omosessualità tanto maschile quanto femminile). Purtroppo le pesanti sanzioni economiche stabilite dal Trattato di Versailles da un lato determinarono un’insostenibile crisi economica, una pesantissima inflazione e una depressione economica gravissima. Migliaia i disoccupati, miliardi di marchi il prezzo del pane, difficile il reinserimento dei reduci come altrettanto gravosi erano i vuoti lasciati dai caduti della Guerra e i feriti incapaci di lavorare. Certo l’SPD si mostrò incapace di governare a fondo il cambiamento, pur restando primo partito sostanzialmente per un decennio, fu forse troppo tollerante nei confronti delle organizzazioni ‘d’ordine‘ costituite dalle destre con il favore dei militari, e si trovò a dover fronteggiare da un lato i settori conservatori del Paese, dalla destra, ai vertici militari, alla Chiesa cattolica e protestante, agli industriali e, buoni ultimi, ai comunisti, minoritari ma in grado di frammentare la sinistra favorendo alla lunga la gestione governativa e della crisi da parte prima del centro moderato e in seguito delle destre. Dunque crisi economica, conflittualità politica esasperata, sentimento di iniquità del trattamento da parte dei vincitori della Grande Guerra furono i fattori che determinarono la fine della Repubblica, la nomina di Hitler capo inizialmente di un governo di coalizione ma che ben presto divenne in nome del nazionalsocialismo, capo supremo attraverso l’occupazione di fatto del potere dopo aver decretato la fine della Repubblica democratica. Così le idee che erano state minoritarie quali l’idea della purezza della razza e i germi dell’intolleranza e dell’assolutismo poterono prosperare costringendo i protagonisti dell’innovazione e del modernismo (a partire dalla base socialdemocratica disponibile allo scontro duro) se non ammazzati dalle bande armate paramilitari o incarcerati dal regime, alla fuga verso l’esilio. Come Weitz conclude, Weimar fu luogo difficile nel quale vivere, caratterizzato da grandi tensioni e da elevata conflittualità ma nello stesso tempo generò grande creatività. Certo fu assassinata, distrutta deliberatamente dalla classe media, dai preti, dalla destra tedesca antidemocratica, antisocialista, antisemita che saltò sul minoritario carrozzone nazionalsocialista. Fu distrutta dalle titubanze socialdemocratiche e dalle inutili divisioni causate dai comunisti ma soprattutto da chi adottando il linguaggio della democrazia e utilizzando le libertà garantite dalle istituzioni democratiche in realtà agiva per liquidare la democrazia stessa. Sappiamo gli orrori che ne sono conseguiti (l’eccidio delle Fosse Ardeatine è solo uno dei tanti tragici criminali esempi) e, se oggi prevale l’idea che una vita migliore, fatta di giustizia, equilibrio, equità, pace, una vita più umana, più interessante sia possibile, facciamo tesoro degli errori di Weimar, della terribile esperienza hitleriana, crediamo e difendiamo la democrazia nella quale viviamo. Luci e anche ombre comprese.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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