Prosit, il corto contro Alcol, il piacere in agguato che uccide, di Fabrizio Arzani. La volta del Pesaro Horror Fest

La vita è una scala, ora si scende, ora si sale. Appunti a margine di “Prosit”, il cortometraggio sullo sballo del sabato sera realizzato dal giovane regista Fabrizio Arzani, degno figlio di questo poeta. Inviato al ConCorto, il concorso proposto a Pontenure su particolare iniziativa di Andrea Canepari, il caldo agosto lo ha decretato, non è stato ammesso.

In compenso alla serata finale dell’iniziativa, il 30 agosto, è stato proiettato e applaudito il cortometraggio realizzato dai partecipanti al workshop promosso dallo stesso Canepari da febbraio ad aprile, cui Fabrizio ha partecipato.

.

.Ora si scende.

Ora si sale.

Prosit”, si diceva, escluso a Pontenure, a 10 kilometri da Piacenza, la città di Fabrizio, all’insegna del motto nemo profeta in patria, inviato 300 kilometri oltre, al Pesaro Horror Fest, è stato invece selezionato ai primi d’agosto tra i 33 ammessi. Una settimana dopo sono stati definiti i 6 finalisti: escluso. Innegabile un filo d’amarezza e l’affacciarsi di qualche legittimo dubbio sulle qualità artistiche dell’opera di regola apprezzata dagli spettatori certo però senza una corretta capacità di valutazione per quanto alla qualità tecnica.

Pochi giorni dopo, però, superata la pausa ferragostana, ecco sul sito del Festival l’annuncio di altri sei corti ammessi alla visione pubblica (di fatto una segnalazione) con proiezione prevista nella cittadina adriatica per il pomeriggio di domenica 31 presso la sala video di Palazzo Gradari.

Si scende.

Si sale.

Ottima scusa dunque per un viaggio a Pesaro del padre poeta col figlio aspirante regista. Tre ore e trenta di treno. Passeggiare tra palme, mangiare cullati dalla brezza ascoltando lo sciabordio dell’Adriatico, gnocchi al pesto e pesce, spiedini di gamberetti ricordando di quando ero bambino e con la nonna si passava un mese di vacanze nazionalpopolari in una Riccione primi anni sessanta ancora tutta da sviluppare, pochi ombrelloni, molta spiaggia libera, pensioncine a conduzione familiare, una rotonda sul mare, qualche pinna, nessun fucile, diversi occhiali da immersione.

.

Per Fabrizio un attacco di logorrea da incontenibile soddisfazione del riconoscimento tecnico con punta di timore per l’eventuale stroncatura da parte del pubblico. Fino alle 17.00 quando, in una saletta sotterranea d’evidente recente ristrutturazione, presenti 40 circa inizia la proiezione dei magnifici sei. Che magnifici sarebbe per dire e non offendere nessuno. Perché, visti i primi quattro, vien da dubitare pensando al livello medio di selezione e di partecipazione. Ma per fortuna arrivano gli applausi a scena aperta per il quinto, Safira”, simpatica commedia nera tecnicamente eccellente.

A seguire, buon ultimo ma beati gli ultimi se i primi lasciano a desiderare,  Prosit”, l’aspettativa di analogo applauso rispetto a “Safira” ed invece silenzio. Attesa delle luci, tutti nella sala adiacente per il buffet. Soddisfazione prima, silente sorpresa deprimente poi.

.

.Si sale alle stelle.

Si scende alle stalle.

Mesto serale ritorno ferroviario. Morta la logorrea. Poi, un paio di giorni dopo, in internet appare la recensione di Giulio DeGaetano su un sito specializzato, Indie Horror, che quanto al silenzio ricorda le parole di Edoardo Arzani (il fratello di Fabrizio [ ovvero secondogenito di questo poeta ] che si è occupato del montaggio) alla conferenza stampa di presentazione del cortometraggio: <Il finale vero e proprio non si può anticipare. Ma chi l’ha visto in anteprima non ci ha fatto complimenti, nè critiche. Sono rimasti tutti in silenzio, a riflettere. Definendo ‘inquietante’ quella storia>. Così allora, mentre risorge di Fabrizio logorrea, lo si ribadisce: la vita artistica? Un’altalena, una giostra che in giro in tondo gira e chi sta sul seggiolino ora balza in su, ora scende in giù.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.