Un vero colpo di fortuna (pero l’appassionato spettatore d’arte), la decisione di non concludere l’esposizione – come programmato – al 3 luglio prorogando di altri due mesi e più la possibilità della visita. Anni fa sono rimasto affascinato dal genere ammirando l’opera di BOT (Barbieri Osvaldo Terribile) nella sala del Castello di Carpaneto nel piacentino salvo in seguito approfondire grazie ad una mostra a Roma. Immancabile dunque la presenza all’iniziativa al Labirinto della Magione dove possiamo ammirare un centinaio di opere dei più noti esponenti della corrente impegnati con i concetti di velocità e dinamismo non limitandosi più a treni, automobili o motocicli, bensì sfidando i cieli.
Aeropittura, dunque. Un ramo del Futurismo che si è sviluppato negli anni Venti, dopo la Grande Guerra. Protagonista assoluto l’aereo che rappresenta il simbolo della libertà, negata appunto per molti anni. A seguire naturalmente l’aviatore che è libero e non ha confini terreni, “che dispiega il suo volo sull’intero mondo“.
L’aeropittura ha come principale obiettivo quello di trasmettere allo spettatore le sensazioni che si provano in volo, l’emozione di abbracciare lo spazio con gli occhi, il brivido di correre a tutta velocità sorvolando campagne, mare, città o ancora la vertigine del lancio con il paracadute.
Ma come nasce, chi fu il fondatore del movimento artistico? Il bolognese Guglielmo Sansoni aveva appena 23 anni, nel 1919, quando conobbe Filippo Tommaso Marinetti, il vulcanico fondatore del Futurismo. All’indomani dell’incontro l’artista cambiò addirittura nome anagrafico firmando le sue opere col nome di Tato, fondando il genere dell’aeropittura facendolo poi decollare negli anni Trenta tra i filoni di maggior fascino dell’avanguardia.
Sono diverse le opere di Tato (Sansoni) presenti al Labirinto ma troviamo anche dipinti, disegni, acquerelli, grafiche (oltre a sculture) di Renato Di Bosso, Umberto Peschi, Mino Rosso, Gerardo Dottori, Osvaldo Peruzzi, Guido Strazza, Marisa Mori, Benedetta Cappa Marinetti solo per citarne alcuni. Con un particolare in evidenza: il movimento ha saputo coinvolgere uomini e donne allo stesso modo, affascinati tutti dalle nuove tecnologie e dalle possibilità rappresentative che offrivano. E per concludere, un consiglio sacrosanto: non ci si faccia mancare il catalogo appositamente realizzato.