“Traditori di tutti”, romanzo di Giorgio Scerbanenco, Garzanti Elefanti

Notte a Milano, all’Alzaia Naviglio Pavese. Nella nebbia una piccola utilitaria quattro posti della Fiat rallenta e ferma la marcia su ciglio del canale. Spegne le luci, una bella ragazza, americana, scende per fumare una sigaretta. Le due persone sedute sui sedili posteriori, ormai anzianotte, appesantite da qualche chilo di troppo, vagamente strafocate da una cena lucculiana, acconsentono approfittandone per assoprirsi. Così nessuno dei due si accorge che l’auto lentamente si muove sotto la spinta da tergo della giovane venuta dalla lontana America. Una morte dolce: nell’acque passeranno dal sonno a miglior vita ignorando il motivo di tanto accanimento. Ma non basta. Altri morti seguiranno in una vicenda d’intreccio d’affari e droga, passando attraverso vecchie trattorie ormai purtroppo introvabili nella Milano ipertecnologica odierna.  Senza dimenticare il riaffacciarsi di ricordi e vicende legate ai tempi della guerra, della Resistenza, della ricostruzione quando c’era chi fuggiva magari svendendo ricchezze immobiliari e non accumulate dalla parte ormai sbagliata e naturalmente c’era chi sulle sventure di quelli in fuga pensava bene d’impostare la (propria) “ricostruzione”. Il tutto condito dall’impareggiabile penna di Scerbanenco, romanziere e giallista che non può essere commentato: le sue opere devono solo essere lette. Provare per confermare. 

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Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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