Ci sono giorni che, una volta vissuti, è poi impossibile dimenticare. 24 giugno 2023. C’erano già stati i saluti del giorno prima ma, al cambio turno della mattina, ecco entrare in stanza quel ragazzo, Andrea, operatore socio sanitario, che, mi racconta, sogna di vincere il concorso per diventare milite di Guardia di Finanza e, poco dopo, con la sua casacca blu e lo zainetto in spalla, Deborah che, con la mano, non mi nega il lancio di un bacio. Parlavamo spesso, specie quando lei aveva il turno notturno ed io aspettavo l’antibiotico per via venosa delle 24. Ma ancora non è finita. Passano pochi minuti ed ecco Stella, a sua volta infermiera che tante volte si è presa cura, anche con la dovuta severità professionale, della mia persona tollerando le mie intolleranze e impazienze di paziente ribelle. A seguire, dopo un’ora circa, il saluto di Roberto, ultimo compagno di stanza nel tempo, che, arrivato il figlio, torna a casa. Ma finalmente arriva Dalila ed é la mia volta. 26 giorni dopo, l’ennesimo passaggio ospedaliero collegato – sia pure indirettamente, non in via principale – con il marzo 2020, gli 88 giorni di ricovero per polmonite interstiziale, Covid-19, Ultimo saluto di Carolina, Simona, Antonio e subito è stata festa. Avevo in programma una buona colazione in libertà al bar Tobruk a Borgotrebbia ma Il 24 agosto 2023 rappresenta anche il 5° anniversario di nozze di Edoardo con Daniela mentre loro figlio, Lorenzo, nato il 23 dicembre, ha superato i primi 6 mesi di vita. Pensavo festeggiassero per conto loro invece ecco la telefonata, “papà, ci vediamo al bar Pin-up a La Verza, dove fanno quelle brioches da sballo al pistacchio che tanto ti piacciono“.
Insomma, colazione insieme, ovviamente da tacere al medico di base e al diabetologo. Ci si fa del male, ma quando è festa, è festa. In veranda, con una bell’arietta, quasi come essere al mare o in montagna o in collina, dove porta la fantasia.
Poi Edoardo, Daniela e Lorenzo hanno salutato, sono andati a festeggiare a Rivergaro. Dal canto nostro, ovviamente inevitabile un saluto via whatsapp a Fabrizio & family emigrati in Nuova Zelanda, giusto dietro l’angolo di casa, precisamente e letteralmente geograficamente dall’altra parte del mondo, in procinto di visitare per la felicità delle bambine il parco di Jurassic World dove i dinosauri sono realizzati col magico Lego,
Fatto questo, ho guardato Dalila negli occhi. Ormai suonavano le campane del mezzodì, dovevamo tornare a casa? Ennò, non sia mai, poffarbacco! Ripeto, quando é festa la si onora e così eccoci alla Fattoria delle Bontà, a Pittolo, gambe sotto il tavolo. 26 giorni di ricovero ospedaliero valgon bene un piatto di lasagne e un bicchier di vino.
Pranzo “di lavoro”, primo, secondo, contorno, acqua minerale, quartino di vino, caffè, 14,00 €, cosa volere di più? Amaro Lucano, assolutamente proibito. Va bene sia festa ma non si può esagerare, siamo già oltre misura. Non riusciamo nemmeno a finire il secondo, otto fette di un ottimo roast beef che il ristoratore ci avvolge nella carta stagnola da portare a casa!
Ma non finisce in quel di Pittolo! Ancora, ci regaliamo un passaggio in libreria Fahrenheit, in città, nella centralissima via Legnano, parcheggio consentito per invalidi in piazza Duomo. Con la volontà di salutare Sonia e acquistare un vecchio romanzo di Francesco Guccini e Loriano Macchiavelli, ‘Tempo da elfi‘. Ma Sonia, informa Claudia che presidia il locale, é al mare con Enrico e anche il libro ormai datato non é più sugli scaffali.
Così, pur con mille altre idee d’immergerci nel nostro mondo dopo 26 giorni di ‘reclusione ospedaliera’, di fatto debellati dalla stanchezza, finalmente torniamo a casa. Ed io? Che dire, emozionato, di nuovo commosso. Proprio come quel 17 giugno 2020, quando allora con i due militi della Croce Rossa in ambulanza si conclusero i miei 88 giorni di ricovero per Covid-19 e iniziavano i lunghi giorni del post Covid e del Long Covid descritti nel mio libro “Fate in Blu, Fate Infermiere“, scritto quando ancora non sapevo dei giorni dal 30 maggio al 24 giugno 2023. Ma poco importa, le belle infermiere che si prendono cura delle persone sono sempre splendide fate e quanto al ritorno a casa, é sempre home sweet home.