“TERZO MILLENNIO – QUALE SINISTRA Alternativa per Piacenza 2022, tutto sbagliato e da rifare?”, intervento di Antonella Lenti, giornalista (dal blog ‘Il Taccuino’)

Immagine da Piacenzaonline.info

Tutto sbagliato e da rifare per Alternativa per Piacenza? Politica sopraffatta da sfiducia e linguaggi diversi.

E’ quello che appare osservando il declino (evidente da un po’) di un progetto politico che forse non ha retto al peso della trasformazione. Ha ceduto sotto il peso e l’incalzare del divenire naturale che arriva quando dalla teoria ci si misura con la prassi, con la realtà delle cose. Realtà fatta sì di prospettiva, ma anche di storie personali del qui e ora che in una vicenda politica (fortemente coinvolto anche il portato umano) assumono un peso rilevante. Si può spiegare anche così quello che sta succedendo ad Alternativa per Piacenza cresciuta in questi mesi nell’attenzione anche dei cittadini di centrosinistra negli anni disillusi e distaccati dalla politica.

Alternativa per Piacenza – Partita lunga un anno

In questa partita – è lunga più di un anno con tanti step – ci sono due elementi fondanti. Da un lato i rappresentanti politici “uniti” con parte variegata di società civile e dall’altra l’elettorato che osserva, si orienta e si crea aspettative e poi si disillude di nuovo. Un brutto colpo che rischia di convincerli che quell’apertura di credito era mal riposta. La separatezza tra i due corpi: politica e cittadini è andata crescendo in questi ultimi decenni. Un fenomeno nuovo in questa forma quasi fosse una diretta conseguenza, un portato dell’innovazione di questo inizio di Millennio. Quella degli elettori del centrosinistra infatti è una delusione di campo (tangibile soprattutto nell’astensione dal voto) che arriva da lontano, molto forte e che attiva sentimenti profondi. Tanto profondi che talvolta rasentano anche la crudele disaffezione per svanire nell’indifferenza che si fa poi strada trasformandosi in diffidenza e sfiducia. Indifferenza, diffidenza e sfiducia elementi cruciali a cui si aggiunge una stanchezza dettata dall’inconcludenza della politica stessa. Sempre tesa a perpetuare l’esistente e a crogiolarsi nel quieto vivere.

Alternativa per Piacenza – La politica del Millennio

Per capire che cosa è diventata la politica – condita solo di battute amplificate sui social, protagonismi da piacioni dello spettacolo tanto a destra quanto a sinistra – non sarebbe male posare l’occhio su questi ultimi 20 anni in cui è pesantemente mutata fino quasi ad azzerarne la funzione se non nei topici momenti di ricerca del consenso, sia la struttura dei partiti sia il rilievo del ruolo positivo che la Costituzione assegna loro. Nel campo della sinistra e del centrosinistra – di questo si sta parlando (anche se sembra sempre più difficile pensare che i due elementi possano stare insieme) – dal film “Aprile” in poi con l’esortazione “D’Alema dì qualcosa di sinistra” di Nanni Moretti) nel concreto le cose come progetti di cambiamento, strategie di giustizia sociale, equità tra i cittadini, sono andate sempre più sbiadendo. Dalle piazze dei girotondi tinte di viola a quelle colorate di arancione si è passati – in particolare in quel recinto di sinistra campo largo come è d’uso dire oggi quindi centrosinistra – in men che non si dica al grigio spento di una politica che si mostra assente all’ascolto di un reale che romba. Fa rumore nelle strade, nelle case, nei posti di lavoro, nei bisogni dei piccoli e degli anziani. Timorosa di dotarsi di coraggio a quattro mani e prendere atto che forse in quello che si è rinunciato a fare fino ad ora potrebbe anche esserci del buono. Ma i vecchi vizi tornano a galla.

Alternativa per Piacenza – Tanti vecchi e i giovani?

Del resto l’età anagrafica della politica nostrana non si presta a cavalcare “quello che non si è mai fatto”. E’ umano, normale. Anche nella vita quotidiana di tutti noi succede. E succede anche in politica. All’incanutimento dell’azione politica dei partiti si affianca nello stesso tempo una spinta forte proveniente da quell’elettorato di una sinistra larga che ha intravisto la possibilità di riprendere le redini spezzate delle loro speranze. La domanda è forte, irruente, decisa ad andare fino in fondo e soprattutto convinta che la mediazione non debba essere più la strada politica da seguire.Per troppo tempo ha portato immobilismo, per troppo tempo ha allontanato l’obiettivo iniziale. Se politica deve essere deve avere connotati chiari, programmi puntuali che non lascino spazio a interpretazioni. Tutto questo “nuovo sentire di partecipazione” è spinto anche da una forza nuova: la necessità di correre, di fare presto per recuperare il tempo perduto: sulle scelte non fatte e sul deficit di partecipazione. Partiti e movimenti appaiono come due faglie terrestri che quando si muovono si scontrano, sovrapponendosi (come sta accadendo) e ciò può portare rotture anche drammatiche.

Alternativa per Piacenza – Il linguaggio è il problema

E poi c’è un altro elemento da considerare: il linguaggio. Nella vicenda politica (o prepolitica) di Alternativa per Piacenza il linguaggio ha un ruolo predominante. Perché dietro alle parole usate si apre sempre un mondo. C’è un disegno, una prospettiva che tante volte delinea un progetto del tutto diverso da quello che intende il tuo compagno di viaggio che sembra condividere con te lo stesso principio. Prendiamo ad esempio il concetto di unità reclamato, affermato sostenuto a parole da tutti e declinato nei fatti con sfumature diverse quasi opposte. E così succede che dell’unità tanto affermata si perdano i contorni e anche l’importanza. Che in Alternativa per Piacenza il tema dell’unità si sia sfaldato quasi polverizzato non è notizia di oggi. Forse al fondo del problema c’era dall’inizio una questione di linguaggio. Avevano presente i protagonisti il significato profondo delle parole e dei concetti sostenuti dai rispettivi compagni di strada? E soprattutto su quali basi si era costruita l’indispensabile fiducia reciproca rispetto all’impegno e alla fisionomia che avrebbe dovuto avere il progetto finale? L’impressione è che siano elementi questi poco indagati dalle parti in questi ultimi mesi. L’impressione è che vi sia un pacchetto di “non detti, di mezze verità” che poi deflagra inevitabilmente. E soprattutto una difficoltà di rapporti e di comprensione del linguaggio tra la parte “più politica” (leggi tavolo politico) e quella più ideale (leggi assemblea sempre molto partecipata da cittadini singoli, espressione di associazioni ecc). Ancora una volta entra il tema del linguaggio che quando non comunica rischia di scadere in giudizi trancianti che certo non aiutano a ricostruire e soprattutto a tentare di aprire il capitolo della comprensione.

Alternativa per Piacenza – Come sta il paziente?

Ora bisogna chiedersi se si è di fronte a un paziente terminale o se sia alle viste una cura in grado di rimetterlo in piedi. E chi potranno esserne i “salvatori”? E ancora: di fronte a questa situazione viene da chiedersi come verrà divisa l’eredità di questi mesi che oltre a un nome “Alternativa per Piacenza” appunto ha anche un bagaglio programmatico di cui per la verità si conosce molto poco se non che resta un progetto aperto in attesa di approfondimenti sulle questioni cruciali. La divisione delle sorti e dei destini di Alternativa per Piacenza (non si dovrà chiamare più così ma lo utilizziamo per comodità) dunque sembra al momento l’unica strada. Alternativa per Piacenza come già avevamo intuito (e scritto) nei giorni scorsi si dividerà in due tronconi: composti da chi e su quali programmi è da vedere. Comunque sia emergono due appunti che devono essere detti. Primo: perché Alternativa per Piacenza invece di entrare nel merito dei temi scottanti che riguardano la città si è inceppata  su altre questioni: candidature, regole su regole, primarie larghe o primarie strette… Secondo: tutto questo gergo politico quali messaggi può aver dato a un elettrice o a un elettore di centrosinistra che una volta partecipato, letto, sentito, visto i grandi propositi di quel progetto, si era convinto a ritentare come parte di un progetto politico? Forzandosi anche un po’ ad uscire dal letargo partecipativo auto-imposto un po’ per protesta e un po’ per esaurimento? In attesa di capire meglio la genesi di questa svolta (ci saranno diversi incontri in programma) che evidenzia anche una debole maturità in un momento in cui ce ne sarebbe un gran bisogno, resta da domandare ai protagonisti di questa vicenda: avete in mano qualcosa da cui partire per ricostruire?

Fonte: antonellalenti.it

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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