“Le cose che non ti ho detto”, romanzo di Bruno Morchio, Garzanti editore

Seconda uscita nazionale, dopo “con la morte non si tratta”, per Bacci Pagano, il detective genovese le cui gesta sono raccontate da Bruno Morchio, 54 anni, psicologo e psicoterapeuta, a sua volta genovese.

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Intanto un vero peccato che i primi tre romanzi della saga, editi da Fratelli Frizzi, siano praticamente introvabili. Salvo ingegnarsi. Che nel mio caso si è tradotto nell’occasione di un viaggio a Genova con tanto di pranzo a base di trenette al pesto e pesce fresco da Zia Maria, ristorantino in piazza Caricamento da leccarsi i baffi e le dita. Tornando a casa con i tre preziosi volumi che, qui in città, sono un vero e proprio best seller “a vendita diretta” e soprattutto esclusiva.

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Bacci stavolta è alle prese con uno psico dramma personale, quello del dottor Nicolò Ingroia, psicanalista di grande talento ridotto in schiavitù dall’alcolismo, uscito fresco fresco da un tentativo di suicidio.

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Ne è forse causa la moglie, Carolina, di 15 anni più giovane di Ingroia? Un rapporto da approfondire, nato alla fine di un lungo ciclo di terapia e, come è risaputo, meglio evitare l’instaurarsi di rapporti personali tra curante e psicanalizzato.

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Tutto splendido, nei primi anni, ma ecco che ora marito e moglie vivono in stanze separate e Carolina sempre più spesso s’accompagna ad una giovane amica che costringe a vestire, a pettinarsi, a muoversi come fosse un ragazzo. Eppure è proprio Carolina che chiede a Mara, l’amica di Bacci, una mano per salvare il marito dal declino verso il quale sembra avviato.

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No, Bacci non ha nel DNA la voglia di assistere e di recuperare alcolizzati ma come dir di no a Mara? Comunque tutto bene quel che nasce nell’ambiguità del disinteresse: Ingroia, si scopre, ha avuto a che fare con Andrea Garbi, il ragazzo di buona famiglia partito per la Thailandia ventanni prima e in quella terra lontana morto in misteriose e mai definite circostanze.

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Il nostro detective, appena uscito dal carcere, era stato incaricato di indagare, di scoprire le cause della morte riuscendo solo a rimediare un paio di revolverate, riuscendo a malapena a portare a casa a malapena la pelle e un rammarico per non aver saputo risolvere proprio uno dei primi “incarichi”.

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Passato che ritorna e s’intreccia con un presente solo apparentemente diverso, muovendo in uno scenario di contraddizioni che ben rappresentano la stessa città. La ricca borghesia delle colline che sovrastano Genova Nervi e la casbah di immigrati, transessuali e prostitute dei carruggi si sfiorano, vivono vite parallele che talvolta s’intrecciano. Sfiorando i fantasmi della metropoli industriale, gli operai, i camalli, i protagonisti di un declino inesorabile che oggi viaggiano nella superavveniristica sub-way lunga uno sputo sognando le viscere della grande mela, New York city.

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Baggi Pagano, invece, viaggia veloce tra strade e stradine con l’immancabile italianissima Vespa, il cuore a battere per il risultato del Genoa, la mente rivolta ai diciottanni che s’appresta a compiere la figlia ritrovata dopo anni di lontananza forzata, col cruccio del tempo passato dietro le sbarre con l’accusa di terrorismo solo per aver raccolto una pistola da altri frettolosamente abbandonata,  della moglie che non ha sopportato di vivere con un “eroe” sempre a rischio d’essere impallinato, dell’impossibilità di stabilire un rapporto duraturo con un’altra donna.

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Un uomo e le sue contraddizioni, una città e la sua poesia. Leggere i libri di Morchio è un piacere, ma se conosci Genova, ad ogni pagina ti par di respirare l’atmosfera, i profumi, i rumori, l’intenso ineludibile rapporto (che può solo essere d’amore) con una città di sogno, la città oltre le montagne, la città d’un altro mare.

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Vedi Genova e poi muori (di nostalgia). Leggi Morchio, chiudi gli occhi e sogni, attraverso le sue pagine ti par d’essere di nuovo sbarcato a Genova e t’aspetti d’incontrare proprio lui, Bacci Pagano.

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Letture dai blog

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Dal blog di Barbara Garlaschelli riprendiamo altri racconti brevi proposti da Roberto Lacchè e Jan Bowie,Giorgio Sannino e Robert Ghattas, Fenchurch e Marica Petrolati, Cascade e Cristiana Stefanelli, Daniela Pennacchia e Misha, Silvana Ponsero e Patrizia Spinetta

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[ “Genova Nervi”, acquerello, www.polygraphicum.de/Italien.html ]

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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