Era talmente immerso nella lettura di quel miracolo di libricino, di quell’arioso labirinto di parole lucenti, che non si accorse, nonostante i ripetuti avvisi, che la Grande Libreria stava chiudendo.
Non riusciva a distaccarsi dalla voce suadente che sembrava prorompere da quelle pagine, non appena dischiuse.
I commessi, esausti dopo la giornata di lavoro, non lo notarono, appoggiato allo scaffale più nascosto e mal illuminato, quello della “Poesia”.
Quando si accorse di essere rimasto solo, era troppo tardi. Il suo bisogno di Insulina, divenuta per lui quasi vitale, negli ultimi tempi, per le sue condizioni generali, e che sbadatamente non portava mai con sé, uscendo per una breve passeggiata, non gli permise di arrivare all’apertura della Libreria del mattino dopo.
Ma era, comunque, arrivato all’ultima pagina; ed ebbe ancora il tempo di sussurrare: “Ora sto bene”.
Nota: nell’immagine d’accompagno il dipinto “Il giovane malato, olio su tela di Lorenzo Lotto”