“La donna che visse due volte”, romanzo di Pierre Boileau e Thomas Narcejac, Adelphi editore, edizione 2016

Un vecchio amico dopo anni di silenzio contatta l’avvocato Flavières, già poliziotto mancato, con la preghiera di seguire la moglie. “Perché, ti tradisce?”. Niente affatto, solo che è strana, ha comportamenti anomali, ci sono momenti che sembra entrare in trance o comunque si isola dal mondo del reale. Seguirla, per Flavières, diventa un gioco facile con due risultati: la conferma dei problemi evidenziati dall’amico ma soprattutto, inevitabilmente, l’innamorarsi di lei, donna non solo bella ma di gran classe. Il terzo problema? Scoprire che Madeleine sembra, in certi momenti, trasformarsi, diventare non più se stessa ma la bisnonna, Pauline Lagerlac, vissuta tanti anni prima e decismente morta, defunta e sepolta. Una donna strana, che soffriva di strane convulsioni e spesso nella sua camera si sentivano rumori, colpi contro le pareti, tramestii come se qualcuno stesse trascinando i mobili sul pavimento. Una pazza? Probabile tantochè, giunta all’età di Madeleine, si uccise. Ed ora? La stessa pazzia ha colto la giovane pronipote? Oppure, più semplicemente, all’orizzonte si profila l’ombra di un amante segreto? Infine: e se invece si fosse aperto uno strappo che divide la dimensione del reale da quella del regno dei morti? Un percorso sul filo del mistero che porterà Flavières sull’orlo della pazzia, osessionato da un amore impossibile e da una realtà che lo porterà effettivamente in un’altra dimensione, comunque ben diversa da quella che il romanzo lascia immaginare e intuire con un finale decisamente a sorpresa. Il tutto, non va dimenticato, ha ispirato uno stupendo film di Alfred Hitchcock, rappresentazione che la critica non ha esitato a definire il capolavoro filosofico del regista.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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