Novità letterarie (1/2009) da Neri Pozza editore con omaggio all’azzurro mare di Spezia donde parton bastimenti colli cannoni

 

JOHN BURNHAM SCHWARTZ

Una ragazza comune

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È un giorno di aprile della fine degli anni Cinquanta e, nel silenzio di più di mille testimoni, il principe erede al Trono del Crisantemo e la giovane Haruko entrano nel tempio sacro di Kashikodokoro. Il principe vi mette piede per primo, preceduto dal maestro del rituale con la sua lunga tunica bianca. Nella mano destra stringe uno scettro di legno levigato, che rappresenta la sua autorità sulle cose di questo mondo. Indossa una veste antica ed elaborata, dello stesso colore arancione scuro e bruciato del primo sorgere del Sole sulla terra.
Haruko entra per seconda. Tiene lo sguardo fisso avanti, come le hanno detto di fare. Gli abiti pesano quindici chili, i capelli tre. I piedi si trascinano a tentoni sotto il sudario di seta del kimono.
All’interno del Kashikodokoro, su entrambi i lati spiccano tempietti dedicati agli dèi del cielo e della terra e alle anime di tutti gli imperatori e le imperatrici. Ma è nel luogo più sacro di tutti, nella stanza segreta in cui e’ conservato lo specchio sacro, una delle tre reliquie che attestano le origini millenarie e leggendarie della dinastia del Sole, che il principe e Haruko sono diretti.
Mentre i dignitari si bloccano all’esterno, il principe avanza nel sancta sanctorum con in mano un ramo di sasaki, l’albero sacro, adorno di fiocchi rossi e bianchi, subito seguito da Haruki in ginocchio. Con sincronia perfetta i due fanno quattro profondi inchini, poi il principe estrae una pergamena dalla cintura e declama un’antica promessa in giapponese arcaico. La sua voce è forte e abbastanza chiara da essere sentita dalle centinaia di persone raccolte sotto i tetti a pagoda in cortile.
Poi i due tornano nella parte esterna del santuario e lì, mandando giù qualche sorso di sakè da una scodella di ceramica bianca non smaltata, Haruko, la giovane figlia di un dirigente d’industria, una ragazza comune, una borghese qualsiasi, diventa Sua Altezza Imperiale del Giappone, la principessa Haruko.
Così comincia questo romanzo, liberamente ispirato alle vicende reali dell’imperatrice Michiko e della principessa Masako. È la storia della prima donna non aristocratica a fare il proprio ingresso nella più misteriosa e longeva corte del mondo, dove è accolta con distacco e diffidenza dall’imperatrice e sorvegliata quotidianamente dalla servitù. È anche il commovente racconto del rapporto tra due donne che si ritrovano a vivere lo stesso destino fatto di pubblica ribalta e profonda solitudine interiore. È, infine, un impeccabile ritratto del Giappone uscito «dalla seconda guerra mondiale totalmente distrutto, ma con il suo cuore imperiale protetto da un fossato invalicabile» (USA Today).
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John Burnham Schwartz è autore dei romanzi Claire Marvel, Bicycle Days e Reservation Road. I suoi libri sono stati tradotti in più di 15 lingue e suoi articoli sono apparsi in numerosi giornali e riviste, tra cui il New York Times e il New Yorker. Vive con la moglie e il figlio a Brooklyn, New York.

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«Un romanzo delicato, commovente e decisamente convincente… Schwartz evoca magnificamente i segreti e le cerimonie del palazzo imperiale giapponese».

New York Times Book Review

«Questo libro verrà inevitabilmente accostato a Memorie di una geisha, ma, va detto, è molto più pieno di grazia e delicatezza ».

The Wall Street Journal

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Romanzo
Traduzione dall’inglese di Massimiliano Morini
Euro 17,00
304 pagine
LE TAVOLE D’ORO

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BRENDAN O’CARROLL

Agnes Browne nonna

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Il pub di Foley, al centro di Dublino, è famoso per molte cose, ma per i Browne soprattutto per una: è la sede tradizionale da ventisette anni a questa parte di tutti i loro festeggiamenti. Ora perciò che l’ultimo dei Browne, Aaron, il figlio di Mark, ha deciso di venire al mondo, Agnes e i suoi pargoli si sono dati appuntamento da Foley subito dopo il battesimo.
Mr Foley ha preparato tramezzini di salsicce e quadratini di formaggio infilzati da stuzzicadenti. Tutti indossano il loro abito migliore e, dopo gli iniziali convenevoli, la serata è subito decollata. Agnes si è messa a cantare The Wonder of You e i vecchi conoscenti del Jarro, il quartiere dove i Browne hanno trascorso l’infanzia, si stanno divertendo come matti.
Al bancone del bar Agnes, il bicchiere in mano, fa scorrere lo sguardo attraverso la sala. Sono tutti lì, i suoi piccoli orfani, tutti adulti ormai. La sua nidiata al completo, tranne il povero Frankie, il figlio derelitto e sfortunato. Mark si è sistemato, è sposato con Betty e ha un figlio meraviglioso; Rory e il suo amico Dino sono tra i più rinomati hair stylist della Wash & Blow; a Trevor manca solo un anno per completare il corso universitario di arte e diventare subito dopo un qualificato artista grafico; Simon è ora portantino-capo al St Patrick’s Hospital; Cathy è con il fidanzato Mick O’Leary e Dermot… Dermot è con Mary Carter, tossica e forse anche spacciatrice, ma ancora per poco, dato che Agnes ha deciso di porre fine alla tresca…
Andrebbe tutto bene per Agnes se a Pierre non venisse in mente di sollevare il calice e di dire davanti agli ospiti del pub di Foley e alla gente del Jarro: «Alla bellissima Agnes Browne… Benvenuta, nonna
Quando Mark l’ha chiamata con quella strana parola per la prima volta subito dopo il parto di Betty, Agnes ha sentito le spalle curvarsi e la spina dorsale piegarsi. Ha abbassato lo sguardo sul dorso della mano sinistra e lo ha visto raggrinzito, con la fede nuziale che pareva sprofondare nella carne dell’anulare.
Cavolo, nonna a 47 anni dopo tredici anni di felice vedovanza trascorsi in compagnia di un amante francese e di impertinenti pargoli! C’è da restarci secca! Ma distruggere Agnes Browne è impossibile! Se ti chiami Agnes, sei sempre capace di tener testa ai colpi bassi della vita e di affrontare drammi, tragedie e commedie con lo spirito e l’ironia di una bella proletaria di Dublino!
Terzo libro della serie di Agnes Browne, dopo Agnes Browne mamma e I marmocchi di Agnes, Agnes Browne nonna è un nuovo affascinante capitolo della vita di uno dei personaggi più irresistibili della narrativa irlandese contemporanea.
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Autore, attore, regista, sceneggiatore e commediografo, Brendan O’Carroll è uno dei più celebri showman irlandesi. Negli ultimi dieci anni la sua carriera è stata un susseguirsi di trionfi: dall’acclamato programma radiofonico Mrs Browne Boys, al best seller d’esordio, Agnes Browne Mamma, tradotto in sei lingue e seguito dagli altrettanto fortunati I marmocchi di Agnes (The Chisellers) e The Granny, gli altri due titoli della trilogia, fino ai grandi successi teatrali e alla fama internazionale regalatagli dal film La storia di Agnes Browne, tratto dal primo libro della trilogia.

Dopo tredici anni di felice vedovanza, Agnes Browne è diventata nonna… Un nuovo capitolo della vita di «Agnes, proletaria, forte, bella e vedova».

Corriere della sera

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«A quasi cent’anni dal celebre Harold Bloom di James Joyce, ecco una nuova eroina, Agnes Browne, felice invenzione di Brendan O’Carroll».

Laura Lilli, la Repubblica

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Romanzo
Traduzione dall’inglese di Gaja Cenciarelli
Euro 15,00
192 pagine
I NARRATORI DELLE TAVOLE

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DOROTHY HEWETT

Il cottage sull’oceano

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In una giornata di pioggia e mare grosso Jessica arriva a Zane, un piccolo villaggio sulla costa meridionale dell’Australia. In cima all’altura, dove si trova il cottage in cui ha deciso di andare a vivere, vede lo scintillio del mare e pensa che è proprio quello che voleva quando è partita da Melbourne: cielo, nuvole, granito e acqua, e nulla a interrompere l’orizzonte tranne qualche gabbiano che plana nel vento.
All’interno della casa scorge un salotto con un riquadro di moquette sbiadita, un divano e due poltrone in finta pelle marchiata da anni di bruciature di sigaretta, una cucina senza pretese, un bagno con la vasca macchiata e una camera da letto ammobiliata con pezzi scadenti e graffiati.
È chiaro che, tra quelle mura, abita il mare.
Mentre il vento scaglia contro i vetri gocce di pioggia grosse come chicchi di ghiaia, Jessica, la fronte schiacciata contro l’intelaiatura della finestra, contempla ipnotizzata la spiaggia dove un bungalow bianco si ripara sotto il promontorio di fronte, le nuvole si rincorrono sull’acqua e il mare sospira e ondeggia vorticoso.
C’è qualcosa di quasi confortante in quella desolazione. Sembra davvero una metafora del suo Io, l’Io di una donna che ha avuto un primo marito suicida, una figlia lontana e poco amata, un secondo marito, narcisista e distratto. Una donna che, nella quiete di quel promontorio lambito dalle maree, cerca la calma necessaria per rimettere insieme i pezzi della propria vita.
Quello che Jessica, tuttavia, non sa è che la casa sul promontorio non è abitata soltanto dal mare, ma dall’inquietante memoria di una tragica passione, nelle cui trame si troverà sempre più avvinta.
Opera che, come nella più classica delle ghost story, delinea un territorio dell’ambiguità in cui vita e morte non possono che abitare insieme, Il cottage sull’oceano è uno dei più intensi romanzi contemporanei sulla violenza del desiderio.
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Dorothy Hewett (1923 – 2002), nata a Perth, in Western Australia, ha pubblicato tre romanzi, un libro di racconti, tredici opere teatrali e nove raccolte di poesie. Molte sue opere hanno ricevuto importanti riconoscimenti, tra cui il Banjo Award per la poesia e, con l’autobiografia Wild Card, i Victoria e Western Australian Premier’s Prizes per la non-fiction. Dal 1942 al 1968 ha fatto parte del partito comunista australiano. È stata poi una delle poche a ritirare la tessera dopo l’occupazione sovietica della Cecoslovacchia. Dopo aver abitato per diciotto anni a Sydney, è tornata a vivere a Perth. Dove ha insegnato letteratura all’università. Ha trascorso i suoi ultimi anni nelle Blue  Mountains. Il cottage sull’Oceano è apparso in Italia presso Giano col titolo La marea delle quadrature.

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«Un romanzo che raccoglie in sé la grande produzione gotica inglese».

L’Indice

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«Dorothy Hewett, grande scrittrice australiana (femminista e comunista, per inciso) ha scritto una storia di passioni e presenze alla Giro di Vite di Henry James, con la lotta degli aborigeni sullo sfondo. Bello».

Loredana Lipperini, la Repubblica

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Romanzo
Traduzione dall’inglese di Giovanna Scocchera
Euro 16,00
240 pagine
I NARRATORI DELLE TAVOLE

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 CLAIRE KEEGAN

Nei campi azzurri

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Accolti al loro apparire dall’entusiasmo della critica («Una scrittrice già toccata dalla grandezza» ha scritto Declan Kilbert della loro autrice), questi racconti annunciano l’avvento sulla scena letteraria internazionale di una narratrice che si segnala non solo per la forza evocativa e il rigore del suo stile, ma per «la sua straordinaria capacità di penetrare nelle vulnerabili e misteriose profondità dell’animo umano», come ha scritto l’Irish Times.
Ambientate per la maggior parte nell’Irlanda rurale, dove la rugiada si stende all’alba su campi bianchi e vuoti come pagine e le giornate sorgono «luminose di vento», queste storie narrano di gente comune che vive un momento drammatico e cruciale della propria esistenza, uno di quei momenti in cui ne va del senso stesso della propria vita.
C’è, ad esempio, come in Il regalo d’addio, la ragazza che, in una magnifica giornata per la raccolta del fieno, lascia la casa paterna ed entra per l’ultima volta nella stanza del padre, quella camera in cui, almeno una volta al mese, entrava quando era poco più che bambina, e dove il padre-padrone giocava con lei e le diceva che era brava e intelligente, e le metteva il braccio attorno al collo e la toccava con le sue mani così grandi e forti per la mungitura.
C’è il prete, come nel racconto che dà il titolo alla raccolta, che alla fine di una cerimonia di nozze attraversa il tappeto rosso e va a stringere la mano dello sposo e non osa fare lo stesso con la sposa, bellissima con le spalle lentigginose, nude, un lungo filo di perle che le pesa sulla pelle, il bouquet che le trema in mano. Il prete fissa soltanto lo sguardo sulla riga bianca che le spartisce i capelli e ricorda il tempo in cui trascorreva ore a guardarla, quella riga.
C’è il guardaboschi, nella Figlia del guardaboschi, che ipoteca la casa, indossa un gessato azzurro e, la barba spuntata, si reca in una sala da ballo per trovare moglie, e la trova davvero: una donna dai fianchi larghi, la pelle liscia come un piatto e il profumo che gli ricorda il ginestrone quando brucia.
Storie magnifiche, narrate con la grazia di una sapiente scrittura, su istanti in cui il cuore è in tumulto e si assapora la solitudine in cui la vita a volte ci confina.
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Claire Keegan è cresciuta in una fattoria di Wiclow, in Irlanda. La sua prima raccolta di racconti, Antartica, nominata «Los Angeles Times Book of the Year», ha vinto il Rooney Prize per la letteratura irlandese. I suoi racconti si sono aggiudicati l’Olive Cook Award, il Kilkenny Prize, il Martin Healy Prize, il Macaulay Fellowship, il William Trevor Prize e il Francis MacManus Award. Vive in una zona dell’Irlanda rurale.

«Una delle più eccezionali raccolte di racconti pubblicate negli ultimi anni da un’autrice irlandese. Claire Keegan scrive con impareggiabile grazia e le sue storie sono davvero indimenticabili».

Joseph O’Connor

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«Claire Keegan va oltre la superficie tranquilla della vita alla ricerca degli effetti duraturi dell’amore, della perdita e del desiderio…».

Tina Jackson, Metro

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Narrativa
Traduzione dall’inglese di Massimiliano Morini
Euro 15,00
176 pagine
I NARRATORI DELLE TAVOLE

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PETER STAMM

Un giorno come questo

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L’anno scolastico sta per finire. Un altro anno della vita di Andreas trascorso così come è cominciato: monotono, privo di qualsiasi interesse tra noiosi corsi di tedesco tenuti in un collège nella banlieue parigina e incontri amorosi occasionali, consumati giusto per non stare troppo soli.
“Il vuoto è il normale stato delle cose” per Andreas. Ma un giorno, ecco la drammatica svolta: lo spettro di una terribile malattia fa irruzione nella sua vita.
Andreas dovrebbe aspettare i risultati della biopsia, ma non lo fa.
Se la morte, infatti, può annunciarsi cosi, senza preavviso, con un colpo a effetto inaspettato, che senso ha continuare a vivere una vita priva di sogno e  di speranza?  Non è forse meglio rimettersi in cammino, avere il coraggio di ricominciare?
Senza aspettare il risultato degli esami clinici, Andreas lascia Parigi, abbandonando lavoro e amanti e andando alla ricerca dell’essenziale: di se stesso e del suo grande amore adolescenziale.
Un giorno come questo è la magnifica storia di un’esistenza sospesa tra la vita e la morte in cui l’autore di Agnes affronta ancora una volta i temi familiari alla sua scrittura : la paura di impegnarsi, l’angoscia di vivere, l’estraneità al mondo e la solitudine.

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Peter Stamm è nato nel 1963 in Svizzera. Ha studiato letteratura inglese e psicologia prima di diventare freelance writer e collaboratore di numerosi giornali (Tages-Anzeiger, Weltwoche ecc.) Dopo aver vissuto a lungo a Parigi e a New York, risiede ora a Winterthur in Svizzera. Dal 1997 è editor della rivista letteraria «Entwürfe für Literatur». Presso Neri Pozza ha pubblicato, con grande successo di pubblico e critica, Agnes (vincitore del Rauris Literary Prize 1999) e Una vita incerta.
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Andreas è innamorato di Fabienne, che però ha sposato il suo miglior amico Manuel. Venti anni dopo, Andreas malato va a cercare Fabienne.
Dall’autore di Agnes, la magnifica storia di un amore e di una vita mancate.
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«Stamm impone una semplicità magistrale che va all’essenziale: nell’inconscio del cuore e al cuore dell’inconscio».

Lire

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«Non c’è scrittore oggi che descriva meglio di Stamm il sentimento della vita che fugge».

Verena Auffermann

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«Stamm è uno dei più grandi talenti della letteratura di lingua tedesca».

Marcel Reich-Ranicki

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 Romanzo
Traduzione dal tedesco di Francesco Porzio
Euro 15,00
240 pagine
I NARRATORI DELLE TAVOLE

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MARSHA MEHRAN

Pane e acqua di rose

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Per i numerosi lettori e lettrici di Caffè Babilonia, ecco una nuova mirabolante avventura delle magnifiche sorelle iraniane protagoniste del primo romanzo di Marsha Mehran: Aminpour, Marjan, Bahar e Layla, le graziose proprietarie di un caffè che trabocca di leccornie e chiacchiere nel piccolo villaggio irlandese di Ballinacroagh.
E’ passato un anno da quando le belle sorelle cercarono rifugio nella colorita cittadina conquistandone i pittoreschi abitanti grazie alla deliziosa cucina persiana e creandosi così una nuova casa e una nuova vita. Ora una giovane donna con un oscuro segreto è letteralmente stata trascinata fin sulle coste di Ballinacroagh, e la severa cittadina cattolica è di nuovo in subbuglio. La donna è incinta e  rifiuta di pronunciare anche solo una parola.
Le sorelle Aminpour e il vicinato, amici e nemici indifferentemente, sono obbligati a far fronte ai propri pregiudizi e alle proprie debolezze dinanzi alla strana e improvvisa apparizione. Le sorelle, tuttavia, non solo non esitano a rimettersi in discussione, ma avviano, ciascuna a modo proprio,   una profonda trasformazione: Marjan cerca di amare ancora, Bahar fa suo un rinnovato impegno religioso, e Layla matura divenendo una giovane donna.
Con la sua voce davvero speciale e unica e la sua la magica miscela di cuktura irlandese, persiana e italiana già presente in Caffè Babilonia, Marsha Mehran ci offre, con Pane e acqua di rose, un romanzo che ha l’incredibile dono di stuzzicare tutti i sensi dei lettori, permettendo loro di ammirare la splendida vista delle montagne, i falò gioiosi e i vivaci pub irlandesi, e  di odorare i fragranti piatti che cuociono a fuoco lento sui fornelli del mirabile Caffè delle sorelle Aminpour.
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Marsha Mehran ha lasciato l’Iran durante la rivoluzione khomeinista e si è rifugiata con la sua famiglia in Argentina. A Buenos Aires i suoi genitori hanno aperto un caffè mediorientale, mentre lei studiava in una università privata scozzese. Dopo aver vissuto negli Stati Uniti e in Australia, Marsha Mihran vive ora in Irlanda con suo marito Christopher. Caffè Babilonia è il suo primo romanzo.
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Dall’autrice di Caffè Babilonia, un nuovo straordinario capitolo delle avventure delle sorelle Aminpour, iraniane in terra d’Irlanda.
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«Il romanzo di Marsha Mehran è una delizia per tutti i sensi a ogni pagina. La storia trabocca di vita e lo sforzo delle sorelle iraniane di trovare un senso nelle faccende di cuore e in quelle spirituali è veramente irresistibile».

Elizabeth Cox

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Hanno scritto di Caffè Babilonia:
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«Tre donne, due mondi e un locale in un romanzo irresistibile».

La Repubblica

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«Deliziosa commedia degli errori e avvincente storia d’amore, Caffè Babilonia rivela un nuovo talento della letteratura internazionale».

Il Corriere della Sera

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«Da una giovane scrittrice iraniana un romanzo che, con la stessa ironia di Chocolat, narra dei conflitti di gola e di razza del nostro tempo».

La Stampa

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«Un’incantevole storia d’amore che illumina le magiche qualità della cucina persiana».

Firoozeh Dumas

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Romanzo
Traduzione dall’inglese di Chiara Brovelli
Euro 17,00
340 pagine
LE TAVOLE D’ORO

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JEAN TEULE’

Il marchese di Montespan

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Nel 1663, Louis-Henri de Montespan, giovane marchese squattrinato, sposa l’avvenente Françoise de Rochechouart. Quando Françoise accede alla carica di dama di compagnia della regina, le sue grazie non tardano ad attrarre il re, Luigi XIV, il monarca al quale nessuna donna può resistere.
La marchesa di Montespan diviene così l’amante ufficiale di Sua Maestà Luigi XIV, la sua favorita, con grave scorno del giovane marchese, oggetto di lazzi e scherni nel variopinto mondo della vita di corte.
Louis-Henri de Montespan, con sommo coraggio, fino alla fine dei suoi giorni, non cessa, però, un solo istante di mettere in discussione l’autorità di Luigi XIV e di esigere che il re gli restituisca la sua donna.
Quando apprende della sua tragedia coniugale, il giovane marchese fa dipingere la sua carrozza di nero e fa ornare il tetto del veicolo con delle enormi corna di cervo. La provocazione fa talmente scandalo a corte che più di una voce si leva per esigere la punizione dell’impertinente marchese. Louis-Henri de Montespan non si cura più di tanto del pericolo e diventa ancora più sfrontato. Se il re gli ha rubato la donna, lui ruberà la donna al re. Allorché, tuttavia, riesce ad accedere alla camera della regina, l’aspetto ripugnante della sposa del re lo fa desistere dai suoi propositi. A forza di continue impertinenze, l’eccentrico, immorale (secondo i costumi del tempo, naturalmente) e innamorato marchese sfuggirà solo per un pelo a un tentativo di assassinio, e finirà i suoi giorni esiliato nelle sue stesse terre.
La sua battaglia, tuttavia, portata anche al cospetto del Papa, fa di lui una delle prime figure storiche che osarono contestare la legittimità della monarchia assoluta del diritto divino.
Louis-Henri de Montespan incarnò, un secolo prima della Rivoluzione francese, quello spirito rivoluzionario che pose fine all’ancien régime.
Strepitoso successo in Francia, dove figura nella classifica del libri più venduti da ben 22 settimane, Il marchese di Montespan rappresenta una straordinaria conferma del talento di Jean Teulé, l’autore di Io, François Villon, capace di restituirci perfettamente lo spirito di un’epoca mondana e irresistibilmente frivola.
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Jean Teulé è nato a Saint-Lô, Manche, il 26 febbraio 1953. Ha scritto per la televisione, il teatro e il cinema, e numerose opere: Rainbow pour Rimbaud (1991), L’œil de Pâques (1992), Ballade pour un père oublié (1995), Darling (1998) et Bord cadre (1999), Longues Peines, Les Lois de la gravité, Ô Verlaine (2004), Le magasin des suicides (2007). Vive a Parigi con l’attrice Miou-Miou. Con Neri Pozza ha pubblicato Io, François Villon (2007).

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A Louis-Henri de Montespan, giovane marchese nel 1663, il re di Francia ha rubato la moglie e lui se ne va in giro con una carrozza ornata da enormi corna di cervo…

Da 22 settimane in classifica in Francia, appare finalmente in Italia il bestseller di Jean Teulé: Il marchese di Montespan, un impeccabile ritratto di un’epoca mondana e irresistibilmente frivola.
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«La storia del più celebre cornuto di Francia… In una lingua impeccabile, Teulé ricrea perfettamente i costumi inverosimili della nobiltà del XII secolo».

L’Express

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«Il marchese di Montespan assume, sotto la penna sagace di Jean Teulé, la dimensione grandiosa di un Don Chisciotte dell’adulterio. E se questo indomabile rivoltoso è stato un precursore della rivoluzione, allora noi possiamo gridare senza alcun timore: gloria ai cornuti!»

Serge Sanchez, Le Magazine littéraire

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«Jean Teulé possiede le parole che colpiscono al cuore. La sua descrizione del popolo piegato dalla miseria mentre a Versailles si gozzoviglia è magistrale».

Marie-Françoise Leclère, Le Point

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Romanzo
Traduzione dal francese di Riccardo Fedriga
Euro 17,00
352 pagine
I NARRATORI DELLE TAVOLE

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NATHANIEL RICH

Il sindaco e lo scrittore

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Il giovane Eugene Brentani ha finito l’università e fa il traslocatore a New York. Ha mentito al padre, gli ha detto di essersi trasferito in Florida per iniziare una nuova vita, mentre in realtà non se ne è mai andato e sposta casse e mobili per una ditta di trasporti assieme a un incredibile ispanico, insuperabile tombeur de femmes, che sostiene di aver scritto un romanzo in una lingua che nessuno conosce. Un giorno i due entrano nella casa di uno studioso che sta curando la biografia di un famoso scrittore, l’autore preferito di Eugene. Il giovane decide allora di aiutarlo nelle sue ricerche, per passione e curiosità letteraria ma soprattutto perché ha perso la testa, è impazzito d’amore per la figlia del suo nuovo datore di lavoro. Quando la ragazza parte per l’Italia Eugene decide di seguirla, sulle tracce dello scrittore creduto morto da lungo tempo, ma che forse è ancora vivo in un paesino del Nord…
Nel frattempo a New York un anziano assicuratore ha perduto la scintilla e la passione dell’intera sua vita: la moglie è morta, e la sua mancanza improvvisa lo ha lasciato smarrito, vuoto, sbigottito. Il signor Schmitz preferirà lasciare la sua città, partire per un lungo viaggio che lo aiuti ad affrontare il passato, sulle tracce di un caro amico che sembra scomparso nel Nord dell’Italia.
E qui, nel Carso, tra foreste e colline, fiabe e misteri, Eugene e il signor Schmitz incontreranno le storie della loro vita, affronteranno la disperazione e la gioia dell’amore perduto e ritrovato, scopriranno esistenze in bilico tra realtà e sogno, tra speranza e disillusione, arriveranno infine in un piccolo paese dominato da un sindaco dal fascino e dal carisma irresistibili, dove ogni vicenda troverà una conclusione, o forse un nuovo inizio.
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Nathaniel Rich ha 27 anni e vive a New York. È l’editor della prestigiosa rivista letteraria The Paris Review e ha scritto una guida sui grandi film noir girati a San Francisco. Il sindaco e lo scrittore è il suo primo romanzo. Il suo sito ufficiale è www.nathanielrich.com.

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«Ambizioso, intelligente, visionario e soprattutto autentico. Ecco finalmente un giovane scrittore che non ha timore di prendere a calci la letteratura, un autore immerso nella venerazione del linguaggio».

Gary Shteyngart

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«Ho letto Il sindaco e lo scrittore di Nathaniel Rich con un piacere sempre maggiore, coinvolto con tutta l’anima mentre il giovane protagonista – l’indomito, inarrestabile, irresistibile Eugene Brentani – insegue la ragazza dei suoi sogni e cerca informazioni su Constance Eakins, uno scrittore di immenso talento che ha lasciato opere scolpite nel mito e che forse non è ancora morto. Questo romanzo è come una matrioska di storie: alcune sono toccanti, altre incredibilmente divertenti, tutte sono magiche ed esuberanti. Il sindaco e lo scrittore esprime il nostro bisogno di comunicare, di toccarci l’un l’altro, e mostra quanto la finzione aiuti a sostenere le nostre vite. Ma soprattutto ci racconta l’unico linguaggio che tutti condividiamo: l’amore. E questo lo rende un libro coraggioso in una scena letteraria in cui il coraggio è davvero raro ».

Stephen King

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«Ecco un giovane scrittore di grande ambizione e immaginazione che possiede una sorprendente maturità. Sin dalle prime pagine Nathaniel Rich dà vita a un romanzo ammaliante e dal fascino potente».

Colum McCann

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Romanzo
Traduzione dal l’inglese di Ada arduini
Euro 17,00
320 pagine
BLOOM

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SIMON MAWER

La casa di vetro

 

Victor e Lieser Landauer sono una giovane coppia di sposi in viaggio bordo di una Landauer 80 cabriolet, una macchina dell’azienda di famiglia di Viktor, un vero e proprio impero industriale che produce automobili e motociclette.
Vicktor è di religione ebraica, ma non praticante. Liesel appartiene a una famiglia dell’alta borghesia tedesca; nella casa dei suoi genitori si può ammirare un ritratto della madre realizzato da Klimt. Il loro stile di vita è improntato di nozze. Sono a al lusso. Frequentano il bel mondo e sono entrambi proiettati verso un futuro all’insegna della libertà e del progresso. Dopo aver attraversato la Carinzia, si dirigono a Venezia, dove soggiornano all’Hotel  Danieli. In occasione di una festa in un antico palazzo sul Canal Grande, incontrano Rainer Von Abt, famoso architetto dai modi eleganti. Von Abt è galante con Liesel, giovane donna attraente, alta, con mani molto lunghe.
Quando Rainer illustra la sua idea di costruzione con materiali non convenzionali come il vetro e l’acciaio, Viktor si entusiasma a tal punto da proporgli di disegnare una casa per loro a Mesto, in Cecoslovacchia. Von Abt accetta e nel 1929 iniziano i lavori della casa di vetro, un magnifico edificio modernista fondato su una radicale concezione dello spazio aperto, trasparente.
Una volta finita, la casa diviene il centro dell’esistenza dei Landauer. È nella casa di vetro che compare sulla scena Hana, donna giovane, spregiudicata, con molti amanti oltre a un marito, che stabilisce subito un morboso, intimo rapporto con Liesel e funge da trait-d’union  tra il mondo ceco e quello tedesco, tra gli ambienti dell’arte e quelli della finanza. È dalla casa di vetro e dalla sua rarefatta eleganza che Viktor a volte fugge tra le braccia della seducente Kata.
Così, tra amori proibiti e segreti inconfessabili, prosegue la vita dorata dei Landauer finché l’avvento del nazionalsocialismo non si abbatte come una scure sulla loro esistenza e sulla loro magnifica dimora.
I Landauer fuggono in America e la casa diviene un laboratorio per gli esperimenti genetici dei nazisti.
Romanzo struggente, commovente, straordinario, La casa di vetro  illumina il tramonto di un’epoca di splendore e magnificenza, bruscamente travolta dalla prima guerra mondiale e definitivamente annientata dalla seconda, con gli orrori del nazismo prima e dello stalinismo poi.
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Simon Mawer è nato in Inghilterra. Ha vissuto a lungo a Cipro e a Malta. Attualmente vive in Italia con la moglie e i due figli. È autore di altri sei romanzi, tra i quali Mendel’s Dwarf, che ha concorso per il Booker Prize e The Fall, che ha vinto il Boardman Tasker Prize.
Il suo sito ufficiale è
www.simonmawer.com.

La storia di una giovane coppia, lui ricco industriale ebreo, lei figlia dell’alta borghesia tedesca, e della loro casa, un capolavoro dell’architettura moderna testimone silenzioso di un’epoca in cui la felicità si dissolve nella tragedia e la passione è spazzata via  dall’odio e dalla vendetta.
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In uno scenario devastato dalla crudeltà e dalla follia, in una casa fatta di vetro e acciaio, ruota la vita di straordinari protagonisti in un arco temporale compreso tra la fine degli  anni Venti e gli anni Novanta.
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Da abitazione privata di una ricchissima famiglia di origine ebraica che ne commissiona il progetto a un celebre architetto seguace di Le Corbusier, a sede di un macabro centro di ricerche antropologiche in seguito all’espropriazione governativa sotto i nazisti, a centro fisioterapico per la cura di bambini affetti da gravi malattie in epoca di rivoluzione socialista, la Casa di vetro attraversa le svolte della storia col suo fascino immutabile ed eterno, capace di accogliere e trasmettere sensazioni uniche, luogo dell’amore e delle passioni estreme e delle più terribili nefandezze.
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Basato sulla storia vera di casa Tugendhat, il celebre edificio di vetro e acciaio costruito da Mies van der Rohe a Brno per una ricca famiglia ebrea, La casa di vetro si annuncia come il nuovo grande romanzo storico del 2009.

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Romanzo
Traduzione dal l’inglese di Massimo Ortelio
Euro 18,00
416 pagine
I NARRATORI DELLE TAVOLE

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Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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