Sindaci contro l’Asl a difesa dell’Ospedale di Fiorenzuola: ne vale la pena?

I Sindaci della vallata in testa ad una manifestazione popolare a difesa dell’ospedale (foto da www.liberta.it)

Prosegue, tra molte ambiguità, il braccio di ferro tra Sindaci e popolazione della Val d’Arda da un lato e direzione generale dell’Asl di Piacenza dall’altro in merito alla necessità dello sgombero (parziale) dell’ospedale di Fiorenzuola per consentire lavori di sistemazione del padiglione che sarebbe, secondo una perizia commissionata dall’Asl, a rischio sismico e, addirittura, statico. Un giorno Compiani, Sindaco del capoluogo della vallata e Presidente del Comitato di Distretto, annuncia l’accordo con l’Asl che accetta di autorizzare nuovi rilievi tecnici e di dare il via ai lavori limitando al minimo i trasferimenti. Il giorno dopo la direzione Asl, smentendo di fatto l’esistenza di accordi, convoca i primari interessati dell’ospedale (chirurgia, ortopedia, ginecologia, otorinolaringoiatria, pediatria) e li invita a prepararsi per lo sgombero forzato, eventualmente via intervento della Prefettura. Insomma, colpi bassi a tutto campo e apparente quasi totale mancanza di volontà di dialogo. Ma ne vale la pena? In base ai dati lasciati trapelare dalla stessa Asl solo il 28% dei residenti nella vallata (circa 40mila persone) che necessitano di ricovero si rivolge alla struttura di Fiorenzuola. Un dato che qualcuno, con una certa ‘indotta’ superficialità, interpreta come una vera e propria fuga. In realtà come sempre i numeri, se non inseriti in un contesto che li renda oggettivi, hanno scarso significato o addirittura possono portare a valutazioni superficiali. Sarebbe infatti corretto conoscere per quali tipi di ricovero il 72% dei valdardesi si rivolge altrove: forse, semplicemente, per specialità non presenti nella struttura? Nello stesso tempo sarebbe interessante parametrare il dato con quelli analoghi degli altri ospedali ‘minori’ della Regione. Per questo il dato lasciato trapelare, ‘buttato lì’ con nonchalance, sembra quasi l’ennesimo colpo basso utile ad una teoria di parte (lo sgombero magari finalizzato alla trasformazione della struttura in un grande poliambulatorio funzionante nel limite delle ore diurne, senza ricovero per intenderci – che sarebbe il sospetto della popolazione riunita in un Comitato di difesa -). Del resto, se fosse vera l’ipotesi di una ‘fuga’ per scarsa credibilità sanitaria, come si spiegano i 1.200 (milleduecento) valdardesi che hanno aderito all’invito di organizzare una catena umana capace di abbracciare l’intero perimetro dell’ospedale? Insomma, difficile stabilire quale sia la verità e dove stia la ragione fermo restando che un dato è ormai assodato: il rischio sismico e statico esiste. Il problema è se sono davvero necessari lavori tali da imporre l’abbattimento di un piano del padiglione con conseguente sgombero (tesi della direzione dell’Asl) o se gli stessi lavori possano essere calibrati in modo da evitare al minimo la chiusura e il trasferimento dei reparti nell’ospedale del capoluogo, Piacenza. Certo un fattore va considerato: dieci milioni di lavori ‘coperti’ dalle promesse (per ora verbali) della Regione sono tanta manna per le locali cooperative rosse e bianche in profonda crisi di attività dato il crollo del mercato dell’edilizia. Questo spiegherebbe, tra l’altro, l’atteggiamento, talmente cauto da risultare ambiguo, degli esponenti del PD provinciale sostanzialmente in linea con la direzione dell’Asl e non certo con i Sindaci della vallata e con gli esponenti del costituito Comitato di difesa, reduci da un confronto con  lo stesso Prefetto al quale hanno esposto le loro ragioni raccogliendo non minacce di sgombero ma impegno per un’adeguata soluzione della controversia. Insomma, la saga continua e, è il caso di dirlo, chi vivrà vedrà.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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