26 giorni di ricovero, il rilascio e l’inizio del recupero del mio mondo nella nuova dimensione (1)

Già lo si é detto: 26 giorni di ricovero, dal 30 maggio a sabato 24 giugno e alfin della fiera il ritorno a casa, i primi timidi passi, le medicazioni alle ferite da parte di Marica, l’infermiera dell’assistenza domiciliare, il campanello che suona, arriva Lucia, bionda fisioterapista. Ricordi. Anni fa con un collega era venuta in ufficio per trovare il modo per poter svolgere attività in libera professione presso l’Asl ma idea e progetto finirono nel nulla. Il naso fuor di casa. Occorre salire in ascensore, in piedi, con le stampelle, Dalila introduce la carrozzina piegata, scendo a piano terra, si riapre la carrozzina ma devo ancora scendere lo scalino dell’ingresso, finalmente sedermi e Dalila mi spinge fino al garage. Salgo in macchina, si va all’Ipercoop.

M’aggiro, giusto un pò perso tra gli scaffali, devo trovare il senso della mia nuova dimensione. Dalila acquista, io suggerisco, é sempre un lavorar in coppia. E quando s’avvicina l’ora dell’uscita lei ha un’intuizione: mi tampona!!! Un incidente volontario che le perdono e del resto niente colpo di frusta, anzi. Col carrello mi spinge io non faccio fatica e lei praticamente neppure e la gente che ci vede sorride esaltando la genialità e la furbizia della gentil consorte. Ah, ma le donne…

E non finisce qui, il rientro nel mio mondo prosegue. A breve primo controllo in reparto e visita medica fisiatrica nell’ambulatorio di via Caffi per prendermi in carica. Niente cena di festeggiamento per il compleanno di Dalila. Tutto segretamente organizzato, prenotazione effettuata, all’ultimo minuto Edoardo lamenta un possibile principio d’influenza. Disdetta, inevitabile rammarico del ristoratore, alla sera a tavola in cucina ci regaliamo un dolcetto gentile e gradito omaggio di Alessandra, pristinera sottocasa, da dividere in due. Sarà festa grande la prossima volta. Parte l’organizzazione per un mercoledì poetico musicale in via Roma al 163 da Fabbrica&Nuvole di saluto all’estate. Sarà il 12 alle 18.30, un’ora la durata, poi ricco buffet. Annunciato un incontro del Comitato Salviamospedale: inutile nuovo cemento, nuovo consumo di terreno verde, risistemiamo il nosocomio attuale di via Taverna ampliandolo e riorganizzandolo destinando le risorse alla medicina del territorio. Ma non solo. Si va nell’agriturismo dove nostra nipote, Olimpia, andava all’asilo e, sapendola lontana, dall’altra parte del mondo, un pò piange il cuore. Arriviamo, parcheggiamo ed è come rivederla che mi corre incontro, ed io la prendo in braccio, l’alzo verso il cielo beandomi del suo sorriso. Ah, la nonnitudine… Comunque nessun problema. Il comitato di ricevimento, tre quattro donzelle s’avvicinano, mi accolgono, mi salutano, mi regalano dolcezza e tenerezza. Ho la fortuna di avere apprezzamenti. Tuttavia devo riconoscere che, un tempo, le donzelle eran diverse, di tutt’altra specie. Qualcosa non quadra.

Così termina per ora la prima fase del rientro del Signor Bonaventura che non spera di vincere un milione ma d’essere esonerato almeno per un periodo significativo dal ritorno in ospedale e nell’attesa, chiedendo scusa alle gentil donzelle che, per salutarmi, han perso il posto in coda d’attesa della mungitura, si prosegua con la festa. Bando a dubbi e titubanze! Due fette di salame, due di pancetta, due di coppa, una di crescenza, una pallina di ricotta, una fetta di frittata. A seguire pisarei e per finire budino al cioccolato al sapore di tempi andati. Immancabili l’acqua, un pó di vino, un buon caffè e si torna a la maison. Prosit!

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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