“Io me ne vado”, romanzo di Philippe Claudel, Ponte alle Grazie editore

Claudel ci ha ormai abituati, i suoi racconti più che “semplice” narrativa sono veri e propri esempi di prosa poetica capace di determinare  intenso coinvolgimento emotivo del lettore. Seguiamo dunque le giornate di quest’uomo, padre di una bellissima bambina di ventuno mesi,  gli occhi d’agata che si muovono di continuo, come se non volessero perdersi niente, come se volessero vedere tutto, cogliere tutto di ciò che ti circonda. Un mestiere sicuramente particolare, per nulla poetico: con il collega, uomo gretto legato ai più bassi istinti, ha il compito di convincere i parenti delle vittime di incidenti a dare l’autorizzazione per l’espianto e la donazione degli organi. Sarà la morte della moglie a sconvolgerne l’esistenza, a rendergli tutto quanto fino a quel momento ha fatto parte della sua quotidianità estraneo ed insopportabile. Tutto il mondo, con le sue meschinità, con il suo essere oltre il sentimento ed il rispetto reciproco, gli diventa intollerabile. “Tutto ciò che non è griffato non esiste. I giovani mettono cervello e anima in un coccodrillo verde, in tre strisce nere, in una virgola orizzontale: fuori da questo non esistono. Lacoste, Adidas e Nike sono diventate la trinità di una religione vuota, dai santi ogni giorno sempre più numerosi”.  Meglio allora arrendersi, andarsene. Per sempre. Un pensiero che attraversa la vita come un lampo, che porta a precipitare nel buio profondo della notte. Dopo la quale, dove trovare la forza per una nuova alba? Esiste, una volta presa coscienza del mondo, la possibilità di un’alba, del tornare ad essere uomo e vivere come tale?

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[ ©UNICEF Serbia/Zoran Jovanovic Maccak ]

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Le mani dei bambini di tutto il mondo devono sporcarsi
di colori, di gesso, di nutella e non dell’inchiostro delle questure

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Prendete le impronte anche a noi!

Martedì 22 Luglio, dalle 18 alle 20,

in Piazza Mercanti a Piacenza

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CGIL-CISL-UIL, ARCI, EMERGENCY, AMNESTY INTERNATIONAL,

CARITAS, MONDO APERTO,

RETE LILLIPUT, LA PECORA NERA

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Prima di tutti,

vennero a prendere gli zingari e fui contento perché rubacchiavano

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Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perché mi stavano antipatici

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Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché mi erano fastidiosi

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Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perché non ero comunista

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Un giorno vennero a prendermi e non c’era rimasto nessuno a protestare

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(Bertold Brecht)

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Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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