O donna ch’io ti ammiri, questo è certo,
troppo lieto sarei di far sapere
quanto ti amo e quanto io soffro
per te, madonna, maliarda accorta.
Quale sia il modo e quale maniera
di far sapere a te l’ardore del cuore,
che brucia la mia carne e le mie ossa,
nessuno c’è che ce lo possa dire.
Non so trovare nè loco, nè il tempo
per ammirare te, dea del cielo.
Intanto entro brucio senza sosta,
nessuno ci sarà che mi conforti.
Vorrei mandare un messo che ti dica
la pena che mi opprime notte e giorno,
ma temo che beffardo mi derida
dicendoti ch’io sono un bugiardo.
Avviene ch’io ti seguo per parlarti,
ma tu rivolgi i passi in altro loco,
e me, tapino, lasci nell’angoscia,
invano spero almeno di parlarti.
Allor ritorno a casa sconsolato,
mi chiudo dentro escogitando il modo
come poter entrar in quella torre
ove dimori bella come il sole.
Nel madrigale , così com’ era e come tu abilmente imiti, si comprende come la donna era vista dall’ uomo : solo oggetto di desiderio e spunto per una fantasia poetica. All’ epoca la donna non aveva alcuna libertà, neppure quella di scrivere versi. Una donna che scrive! Che idea! Per lei, il telaio, la cucina, il letto per fare figli, un matrimonio contrattato , come un affare, o il convento. Chi ha il merito del riscatto della donna? A parte la donna, la guerra. Il perchè è noto. In fabbrica mancavano gli uomini, morti o al fronte. Fu l’ inizio di un lungo cammino.