Ma il deposito unico nazionale per i rifiuti radioattivi, dove lo si mette?

Siamo alle solite: dove lo metto il deposito nazionale in cui in teoria bisognerà riunire le scorie radioattive ora disperse in più di 20 depositi in tutt’Italia?. Il ministro uscente dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, aveva annunciato la pubblicazione nel giro di pochi giorni di un documento attesissimo, la Cnapi ovvero la mappa dei luoghi che hanno tutte le caratteristiche per ospitare il capannone in cui riunire i fusti pieni di scorie radioattive. Eravamo in marzo. Siamo a maggio e tutto continua a tacere.

Decine di luoghi adatti
Quali sono i luoghi idonei? Si sa che sono poco più di 60 località, forse una settantina, distribuite in tutta Italia. Luoghi poco abitati, con una sismicità modesta, senza rischi di frane o di alluvioni. Una spolverata di decine di piccole aree dal Piemonte alla Calabria, soprattutto sulle colline del versante adriatico dell’Appennino, e due aree più estese, una fra Toscana e Lazio e l’altra fra Puglia e Basilicata.

Anni di ritardo
In teoria, per decreto la carta Cnapi avrebbe dovuto essere consegnata dalla Sogin al Governo entro il 2 gennaio 2015 e in effetti la Sogin ha consegnato ma opportunità politiche, paura di solleticare il ventre molle delle proteste, il clima perenne di campagna elettorale hanno indotto a tenere la mappa chiusa nella cassaforte dei diversi Governi che si sono alternati. Il documento è stato ritoccato dall’Ispra, l’istituto scientifico ambientale dello Stato, dopo i terremoti che negli anni scorsi hanno cambiato la mappatura sismica e dopo altri adeguamenti. Vidimata dall’Ispra, ora la carta Cnapi è sotto l’osservazione dei due ministeri e attende il via libera dell’Ambiente per il giro finale di firme, controfirme e bolli.

Ospedali, parafulmini, rilevatori e altre radioattività
Ma cosa deve finire nel deposito? A breve la Francia e l’Inghilterra ci rimanderanno indietro 800 metri cubi di scorie ritrattate e condizionate del combustibile delle quattro vecchie centrali italiane. In tutto sono 17mila metri cubi di rifiuti ad alta radioattività. Ma il problema vero sono i rifiuti radioattivi a media e bassa attività, quelli che si producono ogni giorno: reagenti farmaceutici, mezzi diagnostici degli ospedali come la risonanza magnetica nucleare, terapie nucleari, radiografie industriali. Sul totale di 78mila metri cubi a bassa e media attività, circa 33mila metri cubi di rifiuti sono già stati prodotti, mentre i restanti 45mila metri cubi verranno prodotti nei prossimi 50 anni. Tutto questo materiale oggi viene accumulato in alcuni centri provvisori, come l’area vercellese di Saluggia o i depositi nucleari della Casaccia alle porte di Roma. Non va poi dimenticato che il deposito consentirà di riprendere lo smantellamento della centrale di Caorso, operazione la cui conclusione risultava programmata entro il 2030 a condizione di aver realizzato appunto il DUN (Deposito Unico Nazionale) e di conseguenza attualmente, da tempo, in stand by.

Insomma, questo DUN, ove serà, serà, nessun saper lo può ….

 

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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