“Il mio amico Gianca”, una storia vera nel racconto di Francesco Saverio Bascio

Malato, olio su tela di Bacci Baccio Maria

Quel suono di sirena si faceva largo tra le macchine, tutte che si spostavano verso il ciglio della carreggiata per far passare il mio amico Giancarlo, il “Gianca“! E sì, il mio amico Gianca che tornava finalmente a casa. In effetti non lo sapevamo ancora di diventare o di essere già amici senza saperlo, senza che ci conoscessimo, senza che ci fossimo mai visti prima. Ma è possibile questo ? Si è possibile, ed è successo. Il mio amico Gianca è una persona speciale, ma non perchè parli molto, anzi parla poco o pochissimo se lo fanno arrabbiare. Lo fanno arrabbiare dite voi? Chi lo fa arrabbiare ? Vorrei proprio vedere se ad una Persona che esce dopo 18 mesi da una struttura ospedaliera, tornando finalmente a casa quasi infermo, (dico quasi infermo perchè il mio amico Gianca le ha le gambe, caspita se le ha… ma non le può usare) e gli si chiede: Giancarlo…devi collaborare, devi girarti, su reagisci aiutami a girarti, su su… almeno sollevati, e mangia… daiiii… devi mangiare, non puoi fare capricci come un bambino… e quella folla … e tutta quella gente. E quello stupido petto di pollo che si incolla tra i denti e che non va giù per niente nemmeno a spingerlo e che non finisce mai,… e quel viavai di persone che entrano e salutano col sorriso in bocca tutti allo stesso modo, tutti con lo stesso identico sorriso, tutti con le stesse stupide domande. Come stai mi chiedono. Devo contenermi altrimenti mi esplodono le risate. E tutti che parlano come fossero dei dottori, dei luminari della scienza senza titolo, tutti che prescrivono senza alcuna diagnosi la ricetta, tutti che analizzano il paziente, confrontandosi tra di loro per imporre la ricetta più convenevole all’ordine del giorno, tutti che hanno ragione da vendere a gratis e senza peso. Nel mezzo il Gianca che li guarda e li ascolta tutti, che si gira su un lato e si ricopre, e inutilmente per sfuggire dice che ha sonno. No! Non può dormire, perchè puntualmente lo risvegliano uno ad uno, lo risvegliano preoccupati, e parlano … azz … quanto parlano… e non può farne a meno. Li ascolta e li guarda con gli occhi e le orecchie sgranate e non aspetta altro che vadano via, che finiscano, che scompaiano per un attimo dalla sua vista, magari con delicatezza perchè a qualcuno di loro gli vuole un bene dell’anima e sa che lo fanno a fin di bene. Ma in quel momento il Gianca vuole stare solo, vuole pensare, vuole riflettere, e non ha fame… Ha solo i coglioni gonfi come le mammelle di una mucca e vuole stare da solo. Il Gianca vuole stare un pò con i suoi trofei di Pesca. Sì, gente… perchè il Gianca è campione mondiale di pesca e non vede l’ora di ritornare al mare, magari in Portogallo dove cuociono il Baccalà più buono del mondo, o in Norvegia tra le scogliere, o in Francia dove pesca le Orate, o semplicemente al fiume o al lago quasi sottocasa a pescare con gli amici, senza dottori, senza diagnosi, senza nessun giudice che infligga pena, perchè il Gianca… quando è a pesca ritrova se stesso. Ma adesso è stanco e gli disturba tutto e si gira su un lato per pensare un pò da solo. Il mio amico Gianca è stanco, e io lo saluto… ciao Giancarlo a domani. Lui si gira mi stringe la mano tra le sue e con una piccola lacrima che cerca di nascondere, mi promette che mi porterà a pescare. <br>

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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