“Vietcong 1970”, estemporanea pop fuor di mostra di Alberto Esse a Mamiano di Traversetolo

“Il laboratorio Esse a Italia Pop”, un articolo di Carmelo Sciascia

9 settembre 2016: alla presentazione alla stampa nazionale ed estera, della mostra “Italia Pop – L’arte negli anni del boom” alla Fondazione Magnani Rocca a Mamiano di Traversetolo (PR), anche Piacenza è stata presente, grazie al laboratorio di Alberto Esse. Ci sono a Piacenza un certo numero di biciclette che impazzano per le strade del centro storico. Non se ne notano di eccentriche, tranne qualcuna per un particolare colore o cromatura o, per la particolare pedalata dell’ amazzone del momento. Una bici senz’altro non passa inosservata, perché da tutte se ne differenzi: è una bicipoint, una bicicletta che funge da megafono pubblicitario. È un prodotto di Arte Contemporanea Popolare, un tipico prodotto artistico di Pop Art. L’ideatore e realizzatore di quest’opera è Alberto Esse.

Questa forma di comunicazione ed informazione democratica porta in giro i contenutici di scelte politiche dell’artista-proprietario che può essere un grande “SI” come quando si doveva votare il referendum per fermare le trivelle, come un grande “NO”, come in questo periodo in cui si prepara il voto per la riforma costituzionale voluta dall’attuale presidente del Consiglio. Quest’opera, come le tante altre realizzate dal nostro Esse potrebbero benissimo essere esposte oggi alla Fondazione Magnani Rocca dove è stata allestita una grande mostra sull’Italia dell’arte Pop, l’arte negli anni del boom. C’è in questa mostra esposta un’opera di Mario Schifano del 1960 e rappresenta un grande NO in smalto rosso su una grande tela di due metri per centosessanta. Ecco, oggi quel NO di Schifano realizzato come espressione di completa opposizione al sistema, potrebbe benissimo (fatte le debite proporzioni) stare nella bicipoint del nostro Alberto. La pop art italiana ha seguito diversi filoni, è stata comunque sempre espressione delle innovazioni che la vita reale e quotidiana andava acquisendo dalla produzione industriale e man mano consumistica.
È stata infatti la notevole produzione industriale, anche se effimera ed illusoria, a modificare la percezione della realtà e quindi dell’arte, come valore condiviso e condivisibile. Avrei visto volentieri esposte le opere di Esse accanto alle realizzazioni di Franco Angeli , opere cariche di significati simbolici ed allegorici, come le lupe o le aquile, simboli del potere politico e religioso. Le opere di Po(p)litica, di un’arte popolare e politica insieme, vedono esposto un capolavoro del sessantotto “Escambray Monumento” di Giangiacomo Spadari, un quadro di grandi dimensioni che rappresenta Che Guevara a cavallo con sigaro in bocca e fucile in spalla. Un’icona della lotta antimperialista in sud America come lo era Ho Chi Minh per la guerra del Vietnam. Ed ecco allora fare giustamente la loro apparizione anche i vietcong. I vietcong che ritornano dal nostro recente passato sono tre, per la verità. Il titolo esatto dell’opera è “Vietcong 1970” e sono tre sagome di polistirolo sagomate come rappresentazioni fumettistiche tridimensionali, dove i vietcong sono parte della vegetazione in cui si nascondevano e si mimetizzavano: era in fondo il loro habitat naturale! Sì, c’è Alberto Esse in questa manifestazione, in questa Italia Pop degli anni del boom, ma anche gli anni della contestazione e delle manifestazioni come testimoniano le opere di Adolfo Natalini (manifestazione del ‘65) , di Bruno di Bello (barricate di Milano del ‘67) o del già citato Franco Angeli (Souvenir del ‘68).
C’è come escluso, ma va tenuto conto che comunque ”essere fuori dal sistema dell’arte basato sul mercato non può essere di per se stesso condizione automatica per un giudizio di valore negativo”. Escluso perché fuori dal sistema economico attuale dominante il mercato dell’arte. Ma comunque presente! È la dialettica dell’esterno/interno, il rapporto tra chi è fuori e chi sta dentro il mercato dell’arte. Così come logisticamente oggi, giorno della presentazione alla stampa della mostra (si inaugura domani), c’è chi sta appeso alle pareti della Rocca e chi mostra la propria installazione nell’area esterna, prospiciente le sale. Esterno/interno come escluso/incluso. Stamattina alle otto si partiva in macchina alla volta di Mamiano di Traversetolo, alla guida Valerio Spagnoli che con questo viaggio festeggiava il proprio compleanno, accanto il padre Alberto Esse a fare da navigatore. mentre dietro io da solo a sorvegliare i “fantasmi” dei Vietcong. Giunti al piazzale del parcheggio, si montava il banchetto e si rivitalizzavano le sagome dei tre vietcong, alle dieci si volantinava l’installazione “Fuori Rocca” del laboratorio luogo mobile “Vietcong 1970”. Così si realizzava la performance di un laboratorio mobile, mobile come il bicipoint con cui abbiamo aperto l’intervento, perché in fondo l’importante è, non stare fermi in un luogo (essere in un museo) ma vivere lo spazio, il prendere coscienza , l’esserci, per potere contestare le ingiustizie del mondo sempre: l’imperialismo militare di allora in Indonesia, come quello finanziario e liberticida di oggi!
Carmelo Sciascia

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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