Il sottile fascino dell’inefficienza al Comune di Piacenza

Antichi inganni, olio su tela di Umberto Verdirosi

Vediamo di procedere con ordine: lunedi Fabrizio ed Elettra, rientrati in Italia, hanno realizzato il loro sogno, finalmente sposi a Bobbio. Finita cerimonia e pranzo in compagnia a ‘La Stoppa’, noto agriturismo di Ancarano di Rivergaro, sono andati in villaggio turistico a Ponte Barberino, sul fiume Trebbia. Solo due giorni: oggi stesso, in tarda serata previsto il rientro in città per poi, nella notte, ripartire per Londra.
 
In questo scenario ieri, martedi, trovo nella cassetta delle lettere un avviso del Corpo di Polizia Municipale: Fabrizio è pregato di contattare l’ufficio di via Rio Farnese 14 per pratiche urgenti relative all’iscrizione all’AIRE ovvero al trasferimento di residenza all’estero. Pratica certo di non poco conto: ne conseguono rilevanti effetti per la tutela sanitaria, per il lavoro, per il fisco. Deve dunque presentarsi dalle 7.30 alle 8.00 oppure dalle 13.15 alle 14.00 ovvero telefonare al 492326.

 
Escluso di interrompere un viaggio di nozze già ridotto all’osso, tralasciando il dettaglio che Dalila sostiene di aver sentito suonare il campanello ma di aver invano chiesto chi fosse al citofono, alle 13.05 contatto Fabrizio via cellulare e lo invito a telefonare al numero indicato sull’avviso. Alle 13.20 Fabrizio via sms mi comunica che il telefono squilla a vuoto così decido di tentare a mia volta.
 
Prova una, prova due, al terzo tentativo dopo vari squilli la telefonata viene dirottata al centralino del Comune. Spiego la questione e vengo messo in contatto con l’Ufficio Relazioni col Pubblico. Rispiego e … vengo messo in contatto con il 492326 che naturalmente resta muto. Dopo vana attesa la telefonata ritorna al mittente che, questa volta, decide di dirottarmi all’Ufficio Anagrafe. Altro telefono muto e di nuovo la chiamata ritorna all’addetto U.r.p. che, sconcertato (tutti i colleghi dovrebbero essere al loro posto e rispondere al telefono), non sa più che pesci pigliare per aiutarmi.
 
Lasci perdere e grazie”, gli dico riconoscendo la sua disponibilità. Non mi resta che uscire di casa e velocemente raggiungere, in auto, la lontana via Rio Farnese dove sono gli uffici della circoscrizione e dei vigili, comparto 4. Arrivo alle 13.50, dieci minuti prima della chiusura. Per modo di dire. In realtà trovo la porta chiusa: gli uffici circoscrizionali, dice un cartello, chiudono alle 13.30 mentre solo lo sportello della polizia municipale dovrebbe essere aperto fino alle 14.00. Dovrebbe. Ma così non è.
 
Un altro cartello dice che, per necessità urgenti, è possibile contattare il Comando della Polizia, al 7171. Eseguo prontamente, spiego il caso, rilevo che ho ricevuto l’invito a presentarmi entro le 14.00, sono le 13.54 “ma qui è tutto chiuso”.
 
Certo, mi dice l’operatore, al martedi i colleghi non aprono l’ufficio (!!!), devo presentarmi l’indomani (oggi, ndr) dalle 7.15 alle 7.45. Mi domando, mentalmente, perché se è tutto diverso, l’avviso lasciato nella cassetta postale non viene aggiornato a giorni e orari corrispondenti al servizio ma tengo la considerazione per me, col potere costituito si sa mai. Ringrazio e saluto cordialmente.
 
Stamattina, puntuale, mi sveglio alle 7.15 e, alle 7.31, mi attacco al telefono, compongo il 492326. Nessuna risposta. Riprovo alle 7.35, pensando che un leggero ritardo non lo si nega a nessun dipendente pubblico. Niente da fare. Penso ad un qualche caffè lungo con chiacchiere incorporate: probabilmente anche i vigili urbani passano al bar, prima di iniziare la giornata. Lecito.
 
Ore 7.38, stavolta non mi stacco dalla cornetta così la chiamata dovrebbe passare al centralino. Invece scatta una voce registrata: “gli uffici sono chiusi, telefonare dal lunedi al venerdi dalle ore 8.00. Odor di beffa o di presa per i fondelli. Riprovo alle 7.44, stessa sorte. Con la pazienza ormai al limite infilo le scarpe e riparto in auto. Ricordo le battaglie del primo Sindaco PCI, Felice Trabacchi, che negli anni 80 pretendeva la presenza degli impiegati agli orari fissati e pubblicizzati: indubbiamente battaglie che non sono servite a nulla oppure, come spesso succede, il tempo ha steso un velo di oblio, su quelle battaglie. Arrivo in via Rio Farnese alle 7.55 e, miracolo, ecco una vigilessa che si allontana dell’ufficio verso il pulmino motorizzato. La fermo, le spiego dell’avviso e Lei mi invita a passare in via Parma (poco distante) dove dalle 8.00 alle 9.00 sono presenti sulla strada. Ufficio mobile, i vigili che vanno alla gente e non restano chiusi in un ufficio magari a leggere il giornale.
 
Nulla da dire, quest’ultimo un bel servizio, un recupero tra tanta inefficienza con annesso disorientamento del cittadino. Certo, basterebbe un avviso meglio dettagliato, in fondo ci vuol nulla a modificarlo e ristamparlo con un normale computer. Ma tant’è.  
 
Quanto alla pratica urgente, si tratta semplicemente di accertare se davvero Fabrizio non è più in casa, se non ha lasciato cose di sé nella stanza che era la sua stanza. Che dire: tornino pure, i vigili urbani, a verificare. Naturalmente se trovano qualcuno in casa, visto che a breve tutti torneremo a lavorare. E, se non trovano nessuno, lascino un altro avviso. Nel qual caso spero sia un avviso aggiornato negli orari e nei giorni d’apertura. La speranza (di una Pubblica Amministrazione  quantomeno razionale e al servizio del cittadino) è l’ultima a morire. Inguaribile ottimista.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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