I cinque libri che hanno seguito e segnato la mia vita [ gioco proposto da Lonewolf, amico romano ]

Quali sono i cinque libri che hanno fatto la mia storia? Un gioco che, tempo fa, mi proponeva l’amico Lonewolf, “il lupo cattivo”, da Roma. Un gioco al quale attendo con grave ritardo ma la domanda non è facile.

.

Mi vien da ricordare che, nei lontani primi anni sessanta, quando cominciavo ad imparare a leggere e scrivere, non è che fossero tanti i soldi in casa e certo soldi per i libri non ce n’erano. Papà con lo stipendio da capotreno, mamma casalinga: il desiderio di un fumetto dei classici della Disney con Paperino in copertina, un fumetto da 200 vecchie lire, in quell’Italia del primo boom economico con papà che dalla bicicletta passava alla Vespa, restava un sogno tanto da diventare un preziosissimo regalo per i miei sette anni di vita.

.

Nello stesso periodo un caro amico, Filiberto Putzu, oggi medico di base e chirurgo plastico di grido, un amico col quale si raccoglievano i soldatini di carta ritagliati dal Corriere dei Piccoli (e lui era il “ricco” del caso grazie a quel forte da avamposto del west costruito in legno dal padre), impegnato in politica come consigliere comunale di minoranza con Forza Italia (come finiscono male, a volte, gli amici), mi regalava quello che credo sia stato il primo libro della mia vita: un illustrato sulla vita di San Francesco che sicuramente ha condizionato la mia formazione culturale politica portandomi verso l’idealizzazione di valori di solidarietà, giustizia, equità (tutto l’opposto, permettimi Filiberto, di Forza Italia, per intenderci).

.

Nella seconda metà degli anni sessanta papà trova un secondo lavoro, naturalmente in nero, come uomo di fiducia di un poliziotto ferroviario che, smessa la divisa, si era inventato impresario edile (ed io, ancora oggi, abito in un palazzo costruito dall’impresa Galvani con l’ulteriore particolarità che, di questo palazzo, da bambino ho avuto il modellino in legno compensato). Un’aumentata disponibilità economica che portò in casa diversi libri, specie quelli in edizione economica, i mitici Oscar Mondatori, tanto per cominciare. Non saprei sceglierne uno particolarmente incidente sulla mia crescita culturale. Devo citare un Oscar sul delitto Matteotti (non ricordo il titolo), l’intrigante “I peccati di Peyton Place” e seguiti annessi che mi avvicinò all’amore per l’amore rivelando la mia aspirazione al piacere del “peccato” (secondo i parametri di allora) negli anni nei quali subivo il martellamento sessofobico dei Gesuiti dai quali andavo a doposcuola. Ma devo citare anche i libri, ora Mondatori, ora Longanesi, sulle vicende dei battaglioni di punizione tedeschi, le truppe scelte mandate a combattere sui diversi fronti da Sven Hassel o altri romanzi spesso con riferimenti storici di rimando alla guerra ancora ben viva nella coscienza dell’Italia dell’epoca: libri che mi insegnarono di come, sotto una divisa, qualunque divisa, batte il cuore di un uomo col solo desiderio di sopravvivere anche se costretto a combattere guerre spesso volute da potenti che, loro, la vita non la mettono in gioco mai.

.

Anni settanta: mamma lavora in un negozio di scarpe, i soldi sono parecchi e per me, ormai alle superiori, arriva “Metello” di Vasco Pratolini, le lotte operaie, la rivolta contro il potere, il sessantotto che in provincia arriva un paio d’anni dopo. I sogni e, con i sogni, le saghe di fantascienza (che spesso altro non erano che contestazione al sistema di sviluppo per nulla rispettoso dell’ambiente e dell’uomo stesso), con i mitici libri di Urania in prima fila e, tanto per citare, Ray Bradbury (“Fahrenheit 451”), Asimov e citerei Bram Stoker con il suo “Dracula”.

.

Finito il business da commerciante, mamma ritorna casalinga, papà mantiene il doppio lavoro, per me arriva la divisa militare prima e l’Università poi, ovvero la scoperta di un approfondimento scientifico, la consapevolezza che non si può capire il presente e immaginare il futuro se non sapendo da dove arriviamo: la scoperta della Storia fermo restando che le idee (e la storia) non sono quelle che raccontano i libri scolastici ma invece camminano sulle gambe e sui difetti degli uomini. E’ la Storia d’Italia di Indro Montanelli dove tutto spesso si riconduce non solo a grandi ideali ma anche al piatto di spaghetti, al ratto delle femmine altrui che son sempre più bone delle nostre, al succulento gusto della detenzione del potere a fini esclusivamente personali. Il potere? Logora chi non ce l’ha.

.

Così seguono gli anni dell’impegno politico, della speranza in parte illusoria di un mondo migliore, giusto, equo, solidale, fino alla inevitabile cocente delusione sul finire degli anni ottanta, la crisi dell’etica, il trionfo dell’arrivismo e delle mani nella marmellata di un sistema politico che privilegia l’individualismo sfrenato, il riflusso nel privato, nella vita con la compagna diventata moglie, i bambini da crescere e da portare al mare a Lavagna, dove scopro il “Regno di Landover” di Terry Brooks, la scoperta del fantasy, del rifugio in un mondo malauguratamente solo di carta, sicuramente migliore fatto di sogni e di illusioni forse un po’ fanciullesche.

.

Per arrivare ad oggi, dopo aver passato un lungo periodo di crisi esistenziale, di negazione anche della lettura stessa. Da qualche anno divoro letteralmente dai trenta ai cinquanta libri nell’arco dei dodici mesi, da quelli pettegolai di Andrea Vitali, ai gialli, agli storici medioevaleggianti, dal mistery al noir, dall’horror al ghost, ai libri sull’emigrazione italiana della Mazzucco. La formazione, però, può ormai definirsi compiuta per cui direi che sono tanti i libri che gradisco ma nessuno più riesce ad incidere sulla mia vita come quei primi che ho citato. Potrei forse pensare che, alla fine, anch’io sono cresciuto e maturato. Ormai infatti, potrei dire, non mi limito a leggere ma libri e racconti (e poetici versi) li scrivo direttamente in prima persona, nella speranza di riuscire a lasciare segni in un momento della vita altrui, dei “miei” lettori.

.

Con una su tutte: Monica (ma cherie Rannydoll) di Varese. Una vera emozione quando, incontrandola mesi fa, ho saputo che di mio ha letto tutto seguendomi attraverso i diversi siti che ospitano i frutti della mia fantasia esternata.

.

Sentire parlare dei miei racconti e dei miei versi da una lettrice incallita? Un’emozione impareggiabile. Così da poter chiedere a Rannydoll, stupenda bambolina di un campo in fiore, ma tu, quali libri hai letto tu?

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

4 Risposte a “I cinque libri che hanno seguito e segnato la mia vita [ gioco proposto da Lonewolf, amico romano ]”

  1. Caro Claudio ,anch’io ho fatto la raccolta dei mitici Oscar Mondadori (edizione tascabile)..che belli che erano..Prenderò nota dei tuoi libri da vedere..Con affetto ti lasco il mio saluto.Ma tu quand vieni a trovami sul mio blog?..ti aspetto.Un bacio Dora

  2. Ecco perchè hai impiegato tanto tempo :)) ma ne valsa la pena, mio caro Conte. Spesso i libri lasciano in noi impronte indelebili che ci accompagnano per tutta la vita…Buona giornata Claudio

  3. mi sono imbattuta casualmente sul suo blog cercando immagini da internet e vorrei sapere da lei se ha qualche nipote ke si chiami alessio o giulio.. mi scusi la strana curiosità ma nella vita a volte ci possono essere strane coincidenze.

  4. beh, mi spiace ma, in primo luogo, non ho nipoti. Non ho fratelli, non ho sorelle e quanto ai miei figli se solo li sfiora l’idea di farmi nonno, per ora li diseredo. tra qualche anno, quando forse raggiungerò un’età adeguata 8verso gli ottanta), ne parleremo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.