San Giorgio piacentino, il fascino sottile d’una trattoria d’antico stile e sapori

Il fascino sottile d’una trattoria d’antico stile e sapori dove il tempo sembra essersi fermato. Sono una persona semplice, di gusti semplici legati alle tradizioni contadine e operaie della mia famiglia. Sin da ragazzo con mamma e papà dalla città si andava fuori porta per qualche scampagnata in Vespa (la macchina era un sogno neanche da pensare) magari passando a San Giorgio piacentino per salutare la famiglia d’una cugina di mamma. Grandi giocatori a briscola e papà difficilmente si faceva negare “una mano” che inesorabilmente diventava una partita accanita così io finivo nel cortile a giocare col loro figlio. Inevitabilmente riempiendomi di polvere per la gioia di mamma. Era una famigliola particolare. Lei claudicante, lui, il marito, pure, la vita certo non aveva scherzato, con loro. Si diceva che, per far quadrare i conti di casa, non si negasse insieme a qualche compaesano, piccoli furtarelli, magari nell’oltre Po, in terra di “Magonzia”. Lavorava come custode – credo – nella fabbrica dei pomodori e certo i soldi non erano tanti. Così, spinto dal bisogno, qualche anno dopo, si presentò alla guida della sua Cinquecento usata all’Ufficio Postale di Niviano, pistola (finta) alla mano. Ottenuto il denaro della cassa, la fuga in auto. Purtroppo il vento sollevò il panno messo a copertura della targa così al ritorno a casa i Carabinieri già lo aspettavano. Una storia da film, un pò come “Ladri di biciclette”. Storie di vita d’una Piacenza d’una volta, quella che il boom economico ancora lo vedeva e lo sentiva magnificato nelle prime televisioni al bar o all’osteria mentre nelle nostre contrade campagnole quel benessere era ancora da divenire. Infatti, tra uno stento e l’altro, alla fine il figlio cresciuto si è laureato e oggi, tanti anni dopo, è uno stimato professionista. Da quei tempi, dicevo, di quando ragazzetto giocavo in quel cortile senza asfalto e senza cemento, sono passati molti anni, quasi sessanta. In quel paese sono poi transitato di passaggio tante volte diretto altrove (in Val Chero, a Castell’Arquato, a Gropparello). Solo nell’ultimo decennio ho avuto occasione di fermarmi: due volte sono stato invitato ed ospitato da un’associazione culturale locale per presentare le mie poesie, poi per assistere alla proiezione dei cortometraggi realizzati dai miei figli, infine ancora con mamma, papà, Dalila e i nostri ragazzi per una pizza nel locale (oggi chiuso) allora gestito da cinesi. Non ho mai avuto occasione di fermarmi ad inizio paese alla Trattoria Perazzi che, pure, restava una mia curiosità desiderata sin da bambino. Perché, come dicevo, sono una persona semplice, di gusti semplici, di quel sano appetito di piatti frugali di profumo e sapore contadino d’una volta. Qualche giorno fa Fabrizio, mio figlio ormai adulto, mi ha proposto un pranzo proprio alla Trattoria Perazzi che ha conosciuto grazie ad un amico residente lì vicino. Niente di straordinario, un pranzo semplice, cucina tradizionale come usava in quei lontani anni della campagna piacentina. Gnocchi al gorgonzola per due serviti in un padellino, pisarei per Dalila, salumi piacentini, bistecca, vino locale, altri clienti disposti ad una chiacchiera comune, il figlio del proprietario poco più che quarantenne (probabilmente non ancora nato ai tempi dei miei giochi in quel cortile senza asfalto e senza cemento) che accetta di sedersi con noi a bere un bicchiere, i quadri a ricordo dello zio partigiano, il prezzo finale tanto contenuto da far arrossire di vergogna l’intera categoria, finalmente un sogno, un desiderio bambino è diventato realtà. Tornerò, alla Trattoria Perazzi, a San Giorgio Piacentino: devo assaggiare un piatto di sicuramente buoni tortelli o di pisarei e fasò sempre fatti dalla signora Perazzi, cuoca regina della cucina. Non solo: devo ancora avvolgermi nell’atmosfera di quei tempi che sono stati, quando miracolo economico era semplicemente una giornata fuori porta in Vespa, papà alla guida, mamma dietro ed io piccolo cucciolo in mezzo percorrendo strade secondarie per non incrociare i severi signori in divisa e paletta facile. Signori Perazzi, a presto.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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