Un libro fotografico con le immagini delle Valli piacentine, in una location stupenda: la Vecchia Scuola di Rivalta, edificio messo all’asta qualche anno fa dall’amministrazione pubblica, oggi abitazione privata di una famiglia arrivata dalla città, padre madre, tre figli in fuga dal cemento e dallo smog che affligge il capoluogo e che tutte le mattine, affacciandosi al balcone del piano di sopra, ammira il panorama verde esteso a perdita d’occhio con la sola interruzione dello splendido castello, vero e proprio borgo intero murato, che da secoli s’erge a poca distanza.
Vecchia Scuola d’una frazione purtroppo ormai in assenza di bambini, trasformata in bad&breakfast ma offerta anche per iniziative culturali collegate con il tema ambientale, il desiderio di una vita che si intreccia con i tempi della natura, i concerti mattutini degli uccelli che salutano l’alba, il canto serale dei grilli, talvolta la transumanza delle ultime greggi accompagnate verso i declivi dell’appennino poco distanti.
Una collocazione dunque perfettamente in linea con i temi delle immagini immortalate da Claudio Rancati nel suo libro ‘Le Valli del tempo‘ presentato sabato nel salone allestito a piano terra. Un vero onore, per me, autore della silloge illustrativa del libro riportata in quarta di copertina, introdurre la serata. Sottolineando il senso di poesia delle fotografie di Claudio, capaci di creare emozioni, ricordi condivisi, capaci di introdurre l’osservatore in un mondo altro rispetto al vissuto quotidiano, un mondo apparentemente fuori dal tempo ma che, solo a saper abbandonarsi, diventa presente vissuto e vivibile.
Per anni il mio buon tempo, fino all’inclemente alluvione, è trascorso in quella dacia in riva al Trebbia, dieci metri dallo scorrere dell’acque del fiume, ad addormentarmi o a leggere romanzi cullato da quel lento placido scorrere, dal tempo che scorre fuori dal tempo consueto, avvolto in una serenità dolce sconosciuta a paesi e città soffocate dai rumori, dal traffico, dalle fabbriche, dagli orologi, le radio, gli altoparlanti gracchianti, lo sferragliare dei treni, le frenate dei pullman che scaricano gente.
Le immagini di Claudio ci dicono che esiste, che vive una civiltà altra, parallela, rinfrancante, che solo apparentemente possiamo pensare sia tempo passato e Claudio, appena gli è possibile, si alza di buon mattina, si inoltra nelle nostre valli, tra le montagne e aspetta, resta in attesa dell’attimo di luce che rende un luogo favola, quel luogo che ritroviamo nel libro uscito per i tipi de Il Faro edizioni di Trento.
Certo la serata, sabato, non è apparentemente stata all’altezza delle attese e di quanto meritava in termini di partecipazione numerica. La zona circondata da un invalicabile manto grigio azzurro di nebbia ogni tanto solcato da fanali alla ricerca della strada badando a non mancare le curve, impossibile intravedere il torrione del castello, la stessa ricerca della scuola ha messo a dura prova. Ma anche questa è poesia, degna cornice di un evento importante, partecipato con passione da quanti eravamo e, per dirla in breve, s’acquisti il libro, ne vale davvero la pena. E si trovi l’occasione anche per visitare, alla prima occasione, la Vecchia Scuola riportata a nuova vita.