“Misteri, apparizioni, pennelli, agguati e città deserte: storie singolari di Piacenza e dintorni”, romanzo di Millo Borghini, La Caravella editrice, 2016

Un libro che forse non ha saputo coinvolgermi oltre il limite dell’interesse legato allo svolgersi ‘storicamente’ nella mia città. Senza troppo entusiasmo dunque ma comunque lettura gradevole che ha saputo coinvolgere la mia curiosità. Sono cinque racconti ambientati in diverse epoche del passato partendo dal 1842 quando a Montebruno (paese povero in alta Val Trebbia dove non succede mai nulla d’importante, come ci racconta Luigi Barbieri, ex Sindaco settantaseienne) avviene un fatto misterioso. Non che la cosa stupisca più di tanto. In fondo nello stesso paese, nel 1418, era già successo un fatto eccezionale e miracoloso: la Madonna aveva reso la parola ad un pastorello muto. Bene. Quattrocentoventiquattro anni dopo Giovanni della Friccea, un pastore che abita al limitare del bosco, lascia le pecore per inoltrarsi nel folto a far legna, quando sente parole incomprensibili. Si guarda d’attorno ma non vede nulla e nessuno. Saranno gli spiriti del bosco? Ma ecco di nuovo quella voce si fa sentire. Giovanni cerca ancora, alza gli occhi e lassù, su quel castagno, vede una figura di bianco vestita, avvolta in una fulgida luce. “La Madonna!“, urla scappando verso il paese, “la Madonna è tornata!“. Arriva nel piazzale della chiesa, racconta la visione al parroco e ai paesani presenti. Tutti, scettici, s’incamminano verso il bosco dove la figura splendente di luce li attende, costringendoli, devoti, ad inginocchiarsi. A quel punto però riecco la voce misteriosa che rivelerà non il miracolo ma una realtà … ordinaria sia pure assolutamente straordinaria per i valligiani, decisamente ignari dei miracoli della tecnologia che mai più avrebbero pensato di poter ammirare nelle sperdute cime del nostro appennino. Ecco dunque l’incontro assolutamente imprevedibile con Marie Sophie Armand Blanchard, una donna che, come scopriamo, ha fatto la storia della nostra Europa. Non resta dunque che leggere il libro per scoprire perchè. E non finisce qui: eccoci presi per mano, portati nelle pieghe del tempo per essere sbarcati nel 1920 e vivere l’esperienza d’una ‘bimba con i pennelli‘, una ragazza della buona società piacentina ammessa alla frequenza dei laboratori artistici di Nazzareno e Giuseppe Sidoli dove incontreremo pittori di fama nazionale come Osvaldo Bot, Ricchetti, Cavaglieri, fino ai giovani di ultima generazione formati all’Istituto d’Arte Gazzola, contestatori, rivoluzionari, i futuristi che qualcuno arriva a definire bolscevichi a causa delle loro teorie innovative. Terzo racconto ancora legato alle vicende storiche che coinvolgono i piacentini: la vicenda di Antonio Anguissola da Travo (un paesotto assiso sulle rive della Trebbia, il fiume che dà il nome all’omonima valle). Antonio per l’appunto suggerisce di travertirsi da servo al giovane Galeazzo Maria Sforza, inviato a ‘scuola di guerra‘ dal padre in Francia con 400 armigeri. Così il futuro Duca e Signore di Milano evita l’accerchiamento e la cattura: al piacentino Antonio il merito d’avergli salvato così la vita. Anno di grazia 1465. A seguire un salto in avanti fino al 1959 con il problema di una filiale di banca con risultati misteriosamente deludenti nonostante agisca in un ambiente agricolo di regola particolarmente in attivo. Che fine fanno i guadagni degli agricoltori? Infine eccoci nel 1417: Piacenza, da un anno, è deserta, molte case versano in rovina. Dove sono andati tutti? Perché l’esodo, l’abbandono? Come dicevo la scrittura di Millo Borghini forse non suscita entusiamo, coinvolgimento ad alta condizione di pathos. Interesse e curiosità per eventi che fanno parte della nostra storia di piacentini, tuttavia, non mancano di certo per cui, concludendo, lettura consigliata.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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