“Ferrovie del Messico di Gian Marco Griffi: un’epopea lirica e ironica”, recensione a cura di Carmelo Sciascia

Ho sempre sostenuto di preferire i libri poco voluminosi, i tascabili, i pocket, libri che possono mettersi in tasca. Ma mi è capitato di imbattermi senza sapere il perché e il percome in libri talvolta voluminosi, diciamo per causa di forza maggiore. È stato così che incuriosito dal titolo e perché proposto da un editore a me noto, che mi sono avventurato nella lettura di “Ferrovie del Messico”. Da ex ferroviere, appena assunto a Bologna, avevo comprato una storia delle ferrovie e dei ferrovieri in due volumi, ricordo bene la copertina rigida di colore nero, non ricordo bene invece il titolo esatto e nemmeno se riguardasse solo le ferrovie dell’Emilia Romagna o dell’intera rete nazionale. Nulla avevo letto invece delle ferrovie estere, tanto meno di quelle messicane, che anche se l’avessi letto l’avrei già dimenticato. Comunque tranquilli, perché nonostante il titolo di tutto si parla in questo libro, scritto da Gian Marco Grilli (Laurana Editore -2022), tranne che della storia delle ferrovie del Messico. Per la cronaca specifichiamo che la costruzione delle ferrovie venne iniziata nel 1837 con la costruzione della tratta Veracruz-Città del Messico.

Allora perché questo titolo? Probabilmente perché per costruire un romanzo c’è bisogno di una storia che tenga unite le tante vicende che si intendono raccontare. Infatti la storia ruota intorno ad una mappa delle ferrovie del Messico che deve essere disegnata da un milite della Guardia nazionale repubblicana ferroviaria di Asti, un certo Francesco Magetti detto Cesco, perseguitato da un mal di denti costante, cui a volte sembra soggiacere, a volte non dare ascolto, ma sempre presente tanto da farne uno dei tratti costitutivi della sua personalità. L’ordine viene impartito dall’Aiutante capo, uno che ha ricevuto ordini da un altro che a sua volta ha ricevuti ordini e così di seguito fino a non escludere il fatto che l’ordine possa provenire direttamente dal Fuhrer o da Goebbels, ministro della propaganda, che convinse i tedeschi, per aumentarne la resistenza, dell’esistenza di “armi miracolose” che avrebbero invertito l’esito del conflitto. L’ordine di disegnare questa famigerata mappa delle ferrovie messicane viene impartito a Cesco, nella città di Asti l’otto febbraio del 1944, ma la data ed il luogo anche se precisi nell’incipit del libro permetteranno all’Autore di muoversi a ritroso nel tempo fino al 1929, anno in cui in Messico un certo Gustavo Adolfo Baz aveva scritto un libro: Historia poetica y pintoresca de los ferrocarriles en Mexico. La ricerca di questo libro dovrebbe costituire la base di partenza per disegnare, nel giro di una settimana, la mappa richiesta come da ordini superiori.

L’interesse per le ferrovie e per la storia mi hanno spinto alla lettura delle ottocento e più pagine di questo libro. Ma non solo. In fondo l’ho letto con interesse perché soddisfaceva il mio bisogno di leggere libri e storie brevi. Infatti questo libro è un insieme di libri. Sono tante storie, ognuna può essere letta in modo autonomo, indipendentemente dalla trama generale. In parte ce lo confessa lo stesso Autore nella pagina dei Ringraziamenti: due capitoli sono apparsi, anche se in versione differente, come racconti già editi. Addirittura in questo libro, oltre a tante storie, troviamo anche un saggio, un saggio sulla poesia e sui poeti suicidi, grazie alle riflessioni, per niente ironiche, di un ferroviere frenatore Edmondo Bo. Ho sentito parlare in Ferrovia di frenatori, da parte di ferrovieri che in verità si interessavano più alla politica che alla poesia. Un mestiere duro quello dei frenatori che dovevano stare sulle garitte per rallentare la marcia del treno o fermarla, grazie solo alla forza delle loro braccia, che doveva, con un meccanismo a vite, far aderire i ceppi alle ruote. Ecco allora spiegato il ricorso all’alcol ed alle droghe per poter resistere al freddo, al gelo ed a turni massacranti di lavoro anche notturno. L’alcol e le droghe alleviavano la fatica ai frenatori, tanto da trasformarli in poeti e come poeti bruciavano la loro vita in breve tempo, in un attimo, come la capocchia di un fiammifero che appena accesa si trasforma in cenere. Solo i poeti suicidi possono essere considerati dei veri poeti, secondo Edmondo Bo, che formula una classifica dei poeti che si fonda sulla modalità di togliersi la vita: opinabile ma che segue comunque una sua logica.

C’è un altro libro, riguarda i cimiteri ed il mestiere di necroforo. Il cimitero è quello di San Rocco. Un santo a noi piacentini caro perché, nel suo viaggio di ritorno dalla terra santa abitò dalle parti di Sarmato. Addetto al cimitero, alla bollitura dei cadaveri troviamo Angelo, detto Angelito, detto Lito Zanon ed il suo socio il muto Mec. Mec è un poeta e la sua poesia si intitola “Amore all’ombra del bollitore industriale per cadaveri“ (diversamente non sarebbe potuto essere).

Una pratica quella della bollitura organizzata in modo burocraticamente impeccabile: Metodo di trasmissione telematico. Il metodo prevede un ordinatore che sta a Berlino che attraverso dei codici impartisce agli addetti l’ordine dei cadaveri da bollire. I problemi sorgono quando i codici non corrispondono ai criteri previsti per l’operazione di smaltimento. Ne segue, nello scambio telefonico tra gli addetti e l’ordinatore, una situazione molto simile ad una telefonata indirizzata da un comune utente ad un qualsiasi Ente, pubblico o privato, che deve comunicare un disservizio. Cioè: la procedura da seguire è quella prevista dai regolamenti societari, se c’è discrepanza a causa del problema che si è venuto a creare, va dato seguito comunque alla procedura prevista, nei tempi e nella modalità indicate (quei tempi e modalità che hanno originato il problema stesso). Il sistema della bollitura che usano i Nostri è un procedimento che era già in uso nel medioevo (mos Teutonicus), abolito in seguito dalla chiesa (Bonifacio VIII), è ritornato in auge ai giorni nostri per motivi di economia cimiteriale. Oggi diversi Stati seguono questo metodo che viene detto “liquefazione” come alternativa alla cremazione. Questo per dire come il libro, questo libro, le Ferrovie del Messico contenga tanti altri libri, come un gioco di scatole cinesi o meglio come un puzzle: ogni tessera contribuisce a creare una parte a sé stante, parte che costituirà nell’assemblaggio il tutto. Specificando: tante tessere blu costituiscono il mare, altre tessere verdi costituiscono il bosco, altre ocra la campagna, ogni parte di queste tessere danno una visione sufficientemente comprensibile ed indipendente, ma tutte queste parti incastrate nel modo corretto daranno la visione di un paesaggio completo che comprenderà una campagna ed un bosco in prossimità del mare. Il nostro personaggio principale Cesco, beve Idrolitina, vino ed Idrolitina, un’accoppiata perfetta come suggeriva la stessa pubblicità dal cav. Gazzoni, produttore della miscela, un toccasana per ogni occasione. La speranza di trovare il famoso libro che l’aiuterà a disegnare la mappa delle ferrovie messicane porterà il nostro Magetti ad incontrare la signorina Tilde, figlia del dottore Giordano, una ragazza libera che lo farà innamorare perdutamente. Prototipo di donna libera e per questo folle. Una donna che per sfuggire alla disperazione, per continuare ad amare la vita, ha bisogno di poesia e di ironia: “essere lirici e ironici è la sola cosa che ci protegge dalla disperazione assoluta”. Ci riuscirà? Lascio alla curiosità del lettore la risposta che leggerà nelle ultime pagine del libro. Tilde è uno di quei personaggi che ci indicano una chiave di lettura dell’opera stessa: Jorge Luis Borges.  Il libro inizia paradossalmente pressappoco così: qualcuno doveva aver calunniato il milite della Guardia nazionale repubblicana ferroviaria di Asti Francesco Magetti perché senza che avesse fatto nulla di male, fu incaricatolo di redigere la mappa delle ferrovie del Messico. L’epopea del libro prende le mosse da un lontano ricordo del Processo di kafkiana memoria, per avviarsi poi sulle orme del massimo scrittore argentino. Ma oltre Borges c’è in quest’opera tutta la letteratura latinoamericana. ma c’è anche tanta letteratura europea ed italiana. C’è Italo Calvino e le sue Lezioni americane.  Dal 1944, ventiduesimo anno dell’era fascista, all’improvviso eccoci nel Messico nel 1933, dove il minotauro dei messicani porterà il cappello rosso dei capitreno e il fischietto degli arbitri di jai alai. Da noi in Italia il cappello rosso non è dei capotreni ma solo dei capistazione, in Messico non saprei…

Cesco si trova militare in Sicilia, dopo l’armistizio del 3 settembre del 1943, risale lo stivale per tornare nella sua città dove militerà nella Guardia nazionale repubblicana ferroviaria di Asti. Avrà assegnato un incarico importante: disegnare la mappa delle ferrovie del Messico! Conoscerà l’amicizia, l’amore, sarà costantemente accompagnato dal dolore del suo molare, berrà Idrolitina o vino e Idrolitina finché una “concatenazione di eventi grottesca e beffarda” lo porterà a compiere un’azione eroica che rappresenterà il riscatto di una vita mediocre vissuta in penombra. Tanti altri personaggi riempiono le pagine di questo libro, dal conte bibliofilo al prete Tiberio che confinato a Roccabianca sospenderà fin dal suo arrivo qualsiasi funzione religiosa facendo scioperare perfino il Padreterno. Anche se la storia ha il suo epicentro ad Asti, saranno tante le  città coinvolte in questi fatti, tante le località messicane citate. Non può essere taciuto il ritrovo dell’Aquila agonizzante, un ritrovo alternativo come si direbbe oggi, un luogo di incontro e di svago, frequentato da personaggi misteriosi che sanno nonostante la loro personalità borderline quando bisogna far sul serio, e come agire per salvare qualcuno. E trovandoci nel Piemonte del ’44 non poteva mancare il richiamo alla Resistenza come reazione agli eccidi ed alle crudeltà delle truppe d’occupazione tedesche. Sono il precipitare degli eventi personali che spesso portano gli italiani a diventare partigiani. Cosi Cesco da profugo, costretto a lavarsi presso un pozzo si specchia “e il volto che emerge dal rifesso tremolante e increspato sul pelo dell’acqua è il volto di un altro, che ancora non consce”. Pirandellianamente lo stesso fenomeno non era successo a Santa Brigida de la Cienaga il 4 giugno del 1933? Sì, proprio a Santa Brigida dove “un uomo il cui volto, riflesso sul pelo dell’acqua di un pozzo insieme al balenio di una luna morente, sarà irriconoscibile; accoglierai quel giovane divenuto uomo, lo guiderai in un labirinto che è la vita stessa, o il Messico, lo condurrai dal minotauro dei messicani (che porterà il cappello rosso dei capitreno e il fischietto degli arbitri di jai alai)”.  Mi verrebbe da chiedere a Gian Maria Griffi se Durrenmatt ed il suo labirinto avranno giocato qualche ruolo in questa storia. Ma non c’è da preoccuparsi, per intanto ognuno leggendo Ferrovie del Messico potrà farsi la sua opinione, dopo di che aspetteremo la seconda parte di questo racconto (di questi infiniti racconti) come promesso dallo stesso autore, prossimamente.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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