“Il sottopasso dei pensieri silenziosi”, recensione di Betty Paraboschi al libro ‘Vietato attraversare i binari. Servirsi del sottopassaggio’ del narratore e poeta Claudio Arzani.

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(ndr) Ricordando che mercoledì 18 alle ore 18 Claudio Arzani, Dalila Ciavattini e Francesco Bonomini saranno in rap-presentazione in via Roma al 163 con i racconti in rima e in prosa del libro “Vietato attraversare i binari. Servirsi del sottopassaggio – Cronache di viaggi sul treno toccato in sorte“, Arzyncampo ripropone la recensione in Libertà quotidiano di Piacenza della giornalista Betty Paraboschi

E’ figlio di un ferroviere Claudio Arzani. Figlio di quella tradizione che dello spirito solidaristico e comunitario si è nutrita per decenni: uniti nel lavoro, nella lotta (quella sindacale, la più dura) e pure nel tempo libero. E non è dunque un caso che il suo secondo libro si intitoli Vietato attraversare i binari. Servirsi del sottopassaggio: quella formula che quotidianamente risuona in ogni stazione d’Italia diventa una filastrocca luminosa, rappresenta un lasciapassare per il personale mondo dell’autore tutto fatto di storie arcane e ritmi ancestrali.

Vietalo attraversare i binari vuole dire lasciare perdere per un momento la realtà con le sue falsità, i problemi sciocchi di un oggi troppo intento a crogiolarsi nella banalità; il sottopassaggio da affrontare è invece quello dei pensieri silenziosi e nascosti, le speranze sepolte sotto la polvere dei decenni, le vicende messe a tacere dalla tradizione imperante.

Sono racconti e poesie quelli di Arzani, accompagnati dalle ballate popolari eseguite con l’organetto diatonico di Francesco Bonomini: opere che nascono da un viaggio nel cuore della Garfagnana, su una vecchia littorina degli anni Cinquanta apparsa improvvisamente in una stazione. Ecco allora che lo spirito del poeta si ricollega invariabilmente al vissuto del padre ferroviere: il viaggio è reale ed onirico e il treno si trasforma di volta in volta nel mezzo capace di dare voce al senso di libertà e nella locomotiva “piena di signori” cantata da Guccini.

Del cantautore modenese c’è tanto nella raccolta di “pace, amore e viaggi” di Arzani: lo spirito libertario, quella solidarietà “alla buona” da scambiarsi in osteria davanti ad un bicchiere di vino, una tensione all’anarchismo di sapore nostalgico. Ma soprattutto comune è una concezione della poesia “come spada che ferisce chi comanda e fa tornare bambini”: comporre versi significa dunque ristabilire un contatto profondo con l’io dell’infanzia, ricomporre un vissuto abituato a sognare ed immaginare senza troppi problemi. Ed è allora che la presentazione diventa spettacolo, rappresentazione di storie destinate non solo, o non più, a restare solamente tra le pagine di un libro: rievocare il culto della dea celtica Brigit attivo sulla Pietra Parcellara o l’esistenza di un bosco sacro delle querce azzurre nei dintorni di Travo significa farli rivivere un pò ancora oggi nelle menti degli spettatori. Raccontare le storie della Val Boreca con i suoi tetri e misteriosi uomini incappucciati, gli “amanti viaggianti” di Borgomozzano, la vendita della “formaggia” alla “fiera dei mercanti” è un modo perché questi sogni così reali, non siano dimenticati.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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