Post covid, lunedì 27 giugno 2021, 469 giorni dal contagio: nuovo ricovero, in malattie infettive per batterio contratto a marzo 2020.

By Milo Manara

Così eccomi ricoverato. Di nuovo. 462 giorni dopo quel 23 marzo 2020, quando alle 22.30 salivo su un’ambulanza sotto casa. 88 giorni tra la vita e la morte, poi il miracolo. Ma ancora altri ricoveri per problemi “indotti” dal covid e dalle cure da cavallo subite. Da ultimo, dimesso da chirurgia l’11 giugno con l’indicazione del medico infettivologo di passare in PS per il ricovero in malattie infettive in caso di episodi febbrili, venerdì 25 giugno ho ottenuto un incontro chiarificatore col primario del reparto, dottor Codeluppi, che pianifica accertamenti ambulatoriali a partire da martedì 29. Niente da fare. Domenica 27,alla sera, tremori, brividi e febbre in rapida salita calmata con tachipirina (se possibile,per ormai diretta esperienza, mai in PS di notte). Al lunedì mattina, fatta la barba, preparato lo zaino, chiamata al 118,pronto intervento dell’ambulanza CRI con milite degno di censura (rifiuta di lasciarmi prendere lo zaino in quanto oggetto personale!). In PS, tanto per legittimare la presenza, pensano bene di fare prelievi ed esami già disposti per l’indomani in malattie infettive, esami che, quando ore dopo finalmente viene disposto il ricovero previsto e programmato, vengono ripetuti. In pratica buchi e aghi in vena a gogò, come ormai succede da oltre un mese. Braccio destro, braccio sinistro, perfetta par condicio. Tutto bene (si fa per dire), tutto come possibile causa di un’infezione da batterio conseguente alle cure in rianimazione a marzo 2020, circa 13 mesi fa! Purtroppo l’assunzione di questo batterio pare sia fatto molto diffuso, tra i ricoverati in rianimazione e in terapia intensiva. Non sarebbe stato opportuno, da parte Asl, un monitoraggio successivo alla dimissione (magari a qualche mese di distanza) per verificarne la presenza? Il coinvolgimento post covid dello pneumologo, del cardiologo (che ci sono stati) e infine anche del medico infettivologo? In questo, sinceramente, noto punti deboli nell’organizzazione sanitaria del post covid. Così come del resto scelte discutibili vennero fatte all’inizio della pandemia, nel 2020. Noi dipendenti amministrativi fummo dichiarati a basso rischio (anche se bisogna ammettere che nessuno aveva piena consapevolezza del virus e della sua “ferocia” ) quindi niente mascherine (ne arrivavano poche) e proprio nel corridoio dove stavano i miei uffici e quelli del Servizio di Prevenzione e Protezione furono aperti ambulatori per la visita di medici e infermieri generando assembramenti di 40-50 persone che tossivano o dichiaravano sintomi o addirittura venivano riconosciuti positivi. Non sarebbe stato opportuno montare un tendone militare in cortile come poi fatto per limitare i ricoveri in PS? Perché un ambulatorio a rischio nello stesso luogo dove si svolgevano attività ordinarie? Molti mesi dopo sono tornato in quel corridoio: anche gli amministrativi avevano mascherine, sono stati nel contingente dei primi vaccinati al pari di sanitari e parasanitari (ma guarda un po’) e comunque nell’area sono stati creati percorsi separati con tanto di schermi di protezione. Purtroppo troppo tardi, per me. Così, rispetto alle vicissitudini odierne, non poteva essere richiesta per tempo una consulenza del medico infettivologo arrivata invece quasi per caso dopo mesi di cure con un antibiotico aspecifico per un’infezione del tutto diversa? Insomma, diciamolo: l’impressione è che per quanto al post covid si proceda a compartimenti stagni, che manchi una visione complessiva dei possibili postumi. In questo senso questo racconto vuole essere un contributo per una seria riflessione organizzativa da parte dell’Asl di Piacenza e dei suoi settori interessati. Un rilievo infatti: è attivato un ambulatorio post covid per pazienti esterni (non dipendenti) presso la medicina dell’ospedale di Castel San Giovanni. Purtroppo i posti settimanali a disposizione sono limitati tuttavia vengono garantite prestazioni pneumologiche, cardiologica, di medicina e quanto altro serve per una visione d’insieme mesi dopo la guarigione o la dimissione. Ecco, in quella sede potrebbe essere valutata anche la consulenza del medico infettivologo per verificare l’infezione da batteri conseguenti alle cure ricevute durante la permanenza in rianimazione e in terapia intensiva. Intanto io affronto un ricovero che non sarà di breve durata e che sono felice di affrontare. Anzi, mi piace e mi diverto. Avevo in programma due serate di presentazione del mio libro, “Nelle fauci degl’Agnelli”: a Gropparello e a Cerignale. Tutto rinviato. Ma che bella soddisfazione! Del resto che razza di pretesa: tornare alla vita normale solo dopo 15 mesi dal contagio!!! Non sia mai detto!

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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