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Così, inaspettatamente, il pennello ti prende la mano, prende spunto da un’idea tua e lentamente si fa rappresentazione d’una realtà o d’un essere del tutto autonomo. Lasciando l’autore stupito poiché la rappresentazione è andata ben oltre alla sua intenzione. Così definirei il dipinto targato estate dell’anno 2008, l’ottavo quadro della mia vita che arriva dopo un silenzio creativo durato tre anni (con un tentativo intermedio di realizzare un “ponte del diavolo” ad acquerello, finora rimasto incompiuto). In un pomeriggio di tiepido sole, nel silenzio della dacia, cullato dalla leggera brezza e dallo scorrere dell’acque del fiume Trebbia, nasce così “Vanno, vengono, a volte sfuggono, lasciano spazio ad altre” pensata come semplice riproduzione d’una grande nuvola intravista in cielo ed invece in breve, inconsapevolmente, diventa rappresentazione di un’anno di transizione, d’inatteso cambiamento e que serà, que serà, nessun saper potrà cosa torneranno ad afferrare quei due rami protesi al cielo. Il prodotto artistico dunque prende vita propria, sorride maliziosamente facendo occhiolino all’artista autore, solleva un velo sul suo presente, parla di ciò che é stato ed ora illumina altri sentieri per permettere altri incontri, un possibile futuro a venire che forse é già nel presente. Ma era solo un dipinto mio, la rappresentazione di quella nuvola intravista nel cielo d’una tiepida giornata di sole in riva al fiume! Nientaffatto, come ogni opera d’arte nasce da un’idea e dal pennello dell’autore ma in breve assume vita propria, autonoma e diventa patrimonio di chi in essa sa riconoscere il proprio essere. Artista compreso.
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