Roma città d’incanti e di stupor: ma che ce frega ma che c’importa se ‘l mondo par andare nella direzione quella sbajata


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FotoLeggendo, "Tra passione e professione", mostre in Roma fino al 31 ottobre
Olivio Argenti: immagini di una gioventù dedita alla droga e alla violenza

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Fortunato quell’uomo che, nella capitale per fatto professionale, si ritrova con un pomeriggio libero nella fresca aria dell’autunno romano. Era il 1990, gli aerei iniziavano a scaldare i motori nelle basi Nato, “desert storm”, la tempesta sul deserto attendeva di esplodere, occorreva ripristinare la sovranità territoriale del piccolo (ma ricchissimo di petrolio) Kuwait invaso dalle truppe di Saddam Hussein. Il dittatore aveva osato troppo, contato su un’inesistente acquiescenza del gendarme americano di fronte al fatto compiuto e invece dal petrolio del Kuwait le mani doveva proprio toglierle. Così aveva, alzando i toni della voce, ribadito George Bush. Era stato un agosto di grandi movimenti. Il 2 alcune centinaia di carrarmati iracheni avevano iniziato l’invasione ignorando i moniti americani e dell’Onu. Da quel momento, mentre i giorni e le settimane passavano, le diplomazie erano freneticamente al lavoro ufficialmente per trovare una composizione pacifica alla crisi, George Bush incontrava il Presidente sovietico Gorbaciov, navi americane e di altri sei paesi occidentali tra i quali l’Italia facevano rotta verso il Golfo Persico. A fine agosto con Dalila ero in tenda in ValTrebbia, in riva al fiume. Durante la notte i cacciabombardieri Tornado in addestramento di volo sorvolavano la valle, provenendo dalla base di San Damiano. Aria di guerra, un senso di angoscia, di incertezza del futuro riempiva quelle notti. Il 14 settembre i Tornado sarebbero finalmente partiti per la zona delle ancora eventuali operazioni militari e mentre gli aerei capaci di portare ordigni nucleari partivano, salivo sull’InterCity che mi portava a Roma. Il mondo intero stava col fiato sospeso. Mentre in aula ascoltavamo i nuovi indirizzi di economia aziendale per sostenere una sanità sempre più in difficoltà nell’affrontare la crescita dei bisogni a Kuwait City venivano prese d’assalto le ambasciate del Canada, Paesi Bassi e Francia: tre francesi venivano sequestrati, Francois Mitterand prometteva alla Nazione ritorsioni e, tanto per far capire che non scherzava, espelleva tutti gli iracheni dal territorio del paese d’oltralpe. In questo clima si svolgeva quel soggiorno romano: col fiato sospeso nella generale incertezza. L’annuncio che il docente dell’università di Bologna dava forfait fu dunque l’occasione per lasciarsi andare a dove spinge il vento, o meglio la leggera brezza romana che delicatamente sembrava accarezzare il viso. Passo dopo passo, sceso dal metrò che dall’Eur mi aveva riportato in centro, mi ritrovai sotto la volta per nulla oscura di stazione Termini. In quell’istante l’altoparlante annunciava la partenza del treno per Albano Laziale. Perché no?

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FotoLeggendo, "Tra passione e professione", mostre in Roma fino al 31 ottobre
Franco Pinna: incontri con la taranta nel salentino nel 1959

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Viaggio in direzione dei castelli romani, lungo una linea inizialmente realizzata all’epoca dello Stato Pontificio, occasione per conoscere e gustare dal finestrino l’atmosfera della campagna attorno alla Capitale. Niente più traffico assordante ma piccole case distanziate l’una dall’altra immerse nei campi dell’agro pontino. All’ombra dei resti del grande acquedotto romano stagliato contro l’azzurro cielo con splendide arcate veri gioielli d’architettura capaci di superare l’usura del tempo. Un ambiente che favoriva la fuga nei meandri della storia, immaginando le carrozze e i cavalieri a calcare rumorosamente le pietre della via Appia in attesa di giungere nell’allora Capitale del mondo civile con le sue meraviglie dalle quali mi stavo allontanando per scoprire un mondo non meno affascinante. Nello scompartimento precedente al mio qualcuno ascoltava una radio a transistor. Lo speaker del radiogiornale stava commentando le dichiarazioni di Saddam: “abbiamo dalla nostra parte un milione di mussulmani”. La minaccia di uno scontro tra due civiltà, di un mondo diviso in due fazioni pronte allo scontro finale, era sempre più concreta.

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FotoLeggendo, "Tra passione e professione", mostre in Roma fino al 31 ottobre
Andrea Attardi: diario siciliano

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In bilico tra la tendenza al rilassamento per la bellezza del paesaggio e l’attenzione alle notizie provenienti dallo scompartimento vicino, superata la stazione di Marino Laziale, improvvisamente e per quanto ne potevo sapere inaspettatamente il convoglio entrò in una galleria, la voce della radio andò trasformandosi in un incomprensibile gracchiare, per infine tacitarsi del tutto. Invero nulla di chè, 315 metri nel buio d’una delle tante gallerie di questo nostro BelPaese in costante passaggio tra pianura e rilievi ora collinari ora montani. Ma all’uscita inevitabile restare a bocca aperta di fronte all’inatteso scenario del lago Albano. Oltre tre kilometri di lunghezza, il bacino all’interno di un grande cratere vulcanico, costeggiato dal binario unico della ferrovia posto praticamente con l’acqua a lambire le ruote del treno e il costone del cratere ad elevarsi sull’altro fianco, uno sguardo estasiato al finestrino vistalago ad ammirare lo specchio dell’acqua, uno sguardo preoccupato al finestrino sull’altro lato a lambire la vegetazione del costone roccioso. Il viaggio continuò poi verso la stazione di Castel Gandolfo ed infine il convoglio concluse la corsa ad Albano Laziale lasciandomi a passeggiare tra le viuzze e le vetrine delle botteghe del paese ancora capace di qualche attrattiva turistica nonostante la lontananza dalla Roma conclamata dalle guide turistiche. Ma l’uscita dalla galleria di Marino e la vista del lago con il treno che pareva viaggiar sull’acque rimarranno per sempre tra le meraviglie ammirate di questo mondo. Roma che sa sempre sorriderti, che sa sempre stupirti, che non puoi mai credere di conoscere per intero. A sera, al rientro al centro dell’urbe, la notizia: Saddam aveva minacciato di colpire i pozzi petroliferi del medio oriente e per fortuna le Borse erano già chiuse. Nulla avrebbe però evitato l’indomani una delle giornate più nere per l’economia mondiale. Come un gatto che gioca col topo “Desert Storm” restava ancora chiusa nella tana ma l’anfora era ormai piena quasi fino all’orlo. Perché la parola passasse alle armi bisognava solo aspettare che Bush riconoscesse a Gorbaciov neutralità in caso di intervento sovietico di fronte alle mire indipendentistiche delle popolazioni del Baltico e del Caucaso. Il 16 gennaio 1991 le truppe della forza multinazionale iniziavano l’avanzata per liberare il Kuwait dall’invasore iracheno. Di certo centinaia di turisti anche in quel giorno s’aggiravano tra le monumentali meraviglie romane e i soliti quotidiani convogli ferroviari entravano sferraggliando nella galleria Marino.

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Massimo Bottarelli: il cielo può allargarsi
(libertà non è itinerare vago e sprovveduto libertà è partecipazione)

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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