Bologna, Congresso regionale D.S.: finita una fase se ne apre un'altra, lungo strade diverse, con tanta tristezza.


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[ Tarocchi: la carta della Torre ]

[ Significato divinatorio: cattive stelle, non è il momento giusto per agire, le stelle non sono a favore del progetto, è il momento per fermarsi a riflettere ]

[ www.cartefortunate.com/arcani-maggiori-torre.gif ]

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Ingresso del Palanord, Bologna, congresso regionale D.S., l’ultimo prima della nascita del Partito Democratico. I conti sono ormai chiusi, la voglia di incontro con il popolo dei cattolici moderatamente progressisti ha prevalso sulle ragioni della tradizione socialista, “bisogna saper andare oltre, non restare ancorati al passato”.

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All’ingresso del parco nella periferia della città rossa per antonomasia, mi accoglie un anziano compagno bolognese, di quelli del vecchio PCI, di quelli che non hanno ancora ben capito la direzione verso la quale soffia il vento.

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Gli sfugge l’occhio sul sedile della mia macchina, vede la copia dell’Unità e, col cuore in mano e un groppo in gola mi dice, “ma allora anche tu compagno sei comunista come lo sono io, anche tu leggi il mio giornale”.

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Ed io, che comunista non sono mai stato e mai lo sarò, io sarei sceso dall’auto, io socialista dieci anni fa approdato ai D.S., l’avrei abbracciato. Mi sono limitato a guardarlo sorridendo, sussurrando con convinzione, pur sapendo di mentire,  certo che sono comunista come te, compagno”.

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In verità, pur nella diversità delle origini, siamo uguali, probabilmente figli di un altro mondo passato, siamo gli anziani di una sinistra che ci sta abbandonando nelle retrovie, residuati di un tempo che fu.

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Piange il cuore a sentire dal palco affermare che la crisi della politica è conseguenza della crisi della forma partito tradizionale, della crisi delle ideologie storiche, del sistema elettorale basato sulla presenza di troppi partiti. Non mai di una classe dirigente che nemmeno la sogna, l’autorevolezza politica dei “padri della Patria”, i leader del dopoguerra, i fondatori della Repubblica.            

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Dal confronto e dalla mediazione tra diversi nasce il progresso. Questa è la base della democrazia, altrimenti torniamo ante 1968, quando tutto era deciso verticisticamente da segreterie di Partito o sindacali isolate nelle loro torri d’avorio e bisognò inventare l’autunno caldo per affermare che la democrazia nasce dal basso, dalla partecipazione diffusa.

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Tutta la vicenda del Partito Democratico sembra invece la decisione finalizzata alla sopravvivenza di una nomenklatura politica sempre più incapace di capire il cambiamento dei tempi e della sensibilità, della coscienza, dei bisogni di una società industriale avanzata: due debolezze si intrecciano per mantenere la posizione ma, senza incidere sui valori, mettendo anzi in discussione proprio i grandi valori quali la partecipazione diffusa a favore di un pragmatismo utile al governo spicciolo, difficilmente potranno mutare lo stato delle cose e superare la crisi.

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Dice bene Fulvia Bandoli che getta il cuore in platea: occorre più socialismo moderno, non meno.

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Maurizio Migliavacca, responsabile nazionale dell’organizzazione, invita tutti a partecipare alla fase costituente, condizionando con la presenza ed il contributo la nascita del nuovo Partito.

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Il guaio è che molti, dieci anni fa, hanno creduto nel nuovo partito della sinistra socialista europea, hanno quindi aderito ai D.S. come partito impegnato in un grande progetto di respiro europeo ed ora invece quel Partito non solo non si dichiara più socialista ma addirittura di fatto non esiste più.

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Tra pochi giorni, concluso il rito dell’assise nazionale a Firenze, i gruppi dirigenti dei due maggiori partiti dell’attuale alleanza ulivista daranno vita ad un nuovo partito unico dall’incerta ed indefinita identità, senza riferimenti internazionali.

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A questo punto “le nostre strade, cari compagni, si dividono”, ha formalizzato Franco Benaglia, compagno e amico personale di Valdo Spini. “Certo, restiamo tutti di sinistra, certo continueremo nell’azione di governo comune ma evidentemente partendo da posizioni diverse, in rappresentanza di partiti diversi”.

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Mestamente, almeno per quanto mi riguarda, nel primo pomeriggio di sabato scorso il congresso di Bologna si è concluso, assente Fassino, ufficialmente influenzato, con il 77,5% dei voti per la riconferma del segretario Montanari con la delega a traghettare i D.S. verso il nuovo Partito.

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8,46% contrari (probabile fronda alla persona e alla sua politica come avviene in ogni partito democratico che si rispetti), 14,04% gli astenuti, quelli della Mussi, cioè quanti, annunciando d’intraprendere una strada nuova, hanno ritenuto di non portare disturbi al manovratore, evitando anche di entrare nella nuova direzione regionale.

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All’indomani la stampa esalta il risultato della maggioranza e sostanzialmente tace degli accorati interventi della sinistra dissenziente.

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Nessuno stupore, niente altro che tristezza, la lunga e tortuosa strada comune è giunta alla fine.

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[ Tarocchi: la carta della Morte ]

[ Significato divinatorio della carta dritta: indica prudenza nelle cose che presuppongono cambiamento ]

[ Significato divinatorio della carta rovescia: morte, malattia, suicidio, delusione, corruzione ]


Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

Una risposta a “Bologna, Congresso regionale D.S.: finita una fase se ne apre un'altra, lungo strade diverse, con tanta tristezza.”

  1. dura è la strada della politica italiana

    orfana, suo malgrado, del pentapartito

    nel cui calderone tutto si conformava…

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