“Gli intrusi”, romanzo di Georges Simenon, Adelphi editore, 6^ edizione, 2006

Sono passati 18 anni da quando la graziosa e fragile Geneviève Loursat, giovane moglie di Hector Loursat de Saint-Marc, appartenente a una delle dieci famiglie più in vista della città, se n’è andata alla vigilia di Natale con il suo amante Bernard abbandonando il marito e la piccolissima figlia. Da allora Hector, già brillante avvocato, a sua volta brillante rampollo di un’influente famiglia, si è abbandonato ad una vita di silenzio, lo troviamo sciatto, trasandato, un orso di quarantotto anni, un talento sprecato, un avvocato che non patrocina più cause, un burbero e inutile ubriacone che incontriamo in una piovosa sera di ottobre, chiuso a chiave nel suo studio dopo aver cenato con la figlia come sempre senza mai rivolgerle la parola, intento a bere una bottiglia di bourgogne, la terza della giornata. Quando ecco che la calma piatta della villa viene spezzata da un colpo di arma da fuoco e subito dopo un’ombra si dilegua in fondo a un corridoio mentre in una stanza in disuso del secondo piano Hector troverà un uomo, uno sconosciuto, un intruso che muore sotto i suoi occhi. Hector scoprirà che, a sua insaputa, la casa è frequentata da una banda di ragazzini ospitati dalla figlia e, tra questi, il fidanzatino che tutto fa pensare sia l’assassino. Certo “l’orso” potrebbe ignorare la vicenda, lui che nella sua tana aveva la sua bottiglia di bourgogne, le sue sigaretta, la sua stufa e soprattutto i suoi libri, poteva tranquillamente rimanere lì dentro ignaro delle vicissitudini che pure coinvolgono la figlia. Nientaffatto! Del resto comunque sia quale genitore potrebbe mai abbandonare una figlia al suo destino e al suo dolore? Così Loursat esce dalla sua solitudine, torna ad indossare i panni di avvocato e assume la difesa del giovane amante della figlia. In altre parole, grazie a quell’omicidio, rieccolo affacciarsi alla vita. Ritorna in città, scopre persone, negozi, luci, sentimenti, soprattutto supera l’abbandono subito e ritrova un rapporto con la figlia Nicole e, nello stesso tempo, scuote la placida vita del piccolo paese di provincia alzando il velo sui vizi privati e sulle ipocrisie che si nascondono dietro al sipario piccolo borghese di pubbliche virtù.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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