Allora presero la Gina, che in fondo era solo una puttana, ma era la mia donna da sempre, dalla vita di prima e le squarciarono il ventre con un colpodeciso, poi le sputarono in faccia e la cucirono tutta con spine di rosa e lei lei si lasciò fare ogni cosa ogni cosa E mentre la uccidevano si mise a pensare a come sarebbe stato bello arrivare a Natale impacchettare i suoi sogni metterli sotto un abete e disporre i pastori nel presepe Ci avrebbe messo pure Pulcinella seduto sulla botte, pensò che brutto morire stanotte che non è ancora inverno e non ho ancora trovato un biglietto d’amore tra i sogni e le bollette scadute. Ci vuole tanto tempo prima che fiocchi la neve e avevo teso le braccia, volevo volare volare una volta ancora, provare… Questo pensò la Gina mentre moriva e me lo disse di notte quando già dormivo e non sapevo di lei, del suo sangue versato del suo sguardo incredulo, del vestito macchiato di quel piccolo sasso che stringeva in pugno ed era amore per me, che ero sempre via il suo amore per me che non c’ero da troppo e dormivo, e nulla di nulla sapevo E dopo quei bastardi la lasciarono a terra nuda e già dissanguata, e se fossero accorsi i gendarmi, più presto, non sarebbe finita perché faceva caldo in quella strana estate che lei poteva cambiar vita e invece no Ed è così che è andata signor commissario non mi porti in galera perché io Gina l’amavo, l’amavo ma non c’ero da troppo, davvero.
Grazie di cuore, Claudio. 🙂