Un colpo basso, diritto all’anima e al cuore: dopo due anni di covid, post covid, long covid, la gente del Centralino dell’Asl, con la complicità di Dalila, saluta il pensionamento del loro ex Direttore: io in persona e gran festa fu!

… e mi trovai in una selva oscura (nei pressi del Grande Placido Fiume), un mio io con giacca cravatta, cappellaccio ed una donzella nascosta alle spalle, che non era Beatrice

Letteralmente… un colpo basso. Diritto all’anima e al cuore. Orchestrato da Dalila e Dorotea, ex collega impegnata nel Centralino Unico dell’Azienda Usl, uno dei diversi settori che faceva capo alla Direzione Amministrativa di Rete Ospedaliera dell’Asl piacentina che dirigevo fino al 1° maggio 2020, ultimo giorno di mia dipendenza con pensionamento all’indomani dopo 43 anni e 2 mesi di onorato servizio. Tanti saluti all’Azienda ma molti rapporti sono rimasti e, tra questi, con molti e molte centraliniste. Dorotea ma anche Libera, Carmelo, Clara, Fausta, Francesca, i due Andrea, Maurizio, Stefano, Marta, Claudia giusto per citarne alcune/i.

Comunque, Dalila, è tutta colpa tua, ti tengo d’occhio

Comunque. Dalila, per la prima volta nella nostra ormai lunga storia di coppia, decide di uscire per festeggiare, mi dice, i 43 anni di rapporto. Certo, ribatto io, era il 25 maggio del 1979, galeotto il luna park con le sue musiche, i suoi colori, l’immancabile galleria dell’amore, la ruota panoramica, l’autoscontro e fu un attimo, scattò il primo tenero bacio. Già, le ho osservato, ma tu ora proponi di uscire ed è ancora il 24 maggio, non c’è nulla da festeggiare. Bene, ha risposto lei parafrasando la risposta data ad Alice dal Cappellaio Matto e dalla Lepre Marzolina – con compartecipe il BianConiglio -, allora festeggiamo il Non-anniversario.

eccoli, i fedifraghi del Centralino Unico Azienda USL, ideatori della festa inattesa

E va bene, ma dove andiamo? Tu non ti preoccupare. Così mi ritrovo oltre Borgotrebbia, a due passi dal nostro Placido Grande Fiume, in una notte buia senza luna, in un agriturismo mai visto né conosciuto con tanto di asinello nella stalla, capre e gatti a gironzolare. Tutto avvolto nel silenzio d’una sera di Primavera ancora indecisa tra inizio di bella stagione e fine del fresco tardo invernale. Entro nel locale e… mi trovo davanti un pupazzo, una specie di spaventapasseri con camicia bianca, giacca, cappellaccio, cravatta con la foto della mia faccia a far da viso! Diavolo, ma io qui non conosco nessuno, chi mai ha orchestrato un fatto del genere? Il pensiero subito smentito: dietro alla testa del pupazzo intravedo i riccioli biondi di una ragazza, che non è la Beatrice del Sommo Poeta ma la diavoletta Dorotea. Mi giro e nella sala pranzo eccoli: gli ex colleghi e le ex colleghe del Centralino Unico Aziendale che applaudono, che vociano, e il Carmelo che mormora misteriose parole. “dottore, è pronta la giacca e la cravatta!”. Ma che dici, non le ho mai portate nemmeno in servizio di fronte ai gran dottoroni e ai Direttoroni venuti da lontano. Tu non ti preoccupare, se non lo hai fatto allora, lo farai adesso. Mah, povero Carmelo, sarà l’età ch’avanza senza pietà?

Musica, allegria, buoni piatti, vino e un sacco di risate, ma che bella compagnia.

Non capisco e non ci bado, entro nella sala e mi ritrovo seduto a capotavola, sulle pareti altre immagini, fotocopie tarloccate con i volti dei Blues Brothers, il mio e quello di Dalila. Mamma mia, ma che serata sarà? Beh, sono emozionato e ancora non so come e quanto lo sarò alla fine. Perché certo s’inizia la cena tra ricordi, racconti, aneddoti, risate. Ma poi…

Clara, Marta, Fausta, Libera, e …

Poi Libera, Dorotea. Fausta, Clara, Anna vanno in bagno. Normale, direte tutti perché si sa, tutte le donne vanno in bagno in compagnia. Certo. Ma non per trasvertirsi al modo dei Blues Brothers, uscirne dopo aver attaccato un disco che suona “Everybody needs Somebody to love” e … costringermi a travestirmi a mia volta. Così, nonostante i muscoli della gamba sinistra grazie al post e al long covid lamentino dolia, dopo 40 e più anni… ballo una specie di twist tra lo stupore generale. Mi sembra di rivivere i tempi lontani d’una sera scatenata al King di Castel San Giovanni o quell’altra notte al Pierrot di Sarmato, con quell’amica imboscata nei bagni con tal Renato Zero, sperando d’essere la sorcina della vita di quel giovin cantante.

Carmelo, Claudio, Stefano, Andrea seduto, Maurizio, Andrea e qualcuno che diceva “niente corna, mi raccomando”

Non dura molto, invero e dopo poco mentre le ragazze si scatenano, devo sedermi ma la soddisfazione è incontenibile. Ma non è finita. Si riprende la cena dopo avermi permesso di tornare agli abiti ‘normali’. Ma giusto per consumar un piatto di portata poi s’allontana Libera, sempre verso il bagno stavolta sola. Torna con toga e cappello da laureato che mi fa indossare per una piccola cerimonia: nel silenzio ossequioso di tutti gli astanti dà lettura della pergamena che mi consacra pensionato con tanto di laurea honoris causa non so bene in quale disciplina, forse dottore in Direttorite acuta della… Dart. Cioè sbaglia tutto, mai avuto a che fare con la Direzione Amministrativa di Rete Territoriale e infatti esplode la risata e la protesta collettiva. “Noi siam della Daro, siam gente dell’ospedal”. Daro e Dart, ospedale e territorio, un pò come Milan e Inter, Samp e Genoa, Torino e Juventus. Ma alla fine è sempre sanità, al servizio della salute di tutti.

Con Dorotea, l’innarrestabile

E ancora Libera, balla con il mio pupazzo lasciandomi in discussione con la solita gamba sinistra che s’impone e mi sconsiglia d’avventurarmi in un ulteriore roteante ballo fuor di pista per onorar la stupenda festa. Musica, allegria, buoni piatti, vino e un sacco di risate, ma che bella compagnia. Per festeggiare due anni dopo il mio pensionamento. La festa che finora, tra covid, post covid, long covid e chi più covid più ne metta, non era possibile e che comunque era del tutto inaspettata. A mia insaputa!

L’incoronazione: Direttore che fu, pensionato che è

Così, con la consapevolezza di un grande inatteso omaggio per aver saputo da Direttore – che ancora oggi Andrea chiama ‘capo‘ – coinvolgere, rispettare, aiutare chi collaborava con me sempre al servizio dei cittadini, così è giunta l’ora di salutarci, di abbracciarci e dico la verità, ero e sono a giorni e giorni di distanza ancora emozionato e commosso: pura e sacrosanta verità. Grazie a tutti, a Dalila, a Dorotea, a Libera ispiratrici del malaffare, e naturalmente un abbraccio a tutte. Quanto agli ometti, s’accontentino oltre al ringraziamento, d’un sentito Ciao.

e come sempre, arriva il brindisi finale

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Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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