“Credevamo, con Rosa Luxemburg, in un mondo dalla parte del lavoro ma in Fiat iniziarono i licenziamenti”, Claudio Arzani, Antonio Mosti, Dalila Ciavattini, Francesco Bonomini ieri alla Scuola Azzurra di Fabbrica&Nuvole in via Roma al 163

25 maggio 2022, Scuola Azzurra di via Roma al 163, Claudio Arzani e Antonio Mosti

C’era stato il ’68, la crescita civile degli anni ’70, il Movimento del ’77, la fantasia al potere. Invece il 18 marzo del 1978 viene rapito e assassinato Aldo Moro. “Per noi che volevamo cambiare il mondo, ha introdotto l’incontro di mercoledì 25 maggio nei locali della Scuola Azzurra di via Roma al 163 Claudio Arzani, autore del libro ‘Nelle fauci degl’Agnelli’ (Pontegobbo edizioni), davvero cambiò tutto“. Purtroppo non certo nella direzione voluta da parte di quanti si erano impegnati per la conquista di diritti civili nel senso della laicità dello Stato (così per il divorzio) o per il diritto al lavoro come con l’approvazione dello Statuto dei Lavoratori. I signori della grande industria, con la Fiat degli Agnelli in prima fila, avviarono una politica di licenziamenti e di delocalizzazioni di linee di produzione all’estero, dove il lavoro operaio viene valutato poco più del costo d’un tozzo di pane. Una politica alla quale sindacato e lavoratori risposero con un lungo sciopero di 37 giorni e sembrava che la sconfitta di quel padronato fosse nei fatti, nella logica della politica, ma non fu così: gli Agnelli erano lupi e gli operai… licenziati a centinaia di migliaia “e ancora oggi basta un WhatsApp inviato alla sera per ritrovarti senza lavoro dalla mattina“.

Graziella Tosto vuole il libro ma naturalmente con dedica e autografato

Così, mentre l’incontro è proseguito con Dalila Ciavattini che leggeva le ‘poesie dalla fabbrica’ inserite sempre nel libro di Arzani, il pubblico presente non ha lesinato applausi all’accompagnamento musicale proposto da Francesco Bonomini con ballate eseguite all’organetto diatonico. A seguire l’intervento di Antonio Mosti che ha rilevato di come nel libro “non si parla di Rosa Luxemburg ma i valori che Claudio rappresenta e nei quali ci riconoscevamo in quegli anni sono i suoi, ovvero i valori del socialismo libertario“.

Francesco Bonomini accompagna l’incontro e la lettura delle ‘poesie dalla fabbrica’ con ballate eseguite all’organetto diatonico

Rivoluzionaria senza partito, contro tutte le guerre, preoccupata di preservare le libertà democratiche che l’autoritarismo bolscevico russo annullava, teorizzava la necessità di creare le condizioni istituzionali e giuridiche che potessero promuovere le capacità di convivenza disinteressata e affettiva dei singoli individui e lo sradicamento della violenza permeante la struttura di classe della società capitalistica che vedeva riproporsi drammaticamente, in forme nuove, nel socialismo realizzato dei bolscevichi. Fu definita da molti eretica per le sue idee e per la critica all’interpretazione leninista del marxismo. “La libertà solo per i seguaci del governo, solo per i membri di un partito… non è libertà. La libertà è sempre unicamente libertà di chi la pensa diversamente… Senza elezioni generali, libertà di stampa e di riunione, d’opinione illimitata, libera lotta in ogni pubblica istituzione, la vita si spegne e diventa apparentemente e in essa, l’unico elemento attivo rimane la burocrazia… Un gruppo sparuto di operai viene saltuariamente convocato per votare non la dittatura del proletariato, ma la dittatura di un pugno di politici“, sono alcune delle citazioni di Rosa proposte da Mosti. Non era marxista ortodossa, per lei Marx era solo miglior interprete della realtà di chiunque altro ma comunque quel che contava dal suo punto di vista era sempre e solo la realtà, in tutti i suoi aspetti meravigliosi e orrendi. Quale dunque la sua concezione del socialismo? Unità tra natura e storia come comunanza e continuità, nella sofferenza, degli esseri viventi. “Rimanere umani, scrive, significa gettare con gioia la propria vita sulla grande bilancia del destino, quando è necessario farlo, ma nel contempo gioire di ogni giorno di sole e di ogni bella nuvola“. Per Rosa come per Marx l’uomo è al centro di tutto e il socialismo non è un problema di produzione o di elettrificazione ma di liberazione dell’uomo, rappresenta un ideale solo in quanto è condizione di questo processo di liberazione. E non è neppure una fatalità, una tappa ineluttabile, ‘naturale’ del processo storico, ma è la conquista di ogni giorno e, al tempo stesso, la creazione di una nuova vita interiore e di nuovi rapporti: certo, anche rapporti economici di produzione, ma altresì rapporti politici di autogoverno e, soprattutto, rapporti umani di responsabilizzazione, di fratellanza e di amore. La società socialista? “Sarebbe vana cosa, se non contribuisse a realizzare questa fratellanza universale degli operai che è ciò che vi è di più sacro e di più elevato sulla terra“. La fede nella primavera, che ritorna frequente nelle sue lettere, è la fede in una primavera dell’umanità, in un nuovo soffio di vita e di libertà che lei vede nel socialismo, quella fede che i cristiani hanno simboleggiato nella risurrezione primaverile del Cristo. “La primavera, l’unica cosa di cui non ci si sazia mai, per tutta la vita, e che anzi, al contrario, ogni anno s’impara ad apprezzare e ad amare di più“.

I presenti alla fine dell’incontro hanno ringraziato per i tanti stimoli di riflessione

Ma ora, quale futuro? E’ ancora possibile credere nel sorgere del Sole dell’Avvenire?, ha concluso Arzani parlando di un mondo profondamento cambiato non certo nel senso auspicato in quegli anni di conquiste civili e sociali che seguirono il ’68. Così ha evidenziato la necessità di intervenire sui temi della sicurezza, “sono troppi i morti sul lavoro e gli incidenti non sono certo causati da semplice fatalità“. Ma non solo: “non si mangia col cemento, basta sacrificare campi di grano per costruire palazzi, capannoni, ospedali nuovi che peraltro non risolvono i problemi della salute“, “abbiamo bisogno di aria pura, siamo una città con un record europeo di inquinamento da fumi e da smog“, “dobbiamo fermare la logistica selvaggia, occorre regolamentarne lo sviluppo“, “servono piante che ci regalano ossigeno, più parchi e meno cemento appunto“. Così ancora Dalila ha concluso la serata dando lettura della lirica che chiude ‘Nelle fauci degl’Agnelli’, appunto quella che titola ‘La più bella pianta della foresta‘ e che inizia con un avvertimento: “All’alba sono arrivati ai cancelli / camion, ruspe, i signori della morte / autorizzazioni firmate timbrate / obiettivo la più bella pianta della foresta…. //”

Antonio Mosti

Si è così concluso, ieri mercoledì 25 maggio, l’incontro, per l’esattezza il terzo, proposto dall’associazione di volontariato ‘Fabbrica&Nuvole’ con la rassegna intitolata ‘I mercoledì con i grilli per la testa‘ e in attesa del prossimo appuntamento di mercoledì 1° giugno con la poesia di Sabrina De Canio, codirettore del Piccolo Museo della Poesia, per tutti gli intervenuti il buffet offerto dal Presidente dell’associazione, Bernardo Carli.

E via al buffet offerto dal Presidente dell’associazione ‘Fabbrica&Nuvole’ Bernardo Carli

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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