“Il signor parroco ha dato di matto”, romanzo di Jean Mercier, San Paolo edizioni

Jean Mercier è redattore capo aggiunto per le questioni religiose nell’importante rivista francese “La Vie” per cui non stupisce se, oltre al tono ludico che t’aspetti, scopri anche un’importante riflessione sulla condizione di un prete nei decisamente particolari tempi nostri. Innovativi, capaci di mettere in discussione tutta la teologia della tradizione con le sue indicazioni e i suoi riti. Che tuttavia non è detto siano sempre in contrasto con i bisogni dei parrocchiani, dei cristiani, dei credenti. Ben pochi dei quali, in realtà, trovano il tempo per la regolare frequentazione della chiesa parrocchiale e non sempre quei pochi che invece non mancano un incontro, una riunione, una funzione, non sono a loro volta genesi di problemi, contrasti, problemi per il povero parroco. Così un bel giorno ecco che Don Beniamino Bucquoy, stanco degli screzi tra Brigitte Charbonnier e Guillemette de la Fausse Repose per la sistemazione dei fiori in chiesa, piuttosto che per i rimbrotti dell’amico Vescovo, o ancora per gli attacchi che gli arrivano per una presunta tolleranza nei confronti dei ‘diversi’ (ma non siamo tutti uguali, davanti a Dio?), ecco che un bel giorno Don Beniamino scompare. Fuggito con una misteriosa Dama? Vittima di un gesto estremo? Oppure più semplicemente ‘rinchiuso’ nella ricerca di un diretto, personale, solitario rapporto con il cielo? Tutta la Francia lo cerca, disperatamente e non mancano i soliti chiacchieroni ognuno con la propria fantasiosa verità (manca soltanto la visione di un’astronave aliena) alla ricerca di un personale momento di notorietà. Un romanzo che diverte, con una conclusione sorprendente, ma che allo stesso tempo non manca di invitare alla riflessione sul nostro attuale rapporto con la religione, la divinità, il credo.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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