Vlaminck fu un fiero autodidatta: la sua arte vuole essere libera e immediata, senza interpretazioni filosofiche o letterarie; anche se in un primo tempo si ispirò all’impressionismo, in breve tempo se ne allontanò e guardò con interesse ai colori forti e puri di André Derain e Henri Matisse. Nelle sue prime opere i colori sono accesi e gli elementi del paesaggio sono semplificati in linee contrastate, che danno un grande senso del ritmo e del movimento con poca grazia e molto dinamismo: le pennellate non comunicano armonia, ma forza ed energia. Su consiglio di Henri Matisse, presentò al pubblico i suoi primi dipinti al Salon des Indépendants, poi nel 1905 partecipò al Salon d’Automne e i critici lo inserirono a pieno diritto nel gruppo dei fauves: per il suo stile decisamente aggressivo e per l’uso di colori puri, talvolta spremuti direttamente dal tubetto sulla tela, si affermò come l’esponente più radicale del gruppo.
L’unione dei fauves fu fragile e breve: dopo il 1907 il gruppo si sciolse e ogni artista intraprese un percorso autonomo. Anche Vlaminck mostrò una pittura diversa da quella degli anni precedenti: dopo aver conosciuto l’opera di Paul Cézanne, la sua pittura si compone di paesaggi e di nature morte dai colori meno accesi e da un cromatismo drammaticamente espressivo. I contorni sono meno marcati, le pennellate sono meno nervose, il disegno è semplificato, le linee curve si affiancano a quelle rette dando un maggior senso di profondità e d’armonia.
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