Tanta bella gente a Malpensa in attesa di un tuffo lassù, nel blu dipinto di blu

Ieri Edoardo e Daniela sono partiti destinazione la Merica, come la chiamavano i nostri emigrati – in genere contadini in lotta con la miseria e la fame – di inizio novecento. In realtà resteranno pochi giorni, ma l’American Dream, il Sogno Americano c’è tutto: dal 3 al 6 giugno a New York cioè da oggi e fino a sabato grande appuntamento al Comic Con. Presenze attese Spider Man, Batman e tante Anime, gli eroi a fumetti e, per Edoardo, il Sogno di proseguire nel non certo facile cammino nel mondo delle ore trascorse da tanti di noi con gli albi della Marvel, della Disney, di Bonelli editore. Certo devo dar atto del piacere di accompagnarli a Malpensa, chiacchiere in allegria, le brioches con crema di prima mattina in attesa dell’apertura del Gate, un salto nella libreria, edicola, gadget insulsi e inutili ma per tutti i gusti, l’ora dei saluti, il ritorno in città non senza negarsi un ultimo sguardo ai grandi aerei, quelli ancora fermi in pista, quelli che si alzano maestosi tuffandosi verso l’alto, nel blu dipinto di blu del cielo azzurro. Una riflessione. Su quando ero giovane, anni settanta. L’aereo, il volo erano privilegi con costi assolutamente proibitivi per il popolo dei lavoratori. Il popolo delle fabbriche, le genti dei lavori nelle campagne. Si viaggiava in Vespa, sui lunghi tragitti in treno come in treno s’andava a Rimini in non meno di 5 sudate ore (inesistente l’air conditioned) e chi aveva la 1100 al limite affrontava l’autostrada per arrivare a Roma, finestrino abbassato e braccio esposto al vento per placare l’arsura e la calura. Oggi Malpensa era affollata e tanti gli aerei in partenza pieni di genti, tanti da riempire lunghe file a testa in su di fronte ai monitor con orari e informazioni per Londra, New York, Berlino, Madrid, Mockba: per ciascuno, single o gruppo, la destinazione prescelta. Gente assonnata, gente allegra, uomini d’affari, turisti indifferenti, impiegati in vacanza, viaggiatori per caso, giovani, ragazze innamorate, giovani madri con i figli piccoli tenuti per mano e sorrisi, sorrisi, sorrisi e molti, tanti baci abbracci affettuosi. Per tacer delle hostess, quelle belle e anche quelle ormai attempate con minigonne ormai eccessive, tacchi rimbombanti e forse dentiere da mettere a bagno per la notte. La riflessione? Malpensa ci illumina: il mondo è cambiato, nonostante tutto, questo è ancora il tempo di un benessere che in quei lontani anni settanta nemmeno potevamo immaginare quando con gli amici s’andava a Cannes con la sbuffante 127 a dormire in sacco a pelo nella spiaggia libera o nei giardinetti a rischio d’incursione – coi manganelli – della Gendarmerie in funzione anti. Anti cosa? Anti tutto e sopratutto anti lazzaroni senza soldi in tasca, che manco potevano sognarselo l’aereo e men che meno potevano pensare di volare oltre oceano alla ricerca di un futuro che si esauriva nel posto alla catena di montaggio della grande fabbrica di veicoli industriali, lavoro da mattina a sera per pochi danari, e al massimo per i più fortunati posto da ragioniere in banca trovato grazie alla raccomandazione di quell’amico del papà, quello che stava bene: viaggiava con l’Alfetta e faceva il ferroviere, però personale viaggiante! Ed è questo il mondo che s’è realizzato, il mondo che permette a tanti di volare lassù, in alto, tra le nuvole che sembrano girare come una vecchia giostra del luna park. Lassù, ad allungare le braccia con la speranza di afferrare la coda del sogno che scalda il cuore di ogni viaggiatore.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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