“Raccolta”, il nuovo libro di Carmelo Sciascia con l’introduzione e la prefazione

INTRODUZIONE di Gaetano Savatteri

Sono cronache vagabonde queste di Carmelo Sciascia. Note, divagazioni, appunti di viaggi, di film e di letture. E’ una cifra che questo siciliano piacentino ha via via perfezionato. Ed è una fortuna che un quotidiano come “ Libertà” le pubblichi, come squarci che si aprono tra le pagine fitte di contemporaneità, proprio mentre già i giornali di carta stampata risentono l’affanno nel raccontare il tempo presente in tempo reale, inseguiti da un’attualità divorante. Il lavoro di Carmelo Sciascia che altrimenti andrebbe perduto nella memoria corta del quotidiano, da alcuni anni finisce raccolto in una specie di zibaldone che registra il peregrinare, fisico o soltanto mentale, dell’autore. Spuntano da questa Raccolta pensieri e annotazioni, città straniere, mostre, eventi – come suol dirsi, con termine abusato – che si accendono e si spengono. Illuminazioni, rimandi, parentele si intrecciano dentro la trama che Carmelo Sciascia (uno di quei siciliani nei quali Leonardo Sciascia credeva, quelli che “parlano poco”, “non si agitano”, “si rodono dentro e soffrono”) tesse periodicamente per i suoi lettori. Non so quanti e chi siano i lettori dei suoi interventi, ma li immagino come lettori curiosi, viaggiatori discreti, frequentatori di biblioteche, affezionati alla carta stampata, capaci ancora di ritagliare un articolo e conservarlo per tornarci sopra o per trovare il suggerimento di un libro, di un film, di un testo dimenticato o poco conosciuto. Carmelo Sciascia ha un punto di osservazione privilegiato perché appartato e di provincia. Questo non significa che Sciascia, se richiamato da uno spettacolo teatrale, da una mostra o da un convegno, non si sposti, anche frequentemente, nelle grandi città. Ma si sente, nelle sue cronache, il privilegio e l’orgoglio di venire da un piccolo centro del sud della Sicilia come Racalmuto, con la sua storia lunga e la forza letteraria che gli ha dato uno scrittore come Leonardo Sciascia e di ritirarsi, dopo aver visto luoghi e attraversato terre, in questa provincia padana, con i suoi selciati che fanno vibrare le ruote di mille biciclette. La provincia italiana, sia del sud che del nord, diventa per Carmelo Sciascia il luogo di decantazione e di riflessione di quanto è passato sotto gli occhi dell’autore: qui si riannodano i fili del sapere che è intelligenza capace di trovare nessi, parentele e affinità anche tra posti e libri molto diversi.

La provincia sembra il luogo perfetto per un pensiero lungo e lento, ma mai torpido o pigro. Per un pensiero che permette di risalire lungo catene di rosari culturali o di divagare. Leggendo Carmelo Sciascia, le sue cronache vagabonde, mi sembra di ritrovare i passi perduti di chi trova ancora diletto nel passeggiare sotto i portici di una città, di soffermarsi in una bottega antica, di chiacchierare con un amico incontrato per caso a parlare di niente, di tutto, di se stessi e del mondo. Certo, c’è la Sicilia in queste cronache. Affiora più volte: è uno dei due capi dell’elastico che Carmelo Sciascia tende anche quando si spinge lontano. L’altro capo del filo è Piacenza e un giornale che lo ospita con intelligenza, concedendogli il lusso di dare spazio a temi e argomenti che non danno titoli ad effetto, che non producono mode, tendenze o allarmi. Uno spazio in cui la scrittura convulsa del giornalismo cede al passo del flaneur, all’uomo capace di smarrirsi e ritrovarsi solo per il piacere, non tanto di perdere il tempo, ma di ritrovarlo. Sono boccate di ossigeno queste cronache, che ci distolgono da facebook, da instagram, dai centoquaranta caratteri di twitter per ridarci una scrittura che risale per spirali, si allarga e si restringe, sia pure dentro la tirannide delle colonne di un quotidiano. Un pozzo delle curiosità intelligenti: una lanterna magica nella quale trovare paesaggi, ricordi, memorie, libri, oggetti e cartoline come nel cassetto chiuso di una casa abbandonata. E a volte ci regala sorprese che non ci aspettavamo.
Gaetano Savatteri

Carmelo alla presentazione del libro “Il soffio del vento, da Chernobyl a Caorso trent’anni dopo” (di Claudio Arzani, Pontegobbo edizioni 2016) del quale ha realizzato l’introduzione ora riportata e riproposta nella sua ‘Raccolta’.

 Prefazione (di Carmelo Sciascia)

Il presente, come il punto, non è una entità quantificabile. Il punto, essendo inconsistente è un’ astratta unità di tempo del nostro pensiero. Chi vive solo del presente fonda spesso la sua esistenza su un’illusione diceva Bertrand Russell. Il presente non esiste, sosteneva Sant’Agostino, perché nello stesso momento in cui lo si pensa, lo si vive, diviene passato. Credo che sia proprio per questa precarietà del presente che abbiamo bisogno di ricordi. . Il presente fa sì che i fatti accadano, ma il più delle volte svaniscono se del loro accadere non si prende coscienza, non diventa storia. Sosteneva Croce che nel fare cronaca facciamo storia (se ne ricordano i giornalisti?).

Per i latini “Tempus edax rerum” il tempo divora ogni cosa, ma più che il tempo è da intendere, a mio avviso, proprio il presente. Ed allora la necessità di raccogliere alcune impressioni, alcuni accadimenti che sono parte della mia storia personale.

In una nota di questa Raccolta racconto di un Raccoglitore: Il Raccoglitore, inserto della Gazzetta di Parma è stato per la letteratura e la cultura italiana negli anni ’50 ciò che i Quaderni Piacentini di Piergiorgio Bellocchio hanno rappresentato per la politica e l’ideologia degli anni ’60 -’70.

Diversamente, questo libro non contiene massime ideologiche e letterarie, solo Note su fatti culturali, sociali o politici. Forse sarebbe stato meglio chiamare questa raccolta Diario, perché è in verità un semplice diario pubblico.

C’è in una qualche Biblioteca il libro che contiene la Verità, secondo Borges, questo libro non è uno di questi, non contiene nessuna verità, ma solo le mie riflessioni, le mie opinioni, le mie considerazioni di alcuni eventi verificatesi nel corso dell’anno, il 2016.

È una Raccolta, un insieme di pensieri omogenei (nell’intenzione), radunati con una cura temporale per un approccio funzionale.

Questa Raccolta è il Diario Pubblico di un anno, il 2016. Il ricordo di qualche evento, di qualche incontro, di una nuova amicizia, la fine di qualche conoscenza o di qualche certezza. Si potrebbe aggiungere come titolo di coda che se qualche verità scomoda contiene è puramente casuale, indipendente dalla volontà dell’Autore.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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