Con gli angloamericani sbarcati in Sicilia e le città italiane sottoposte a continui bombardamenti con centinaia di morti e migliaia di feriti, il 24 luglio 1943 il Duce ha convocato il Gran Consiglio del Fascismo, alle ore 17. La discussione prosegue per ore, concentrata sull’ordine del giorno presentato dal Conte Dino Grandi che, di fatto, chiede a Benito Mussolini di rimettere nelle mani del Re buona parte dei suoi poteri.
Dopo una breve interruzione alle 23 riprende la discussione e finalmente alle 3 del mattino del 25 luglio Mussolini mette ai voti l’ordine del giorno che raccoglie 19 voti favorevoli su 28.
In ogni caso il Gran Consiglio è organo meramente consultivo che peraltro il Duce non riuniva dal 1939 proprio per evitare che le decisioni in merito alla guerra potessero essere discusse dai suoi stessi gerarchi.
Dunque Mussolini potrebbe anche ignorarlo. Invece alle 17 si reca a Villa Savoia da Vittorio Emanuele, nella convinzione che, a parte qualche ‘aggiustamento’, otterrà la conferma della nomina a Presidente del Consiglio.
Non sapeva che 200 Carabinieri circondavano la zona e che un’ambulanza militare era pronta per portarlo via, in una caserma di Roma, in arresto.
Solo in tarda serata la radio interrompe le trasmissioni e informa delle dimissioni: « Sua Maestà il Re e Imperatore ha accettato le dimissioni dalla carica di Capo del Governo, Primo ministro, Segretario di Stato di Sua Eccellenza il Cavaliere Benito Mussolini, ed ha nominato Capo del Governo, Primo ministro, Segretario di Stato, il Cavaliere, Maresciallo d’Italia, Pietro Badoglio. »
Immediatamente il popolo, stremato dalla guerra sbagliata e ormai persa con centinaia di migliaia di giovani caduti, dalla fame, dai continui bombardamenti alleati, scende nelle strade festante e abbatte i simboli del fascismo.
Ancora di più la festa prosegue il giorno dopo, il 26 luglio, quando anche i quotidiani riportano la notizia. Un sospiro di sollievo attraversa l’Italia tutta. La guerra è finita, la dittatura è finita. Così sognano gli italiani. Purtroppo l’illusione dura poche ore.