Era il rappresentante di una rete di potere personale con radici nel sistema capitolino. Voleva crearsi uno spazio nella sanità pubblica emiliano-romagnola e, alla prima occasione, un po’ di malavoglia, accettò il ruolo di manager della marginale Asl di Piacenza. Era l’anno 2002 e, fino al 2008, si mosse con il metodo dell’uomo solo al comando, di fatto “occupando” i posti chiave della struttura sanitaria piacentina con affiliati al suo sistema di potere personale e nel contempo con chiari riferimenti politici. Innegabilmente il metodo aveva una sua efficacia capace di produrre effetti positivi anche nell’interesse dei piacentini ma, per quanto mi riguarda, credo in un sistema di potere a partecipazione diffusa e non nelle fascinose gestioni accentrate in un singolo “governatore”. Così anche successivamente al 2008, abbiamo assistito a gestioni per conto terzi delle risorse piacentine e, alla fine, i risultati non sono certo positivi tanto che ci troviamo a disquisire della ipotetica necessaria costruzione di un nuovo ospedale, vera e propria foglia di fico utile a nascondere i veri problemi del sistema sanitario piacentino, a partire dalla situazione della medicina territoriale che dovrebbe svolgere ruolo di filtro finalizzato ad evitare il ricorso improprio all’ospedalizzazione.
Ora Ripa ci ha tragicamente lasciati e il cordoglio è inevitabile senza per questo dimenticare risultati di gestione in alcuni casi di eccellenza rispetto ai nostri abituali standard ma in altri casi non certo negli interessi dei piacentini e questi purtroppo li paghiamo ancora oggi.