Di notte mi vesto d’acqua,
in quel tuo abbraccio umido di baci densi
Eppur non vivo, non sento, non sono.
Mi vesto di lava nel desiderio mentre ardo
lontana
Eppur quel battito feroce non trovo, lo cerco
e solo calma mi annega, solo noia mi stuzzica
sogni che non vorrei…che non dovrei.
Cosa scende tra due tempi di un amore, come ascia che dipana i nodi e i legami , che fruga
tra due destini senza pietà e senza indugio?
Le ore, pressanti ruote dentate onnipresenti ,
schiaccianti, crudeli narcise.
Quel profilo assorto alla finestra ancor mi
resta impresso, sbiancato dalla luce lunare
eppure si sovrappone ad altri, confuso, non più unico nè amato. Uno di tanti, incrostato di ripetizioni, spento nello sguardo sfumato dal tempo.
Brucio in questo tempio ladro di un corpo che mi è necessario ma non protagonista mentre l’anima si crogiola libera tra i prati punteggiati di rugiada, piangenti dimore accoglienti.
Rassetto questa vita prima della fuga, di un inizio che scolora e ricolora, che sveste e ricopre le nude steppe bramose di rinnovati desideri…