Sabbioneta, dichiarata Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, città popolata da presenze imprendibili ma percepibili

Vespasiano Gonzaga nella Sala delle Aquile

Sabbioneta. Luogo sacro e crogiolo di storia, culla di sogni ardimentosi e vibranti, di fauste speranze e amari disinganni, di soleggiati meriggi e algide albe scure e nebbiose, tempio eccelso d’arte e grazie, custode della memoria di un principe che seppe trasfondere la leggendaria sua giornata terrena nel mito eterno di una città.

Città popolata da fantasmi; presenze imprendibili ma percepibili. Anche da sogni misteriosi, luminosi, che si riverberano sulle mura, sulle case, sui palazzi del potere e del piacere, a ricordare allo stordito visitatore che lui, il conditor, Vespasiano Gonzaga Colonna, è qui. Sempre.

Sabbioneta ha collezionato una serie di antichi e misteriosi miti tra cui quello del fantasma della castellana. È leggenda diffusa che nel Castello Mina della Scala avvengano manifestazioni paranormali; il fantasma della contessina Schizzi, famiglia che fu proprietaria del palazzo, che vaga alla ricerca della sorella morta per peste nel Seicento. Comparirebbe nella notte del primo plenilunio dell’anno, manifestandosi in cima allo scalone della dimora, per poi discenderlo e quindi svanire, al rintocco di una campana.

Un’altro tra i celebri miti è quello delle “ombre” che avvolgono la figura del Duca di Sabbioneta. La tradizione narra che egli avesse ucciso, con un calcio, l’unico figlio. Una circostanza che però non è mai stata accertata, poichè lo scheletro del cranio del bambino non riporta traumi. La leggenda, quindi, è destinata a rimanere tale.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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