“Storia vera e terribile tra Sicilia e America”, di Enrico Deaglio, Sellerio editore

Erano cinque siciliani, originari di Cefalù, i primi arrivati negli Stati Uniti da dieci anni, l’ultimo, ventiduenne, da due mesi. Insediati a Tallulah, un insignificante borgo del profondo sud americano, dove, conclusa la guerra di secessione, ritirate le truppe vittoriose degli yankees, formalmente finita la schiavitù dei neri, il razzismo e il prevalere dei bianchi sui neri era ancora senza limite. Addirittura, in quella Lousiana terra di piantagioni di cotone, bastava poco per scatenare il linciaggio. Un nero sfiorava una donna bianca oppure mancava di rispetto ad un bianco? La sua sorte era segnata: penzolare dal robusto ramo di un pioppo e se aveva la fortuna di finire invecein galera, nessun problema. Arrivava una folla inferocita e magari ubriaca, dava l’assalto al carcere con lo sceriffo e le guardie che certo non rischiavano la pelle (o addirittura erano conniventi). E i siciliani? Era il 1899, li immaginiamo a vederli dal vivo? Ignoranti, alcuni non parlano inglese, con una pelle che sta tra il bianco e l’olivastro. Secondo il Lombroso criminali conclamati per origine. Insomma, negroidi, disumani, semi bestie, d’origine africana! Lonani figli di Annibale il cartaginese. Colpevoli, in quel di Tallulah, di avere una buona attività come fruttivendoli, in buoni rapporti con i neri, con prezzi e capacità commerciali senza paragone rispetto ai ‘concorrenti’ americani. Comunque in ogni caso, non va dimenticato, potenzialmente mafiosi e quindi comp0lottisti contro i buoni bianchi. Era il luglio di quel 1899. uno di loro osa sparare (con un fucile a pallettini) ad un giovane medico colpevole a sua volta di aver ammazzato una capra di Giuseppe, in quel momento a terra con l’americano che lo colpisce alla testa col calcio del revolver. Il medico è ferito ma cade a terra come morto e la folla, presente (come mai?), che sembra in attesa pronta, non ha pietà, non lascia scampo a chi ha sparato ma parte la caccia anche agli altri, sicuramente innocenti. Tutti finiscono appesi. E nessuno, per tutto questo, pagherà. Le autorità semplicemente parleranno di ‘incidente’ e di impossibilità di individuare i responsabili. In fondo quelli erano esseri inferiori, dagos, come venivano chiamati con disprezzo. Analfabeti, sporchi, puzzolenti. E magari capaci di insediare le donne bianche, addirittura di sfiorare la mano della donna che porgeva la moneta per pagare la frutta che acquistava (la moneta doveva essere lasciata cadere a terra e lì raccolta). Ma il presunto razzismo in realtà serviva come paravento per coprire anche altri interessi e di questo ci parla Enrico Deaglio nel suo libro-inchiesta utile per conoscere i lati oscuri delle storie di emigrazione italiana di quel triste fine secolo. Senza tacere del colpevole silenzio del Re sabaudo e della gestione dell’emigrazione dalle poverissime terre del sud da parte di Casa Savoia. Un libro che merita d’essere omaggiato al ministro dell’interno, il leghista Matteo Salvini, semprechè sia in grado di capirne ed approfondirne il significato umano e storico riportando quei fatti alla realtà dei tempi nostri.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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