Sogni dautore: Osvalda, infermiera in pensione, una vita di lavoro, di fronte a “Idee da Brugnello”, poesia dipinta

Che cosa significa essere scrittori, poeti, in generale artisti? Una domanda spesso dibattuta nei forum dei siti letterari (vedi, ad esempio, in ozoz.it) alla quale alcuni rispondono in base allo stato delle vendite dei “prodotti” artistici sfornati: dimmi quanti libri hai venduto, dimmi quanto valgono le tue tele e ti dirò chi sei.

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Beh, in questo senso il mio valore di mercato non va molto lontano ma, a dire il vero, non è d’arte che vivo. Posso vivere l’arte per passione. Si potrebbe allora sostenere, con marginalità, escluso dai grandi circuiti che contano.

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Da dilettante, magari di talento. Son piccole, le mie cose, le mie poesie, i miei racconti. Piccole in quanto destinate a pochi, quei pochi che posso raggiungere perché vicini al mio ambiente di vita.

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Alcuni di quei pochi, però, provano emozioni, di fronte alle mie cose e riuscire a trasmettere, a far vivere, a suscitare emozioni è il massimo dei sogni di un artista e poco importa se sono pochi: il risultato è raggiunto.

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Poesie, racconti, dicevo. Ma potrei aggiungere fotografie. Dipinti.

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Nella mia vita ho “giocato”, mi sono dilettato con i pennelli in due periodi, nel 1983, quando nato Edoardo per un mese ci siamo isolati a Biassa, sperduto paesetto all’ingresso delle Cinque Terre e ancora nel 2003, in un mese passato tra i monti dell’appennino piacentino in riva al fiume Trebbia, nella dacia affittata per far correre e crescere liberi nell’ambiente naturale Fabrizio ed Edoardo.

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Sei quadri in tutto, sei tempere realizzate in assenza di tecnica, sei semplici panorami rimodellati, nelle intenzioni, con gli occhi della poesia.

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Osvalda, infermiera dello psichiatrico in pensione, marito operaio, una famiglia semplice, una vita di lavoro dedicata alla crescita delle due figlie e oggi dei tre nipoti. Quel dipinto, “Idee da Brugnello”, lo aveva definito bellissimo già tre anni fa ed io mi chiedevo se non esagerava, se mi canzonava. Ma ieri, quando è entrata nella nostra dacia per salutare me e Dalila, rivedendolo il suo sguardo s’è accesso d’ammirazione.

 

La chiesa sul dirupo che si eleva dai sassi del fiume, il Trebbia, ed una pianta dai lunghi rami priva di foglie che sembra alzare il suo urlo di dolore contro le minacce all’ambiente naturale. Nel cielo, tra le nuvole bianche, un falco libra nell’aria. Brugnello, frazione della Corte Brugnatella, appunto.

E’ bellissimo”, ha sussurrato. Nei suoi occhi ho letto emozione, ho letto la poesia che quel dipinto sapeva trasmetterle. No, non per questo tornerò a dipingere, ormai è definito che la mia arte si esprime non attraverso i pennelli ma in diversa forma.

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Certo comunque in forma semplice, capace di parlare alle persone di tutti i giorni, le persone antiche, le persone che la cosiddetta “era moderna”, quella dell’aziendalismo spinto, dell’individualismo sfrenato, dell’arrivismo senza scrupoli,  vorrebbe superate, inutili, marginalizzate. Ricordo un amico, a sua volta operaio, Francesco Bonomini, mi disse “io capisco poco di poesia, la tua però la capisco, è semplice, alla mia portata”. Per questo, a sue spese, venne a suonare, ad accompagnare con il suo organetto diatonico le mie rap-presentazioni poetiche.

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Sapere con semplicità trasmettere emozioni, entrare in sintonia con le persone del mio mondo, quello semplice, piccolo, antico, capace ancora di solidarietà, questo mi fa sentire artista. Per questo, nonostante mi chiedesse il prezzo, quel quadro ieri a Osvalda l’ho regalato. Ottenendo due baci sulle guance e poi via, se n’è andata di corsa, gongolando, felice, di corsa per al più presto “farlo vedere al mio Luigi”.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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